Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Quando Franco Basaglia lavorò per chiudere i manicomi

I Cento Anni di Franco Basaglia: domani ore 15-19 iniziativa in sala gialla all’Ars. A confrontopsichiatri, familiari di utenti con disagio psichico, sindacalisti responsabili dei dipartimenti di salute mentale e associazioni

di Redazione

Domani, dalle ore 15 alle 19, in sala Gialla all’Assemblea Regionale Siciliana si terrà il convegno per il centenario della nascita di Franco Basaglia, lo psichiatra ispiratore della legge 180 che impose la chiusura dei manicomi. Nel corso del pomeriggio si alterneranno nella discussione gli psichiatri, i familiari degli utenti con disagio psichico, i sindacalisti, i responsabili dei dipartimenti di salute mentale che in Sicilia applicano l’insegnamento basagliano.

L’iniziativa ha il patrocinio dell’Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro ed è organizzata da: Cgil Palermo, Spi Cgil Palermo, Fp Cgil Palermo, AIL Palermo Trapani, Progetto Itaca, Io come voi, Associazione Disabili Visivi, Afipres, Punto di Partenza, Si Può Fare per il Lavoro di Comunità, Città Nuove Corleone, Unasam, Forum Sanità Pubblica Palermo, Meravigliosamente ODV, Famiglie in rete, Dsm Palermo.

La contestazione dell’orrore dei manicomi

 “Basaglia fu il maggiore protagonista del movimento di contestazione dell’orrore dei manicomi e della elaborazione teorica e filosofica che poneva sullo stesso piano di dignità e diritti tutti gli esseri umani, compresi quelli che al tempo venivano chiamati folli e internati nei manicomi”, dichiarano i tre coordinatori organizzativi dell’iniziativa Giuseppe Guarcello, segretario Spi Cgil Palermo,  Gaetano Bonaviri, tecnico della riabilitazione psichiatrica Cta “Maria Sanfilippo” di Palermo e Giovanni Giaccone,  rappresentante delle famiglie e degli utenti.

“Si dice Basaglia –  aggiungono Guarcello, Bonaviri e Giaccone  – e si evoca quello che poteva essere e non è stato nel campo della psichiatria e della salute mentale in Italia negli anni successivi. L’indifferenza della politica e della società ha prodotto prestazioni sempre più inadeguate al miglioramento e alla guarigione dei malati di mente”.

Il sistema è ancora oggi inadeguato

“Il risultato è che dei 776.829 malati mentali che sono stati censiti nel 2022 in Italia dai servizi di salute mentale, una percentuale elevata dell’85 per cento per non è stata reinserita nel lavoro, entra e esce dalle Cta, che dilatano sempre le accoglienze e costituiscono un grave peso per le famiglie – proseguono i coordinatori organizzativi – Tali dati sono tanto più pesanti per il Meridione e le Isole. Se infatti guardiamo ai trattamenti sanitari obbligatori (Tso) vediamo che in Sicilia abbiamo una percentuale di 2,1 trattamenti sanitari obbligatori ogni 10 mila abitanti adulti mentre la media nazionale è 1 un Tso ogni 10mila  abitanti. Per quanto riguarda la residenzialità, in Sicilia abbiamo una media di permanenza dei ricoverati di circa 2mila giorni nelle comunità terapeutiche assistite, valore doppio della media nazionale.  Per parlare di questo e di tanto altro abbiamo organizzato questo incontro che speriamo sia molto partecipato”.

Trattamenti arbitrari e deplorevoli ai ricoverati

È il 16 novembre 1961. Franco Basaglia, 37 anni, entra nel manicomio di Gorizia. È il nuovo direttore e fino a quel momento di manicomi non ne ha mai visto uno. Di manicomi allora, in Italia, ce ne sono più o meno cento e dentro ci sono rinchiuse 100mila persone.  La prima cosa che colpisce la sua sensibilità e la sua ragione è l’arbitrarietà, la stupidità, la gratuità dei comportamenti del personale verso i ricoverati: elettroshock, vasche ghiacciate, docce con gli idranti con l’acqua a temperatura ambiente estate e inverno, contenimento al letto con cinghie.

Franco Basaglia: “Il manicomio? Un campo di concentramento”

 Comincia a coltivare un pensiero mai pensato prima: che si debba e si possa distruggere il manicomio, non riformarlo, cambiarlo, modernizzarlo, ma proprio farne a meno. Perché, scrive, «… il manicomio è un campo di concentramento, un campo di eliminazione, un carcere in cui l’internato non conosce né il perché né la durata della condanna, affidato come è all’arbitrio di giudizi soggettivi che possono variare da psichiatra a psichiatra, da situazione a situazione, da momento a momento, dove il grado e lo stadio della malattia hanno spesso un gioco relativo». 

A partire dall’esperienza di Gorizia costruisce assieme a tanti compagni di strada un percorso di consenso  nell’opinione pubblica e nella politica   che conducono i decisori nel 1978 a emanare la legge 180 che contiene la road map per  la chiusura dei manicomi e la creazione dei servizi territoriali.  

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