Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

La vessazione delle quote pesca in Sicilia

La pesca in Sicilia rappresenta un settore che dovrebbe essere fondamentale per l’economia e lo sviluppo dell'Isola. Invece, versa in una crisi profonda...

di Redazione

I problemi che generano la crisi della pesca in Sicilia sono molteplici. Tra quelli emersi negli ultimi anni, la gestione della pesca, vessata dalle quote pesca

 

di  Luca Licata

 

La pesca in Sicilia rappresenta un settore che potrebbe e dovrebbe essere fondamentale per l’economia e lo sviluppo della Sicilia. Invece, versa in una crisi profonda. Le imprese e le tante famiglie che traggono il loro sostentamento da questa attività  sono pesantemente penalizzate.
I problemi che generano la crisi della pesca in Sicilia sono molteplici. Tra quelli emersi negli ultimi anni, la gestione della pesca del Tonno Rosso del Mediterraneo (cominciata da anni) e del pesce spada (più recente). Gestione vessata dalla cosiddetta ‘quota pesca’, introdotta dal Cfp, la politica comune della pesca  adottata dall’Unione Europea nel settore, che definisce per ciascuno stato membro delle quote di pescato per ciascuna specie, promuovendone l’industrializzazione mediante l’utilizzo di vari strumenti di regolazione e sostegno del mercato.

Qual è la politica della Regione Sicilia sulla pesca? quote-pesca-sicilia-2
La Regione siciliana non ha mai avuto una politica sulla pesca. I regolamenti in materia introdotti dall’Unione europea e contestati dai pescatori della nostra Isola sono molto complessi. Nella realtà dei fatti, senza girarci tanto attorno, la verità e che le restrizioni alla pesca, alla fine, alimentano un sistema in cui pochi guadagnano un sacco di soldi, mentre la maggioranza dei pescatori, e tra questi proprio i pescatori siciliani, sono ridotti alla fame.
La riduzione delle quote-pesca in Sicilia rappresenta un danno enorme sul piano economico e occupazionale, soprattutto per la Sicilia, che presenta una nicchia di produzione e che, appunto, in quanto tale, andrebbe tutelata e difesa.
Va da sé che la tutela del pesce spada, con l’introduzione di apposite quote pesca da applicare all’ambito del Mediterraneo, va armonizzata con le reali esigenze produttive e occupazionali del comparto ittico locale, soprattutto in quei territori, come la Sicilia, dove la vocazione economica della pesca è forte e radicata.

La Federcoopesca e la Coldiretti avanzano delle rivendicazioni sulla proposta della Commissione Europea di attuare un piano di emergenza per il recupero degli stock di pesce spada, attuando un tetto limite alle attività di cattura, secondo un modello già applicato dal 2006 per il tonno rosso. Occorrerebbero, piuttosto,  interventi di miglioramento sugli strumenti di tutela che già esistono. Salvaguardare le specie ittiche, restringendo l’ambito di mercato, significa non soltanto indebolire un settore economico, ma altresì dar vita a possibili speculazioni che riducono gli stessi livelli occupazionali.

Non dimentichiamo che oggi l’Italia è al primo posto tra i paesi produttori europei di pesce spada con oltre il 40 per cento di pescato. Mentre in Sicilia e in tutto il sud d’Italia, la crisi della pesca assume contorni sui quali non si possono accettare altre restrizioni. Ci sono dei distretti produttivi che rappresentano nicchie di eccellenza importanti da difendere e sostenere. Parliamo di realtà locali che l’Europa ha il dovere di tutelare, limitando le restrizioni che ancora resistono e comprimendo il potere dei grandi monopoli.Quote pesca

La questione della pesca del Tonno Rosso del Mediterraneo rappresenta una vicenda più antica e dalle tante tinte fosche. Qualche anno fa, sembrava che il Tonno del Mediterraneo fosse a rischio di estinzione. Da qui una riduzione della pesca al Tonno imposta nei nostri mari dall’Iccat, la Commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi dell’Atlantico, autorità mondiale in materia di pesca del tonno.
Oggi, stando a quanto denunciano i pescatori siciliani, la presenza di questi pesci pelagici è aumentata e si assiste a un sovrappopolamento di tonni che rende le quote inadeguate.

Quello che succede nel Mediterraneo, in materia di pesca del Tonno Rosso, non è molto chiaro. Gli esemplari di Tonno Rosso, sostengono i pescatori siciliani, sono tantissimi. I pescatori del Sud Italia vedono passare  enormi banchi  di Tonni, ma non li possono pescare oltre un certo limite, perché l’Iccat, assegna ad ogni Paese le cosiddette ‘quote-Tonno’, ovvero un certo numero di esemplari da catturare.

La scelta del Ministro delle politiche Agricole di diminuire di ben 35 tonnellate la quota per la pesca del tonno è alquanto discutibile. Intanto, non da seguito agli impegni presi in passato.

Inoltre, la decisione di escludere la Sicilia e l’isola di Favignana dalla ripartizione delle quote tonno, al contrario di quanto programmato per il resto delle regioni italiane, penalizza tutto il comparto. Scelta contenuta nel decreto direttoriale emesso lo scorso marzo dal Dipartimento delle Politiche Competitive, della Qualità Agroalimentare, ippiche e della Pesca, Direzione Generale della Pesca Marittima e dell’Acquacoltura.

 

 

 

 

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