Il nome di Tonino Accolla è uno di quelli che abbiamo letto mille volte, ma che non sapremmo ricondurre a una faccia, e forse nemmeno a un’attività.
di Massimo Arciresi
Si tratta di uno dei più attivi doppiatori (e direttori di doppiaggio) italiani, un professionista dotato di un timbro giovanile, riconoscibile ma spesso abilmente camuffato, che gli ha dato l’invidiabile opportunità di impersonare caratteri (o, se si preferisce, di sostituirsi ad attori) con qualche decennio in meno di lui; quello che oggi accade a Riccardo Rossi – voce abituale di Johnny Depp – o che, in passato, accadeva al compianto Roberto Del Giudice che dava vita al protagonista del cartoon giapponese Lupin III. Accolla, classe 1949, si è spento a Roma lo scorso 14 luglio, a seguito di una lunga malattia.
Siciliano (era di Siracusa) come tanti suoi colleghi che hanno dato lustro al settore (vedi, a puro titolo di esempio, i palermitani, purtroppo a loro volta scomparsi, Cesare Barbetti, “alter ego” nazionale di Robert Redford, e Gianfranco Bellini, famoso principalmente per aver messo le proprie corde vocali a disposizione di HAL 9000, il computer di bordo di 2001: Odissea nello spazio), Tonino verrà ricordato principalmente per la risata reinventata di Eddie Murphy, del quale ha seguito la veloce parlantina in quasi tutti i suoi film, e per i borbottii di Homer, capofamiglia della popolarissima serie animata I Simpson. Naturalmente, sono tantissimi gli altri divi da lui accompagnati in altri adattamenti nostrani, soprattutto negli anni della loro affermazione: si va da Mickey Rourke a Jim Carrey, da Kenneth Branagh a Billy Crystal, da Wesley Snipes a Christopher Lambert, da Gary Oldman a Ralph Fiennes, senza contare gli occasionali “incontri” con Ben Stiller, Nicolas Cage, John Cusack, Tim Roth, Stephen Rea, Adam Sandler, e molti, molti altri, magari incrociati una volta sola.
Sebbene il dibattito sull’opportunità del doppiaggio in alternativa ai sottotitoli sia sempre vivo (se la crisi non attanagliasse il cinema in particolare, si potrebbe riconsiderare l’eventualità di offrire entrambe le alternative, come già avviene in diversi Paesi europei), l’improvvisa privazione di una delle voci che ci hanno accompagnato durante innumerevoli visioni si sente sempre, ed è un’assenza strana da definire: come se un nugolo di interpreti e personaggi a noi familiari perdessero una parte di sé, come se scomparisse una loro componente. Accolla, poi, lavorava parecchio (perfino troppo, secondo qualcuno), quindi ce ne accorgeremo.