Molti sono ex lavoratori, vittime di una crisi che non fa distinzione di
genere e che li ha catapultati nel bel mezzo di una strada.
Molti altri sono, invece, mariti e compagni fortemente appagati dal proprio ménage
familiare, che hanno deciso di assumere il ruolo centrale all’interno dello
stesso ménage.
Professione casalingo in cifre
Qualunque sia l’origine, i casalinghi in Italia sono aumentati vertiginosamente. Secondo recenti dati dell’Istat, se ne contano più di 130 mila. Mai la professione casalingo in Italia aveva toccato queste cifre. Lo scorso anno, poi, è stato l’anno record.
Gli ‘angeli del focolore’ con barba e calzoni rappresentano il 2,5 per cento della popolazione dedita totalmente all’attività domestica.
Solo fino a qualche anno fa, erano molti meno. Il numero è quadruplicato nel corso degli ultimi 12 anni. In questo aumento, sono stati considerati pure gli uomini oltre i 65 anni. Per la precisione, 132 mila a inizio 2019 contro i 38 mila del 2007. Gli under 35 sono, invece, 20 mila.
Restano, comunque, sempre una minoranza rispetto alle donne, che raggiungono la cifra complessiva di 4.941.000. Del resto, quello della casalinga, è sempre stato appannaggio delle donne.
Una scelta squisitamente economica
Il nuovo scenario è, comunque, delineato da precise scelte di carattere squisitamente economico. Infatti, come dicevamo all’inizio, la famiglia assume questo nuovo assetto, in virtù della crisi che, fisiologicamente, ha invertito i ruoli. L’uomo, entrato improvvisamente nello status di disoccupato e la donna, costretta a lasciare il grembiule di casa e indossare la divisa da lavoro.
Professione casalingo secondo la giurisprudenza
Ma fare il casalingo può essere considerato un vero e proprio lavoro?
Una sentenza della Corte Costituzionale (n. 28 del 19/1/1995) riconosce l’attività casalinga come un lavoro da cui l’intera comunità può trarre numerosi vantaggi.
Il lavoro familiare è un bene comune che deve essere tutelato anche per gli aspetti economici previdenziali. Nel corso degli anni, interi organismi associazionistici si sono impegnati per fare riconoscere la dignità di questo mestiere, magari non retribuito, ma di grande importanza per mantenere saldo l’equilibrio della famiglia devastato dalla crisi.Secondo il salary.com, alle casalinghe spetterebbe uno stipendio, mensile, di circa 7 mila euro. Importo che è stato valutato, tenendo in considerazione tuto il lavoro che una casalinga svolge abitualmente.
La stessa cosa vale per i casalinghi.
L’escalation di riconoscimenti verso questo mestiere
Il casalingo, quindi, equiparato alla casalinga. Considerando la grande importanza che riveste sul piano socio-economico, diremmo proprio di sì.
La legge parla di ‘persone’, dedite a questo mestiere, senza distinzione di genere.
Nel 1997 si è arrivati all’istituzione del “Fondo di previdenza per le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari.
Nel 1999 è stato introdotto un fondo speciale per l’assicurazione delle casalinghe/i contro gli infortuni domestici.
Per quanto riguarda il fondo pensione, in pratica, chi fa questo lavoro a tempo pieno, sceglie quanto (25,82 euro il versamento minimo per vedere accreditato un mese di contribuzione) e quando (se mensilmente o con rata annuale) versare all’Inps per assicurarsi la pensione. I contributi versati sono deducibili al cento per cento dal reddito familiare.