Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Quanto conta il rapporto medico-paziente e com’è cambiato

Un rapporto che è cambiato nel tempo ma che è stato sempre caratterizzato dalla fiducia. Vediamo come questo rapporto sia fondamentale e basato sulla chiarezza e sull'informazione.

di Clara Di Palermo

Trovarsi a vivere il ruolo di paziente è un momento estremamente delicato, perché ci si trova ad affrontare un periodo di difficoltà, si è in una posizione di bisogno e di dipendenza dagli altri e spesso si è anche in condizioni fisiche di disagio o dolore.   In questa fase così delicata le figure sanitarie con cui il paziente viene a contatto sono molte, tutte estremamente importanti, con ruoli e compiti differenti, ma indubbiamente il ruolo del medico è centrale.

Da un’etica medica paternalistica a modello contrattuale

Il “rapporto medico–paziente” può essere definito come quella particolare relazione che si instaura tra un medico ed un paziente a partire da uno stato di malattia di quest’ultimo e che è caratterizzata da specifici doveri e diritti morali e anche giuridici.         
Nel passato il rapporto medico-paziente era caratterizzato da un’etica medica paternalistica, in cui il medico agiva per il bene del paziente, senza necessariamente chiedere il suo assenso, creando un rapporto fortemente asimmetrico in cui c’era poca comunicazione.     

La Carta dei diritti del paziente

A partire dalla fine del XX secolo si è verificato un profondo cambiamento della modalità di svolgere la professione medica, di pari passo con gli enormi cambiamenti sociali e tecnologici, e nel 1973 è stata approvata dall’American Hospital Association la Carta dei diritti del paziente (Patient’s Bill of Rights), documento in cui si dichiarava il diritto del paziente ad essere informato e ad essere partecipe delle decisioni terapeutiche che lo riguardano.  Il rapporto medico-paziente si è trasformato, basandosi su un modello etico definito contrattuale, che pone al centro il rispetto dell’autonomia del paziente. La relazione medico–paziente è divenuta, quindi, una relazione simmetrica, paritaria, ed è stata introdotta la pratica del consenso informato che sottolinea la necessità e l’obbligo della comunicazione tra medico e paziente al fine di avere informazioni chiare sul programma terapeutico.

Il rapporto medico paziente è argomento di studio che fa ufficialmente parte del percorso di formazione dei giovani studenti di Medicina, in modo da focalizzare fin da subito l’attenzione dei futuri medici sul fatto che oltre a sapere fare una corretta diagnosi, impostare una giusta terapia, il medico deve anche sapere costruire un rapporto di chiarezza e fiducia con il suo paziente.

Come in ogni relazione il tempo è prezioso

Per creare un buon rapporto medico paziente serve ovviamente tempo: ci deve essere un giusto momento durante la visita in cui si possa parlare e chiarire eventuali dubbi, in particolare se il paziente è un paziente oncologico che deve affrontare un programma di cura complesso.  Data l’enorme mole di lavoro quotidiano di ciascun medico, il poco tempo teoricamente messo a disposizione per ogni paziente è proprio il punto critico: bisogna quindi spesso creare occasioni di colloquio aggiuntive, in particolare al momento della diagnosi, per rispondere a tutti i possibili quesiti e dubbi.  Il programma deve essere spiegato in modo chiaro così che il paziente non resti spiazzato di fronte ad eventuali difficoltà e possa firmare il consenso informato totalmente consapevole di cosa dovrà affrontare.  Il paziente, da parte sua, deve chiedere, sfruttare questi momenti di colloquio per chiarire i suoi dubbi.

Chiarezza, informazione e fiducia nel rapporto medico-paziente

Proprio a testimonianza di quanto è fondamentale il rapporto medico-paziente, negli ultimi anni si sono moltiplicate le giornate di iniziative divulgative organizzate dai medici e rivolte direttamente ai pazienti, organizzate ad esempio dalla stessa Fondazione Italiana Linfomi e da altre istituzioni, al fine di informare i pazienti e creare una maggiore relazione basata su chiarezza, informazione e fiducia.

Creare un buon rapporto medico-paziente prevede grande impegno, ma è indispensabile perché contribuisce in maniera fondamentale alla buona riuscita del programma terapeutico, in particolare in ambiti come l’Ematologia. La relazione tra il medico Ematologo e il suo paziente non è solo la relazione contrattuale di cui abbiamo parlato sopra, ma diventa davvero un legame affettivo, una relazione che spesso dura per molti anni, in cui ci si impegna quotidianamente insieme nella cura.
A cura della Dott.ssa Federica Cocito
Ematologa presso Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori – Monza
Comitato di Redazione FIL

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