Abbiamo intervistato Aldo Radicello, Presidente del Comitato Paralimpico Italiano per la Sicilia
di Roberto Pelos
Presidente, quali sono gli obiettivi per il 2017?
Sono diversi gli obiettivi che intendiamo raggiungere quest’anno ma com’è facilmente intuibile non rappresenteranno altro che una prosecuzione di progetti iniziati negli anni precedenti. Praticamente la nostra attenzione sarà rivolta: al potenziamento delle attività motorie rivolte agli alunni disabili che frequentano le Scuole primarie e secondarie di 1° e 2° grado della Regione; ad aumentare l’offerta di discipline sportive rivolta ai frequentatori delle Unità Spinali di Catania e Palermo con corsi di avviamento allo Sport Paralimpico dedicati; a supportare le Federazioni Sportive Regionali, Paralimpiche e Olimpiche, che si occupano di promuovere lo Sport Paralimpico in tutto il territorio regionale. A tal fine, grazie alla sensibilità delle Istituzioni Pubbliche coinvolte, è stata ritagliata una quota percentuale dei fondi destinati allo Sport siciliano previsti dalla Legge Regionale 8/78; infine cercheremo di gettare le basi di un progetto che ci consenta in un prossimo futuro, di poter realizzare, attraverso i fondi destinati al potenziamento dell’impiantistica in Sicilia, un centro sportivo regionale che possa rappresentare la “casa” dello Sport Paralimpico.
Quali sono le barriere e gli ostacoli ai quali è costretto a fare fronte ancora oggi un atleta con disabilità nella nostra regione?
Barriere ed Ostacoli sono rappresentati principalmente dalle difficoltà legate agli spostamenti e alla completa fruizione dei pochi impianti sportivi che in alcuni casi, soprattutto quelli costruiti da molto tempo, non sono completamente accessibili. Confidiamo per il futuro in un maggior coinvolgimento e impegno della politica regionale nel programmare e pianificare la costruzione di nuovi impianti sportivi che, oggi sì, prevedano per legge l’abbattimento delle barriere architettoniche.
A parer suo, la Sicilia ha strutture idonee per venire incontro agli atleti con disabilità?
Si, ma sono esigue e i lavori di manutenzione non vengono svolti in modo adeguato.
Quali iniziative avete in programma per avvicinare i giovani con disabilità alle attività sportive?
Come già detto precedentemente, bisogna intercettare i bisogni fin dalla primissima età. Per questo motivo abbiamo intenzione d’investire parecchio, con la collaborazione delle Federazioni e Discipline Paralimpiche, in progetti dedicati all’età scolare. Bisogna far comprendere agli insegnanti, ma soprattutto alle famiglie, che anche lo sport può rappresentare un efficace supporto “Terapico” per i soggetti con disabilità fisiche, intellettive e relazionali. Naturalmente avvicineremo anche i giovani che frequentano le università. Sono allo studio progetti con diversi Atenei siciliani dove prevediamo, attraverso i Centri Universitari Sportivi, di mettere a disposizione per un paio di volte a settimana i nostri Tecnici ed Assistenti Tecnici specializzati nell’attività Paralimpica.
Quali motivazioni occorre dare ad un giovane disabile che desidera intraprendere uno sport?
Ovviamente non possiamo motivare il tutto esclusivamente “perché fa bene alla salute”. Oggi quest’affermazione fortunatamente è universalmente riconosciuta valida. Al pari dello Sport Olimpico, che si concretizza dal punto mediatico con la disputa dei Giochi Olimpici Estivi e Invernali, le ultime 2 edizioni dei giochi Paralimpici di Londra e Rio de Janeiro hanno ricevuto la stessa attenzione da parte dei media di tutto il globo. Ecco, un giovane disabile dovrebbe essere motivato a migliorare continuamente le proprie performance a prescindere dall’obiettivo che si è prefissato e intende raggiungere. In definitiva, come ben sapete, per qualsiasi atleta il “sogno” è quello di potere un giorno partecipare e magari vincere una competizione. E tutto questo a prescindere dal livello: dalle competizioni Provinciali si passa per gradi e step successivi a quelle Regionali, Nazionali, Internazionali ed infine Olimpiche. Con questo variegato ventaglio di possibilità non dovrebbe essere difficile riuscire a trasmettere le giuste motivazioni per convincere ogni giovane disabile ad intraprendere uno sport.
C’è stato un evento o un’impresa sportiva che negli ultimi mesi l’ha reso particolarmente orgoglioso?
Si, la finale dei 100 metri piani agli ultimi Giochi Paralimpici di Rio 2016. Nel 2012 ai Giochi Olimpici di Londra, Martina Caironi vinceva l’oro. Grazie alla diretta televisiva, il successo dell’atleta italiana veniva ammirato, da un lettino d’ospedale dov’era ricoverata, da Monica Contrafatto che aveva subito l’amputazione di un arto inferiore in un attentato durante una missione all’estero. Quel giorno, in quel lettino d’ospedale, Monica si era data uno scopo e un obiettivo da raggiungere: cominciare a praticare l’atletica Leggera per potere partecipare alla finale, che di lì a 4 anni si sarebbe disputata a Rio de Janeiro. Vedergli tagliare il traguardo al terzo posto mi ha riempito di gioia. Anche nei momenti di massimo sconforto derivanti dallo stato di disabilità, bisognerebbe porsi degli obiettivi anche apparentemente irraggiungibili. Lo Sport in questo aiuta tanto.