Bocciato il referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata delle Regioni. Promossi i quattro sul lavoro e quello sulla cittadinanza per gli extracomunitari.
E’ per questi approvati che una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, gli italiani andranno alle urne.
E’ su questo ultimo, cioè il referendum sulla cittadinanza degli extra comunitari che, invece, vogliamo soffermare la nostra attenzione.
Il referendum sulla cittadinanza
Il referendum sulla cittadinanza riguarda gli extra comunitari. Con il referendum passerà da 10 a 5 anni la residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni. A promuovere questo referendum, molte associazioni e i due partiti +Europa e Rifondazione Comunista. Attraverso il referendum chiedono di ridurre il periodo di residenza legale continuativa necessario per richiedere la cittadinanza, abbassandolo da 10 a 5 anni.
Così come già avviene in Francia e in Germania.
Questo referendum cambierebbe la vita di 2 milioni di persone provenienti dalle più disparate origini. E chiede di dimezzare il numero degli anni di residenza legale nel nostro Paese richiesto attualmente per presentare l’istanza di cittadinanza. Qualora approvato, il referendum cambierebbe l’articolo 9 della legge 91 del 1992, che prevede i 10 anni. In questo modo si ristabilirebbe il requisito in vigore, nientemeno, dal 1875 al1992.
Una grande conquista
Insomma, una vera e propria conquista per tutte quelle persone di origine straniera nate e cresciute in Italia.
E’ la prima proposta approvata pure dai partiti di maggioranza, che, in passato, hanno bocciato proposte come ius soli o ius scholae che prevedono il riconoscimento della cittadinanza rispettivamente a chi è nato in Italia o a chi ha frequentato un determinato ciclo di studi.
Una strada ancora in salita
La strada per il referendum sulla legge sulla cittadinanza è stata tutta in salita.
Dopo la raccolta firme, le sottoscrizioni sono passate al vaglio della Corte di Cassazione, che in ottobre ha valutato la conformità alla legge per stabilire se la raccolta delle firme è avvenuta in modo legittimo e se il numero di firme fosse sufficiente. Dopo, il quesito è stato trasmesso alla Corte Costituzionale, che entro il 10 febbraio dovrà giudicare se la proposta è ammissibile o meno. Soltanto a quel punto, in caso di giudizio positivo, il referendum potrà essere organizzato e sarà fissata la data, come già detto, tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.
Chiaramente, il raggiungimento del quorum rappresenta un’altra fase tutta in salita.
Però, qualora passi, il referendum costituirebbe uno schiaffo a un governo che ha fondato il proprio consenso sulla negazione dei diritti agli stranieri extracomunitari.