Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Quello strano tipo

di Patrizia Romano

Dove collocare un soggetto affetto da disagio psichico con una famiglia incapace di prendersi cura di lui? Il dramma dei minorati

 

Di Patrizia Romano 

Squilla il telefono. L’operatore sociale alza la cornetta. Al di là, una voce concitata chiede aiuto. E’ un collega di Trapani: invoca un posto dove collocare un giovane psicolabile. Si è rivolto a tutti i servizi sociali dell’Isola. Nessuno è in grado di soddisfare la sua richiesta. Anche il nostro operatore allarga le braccia, impotente.

E’ la cruda cronaca di un giorno qualunque presso gli uffici dei Servizi sociali del comune. E’ la cruda esistenza di tanti come lui soli o con una famiglia incapace di prendersi cura di loro.

Quella dei minorati psichici è una delle fasce socialmente più penalizzate. Le famiglie spesso non sono in grado di rispondere alle loro esigenze. Occorrerebbero strutture adeguate ai loro bisogni. Ma è proprio questo il principale problema: la carenza di strutture idonee. Un problema che si pone soprattutto per quella fascia di età che oscilla tra i 18 e i 65 anni. Questi soggetti non sono più minori, pertanto non possono essere collocati in centri di accoglienza per minori. Ma non sono neppure anziani, pertanto non possono essere accolti in case di riposo.

Cosa fare allora? La legge prevede sul territorio delle comunità terapeutiche assistite. Si tratta di centri in cui il minorato psichico  viene ricoverato e assistito da un’equipe di operatori sanitari. Queste, però, non riescono a soddisfare in pieno la richiesta di ricovero. La legge prevede una comunità per dipartimento, quindi, a Palermo dovrebbero essere almeno 9. Inoltre, dovrebbero essere distribuite in maniera più capillare su tutto il territorio. In nessun comune siciliano si raggiunge il numero previsto dalla legge.

Accanto alle comunità terapeutiche assistite abbiamo le comunità alloggio. Si tratta di centri accoglienza dove l’individuo viene gestito secondo modelli di vita familiare. Queste strutture entrano in gioco nalla fase riabilitativa e hanno l’obiettivo di inserire socialmente il paziente attraverso il lavoro. Rappresentano un esempio di lavoro integrato, dove operano dipendenti dell’Ausl per l’aspetto sanitario e dipendenti del Comune per l’aspetto sociale. Qui, la carenza è più grave, perché sono assolutamente insufficienti. Molti pazienti pronti a passare dalle comunità terapeutiche alle comunità alloggio sono costretti, per mancanza di posti, a rimanere nelle prime. Il budget disponibile per creare nuove strutture o stipulare nuove convenzioni non è mai sufficiente.

Oltre alle comunità, in alcuni casi occorrerebbe l’assistenza domiciliare come previsto dalla legge. Il resto potrebbe essere affidato alla creazione di un settore sanitario intermedio (Day-ospital) per il trattamento dei soggetti per i quali non è indispensabile la degenza o, ancora, attraverso centri di socializzazione e riabilitazione (Day-center). A Palermo non esiste nulla di tutto questo.

Eppure i problemi che riguardano queste persone sono tanti. I minorati psichici si distinguono in tre livelli, per ciascuno dei quali è necessario un diverso tipo di intervento. Il primo è rappresentato dal portatore di handicap lieve, il quale, raggiunta l’età adulta, può aspirare a un lavoro. Il secondo, dal soggetto medio grave che può contare nell’inserimento sociale in base al tipo di stimoli ricevuti durante il processo di crescita. Infine, abbiamo il soggetto grave, bisognoso di assistenza continua.

Inserimento lavorativo, integrazione sociale, assistenza qualificata domiciliare o presso centri di ricovero rappresenterebbero, quindi, gli interventi necessari per risollevare in parte le loro condizioni. Sull’intero territorio siciliano tardano a venire.

Le difficoltà maggiori, comunque, riguardano il minorato grave al quale è legata una serie di problematiche che va dalla prevenzione pre-natale all’infanzia, dall’adolescenza all’età adulta. Nel territorio di Sicilia questi tardano a venire. Le difficoltà maggiori, comunque riguardano soprattutto il minorato grave al quale è legata una serie di problematiche che va dalla prevenzione pre-natale all’infanzia, dall’adolescenza all’età adulta. Il piano regionale triennale a favore dei portatori di handicap dedica ampio spazio alla prevenzione , ma in Sicilia, nonostante di tanto in tanto, sia stata patrocinata  qualche ricerca sulla prevenzione, di sostanziale non è stato fatto nulla. Durante l’infanzia, i problemi, anche se male, vengono in parte coperti dalle scuole che necessitano, però, di interventi terapeutici, didattici, di un’equipe pluridisciplinare, nonché di personale qualificato. Il problema diventa sempre più grave durante l’adolescenza. Superata l’età scolare il minorato rimane, spesso, abbandonato a se stesso. Nell’età adulta, infine la situazione diventa addirittura insostenibile. Più che mai per il minorato adulto occorrono centri di ricovero specializzati, soprattutto quando scompaiono i genitori.

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