Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Referendum sulla giustizia: un guazzabuglio di contraddizioni

Dalla prescrizione alla riforma del Csm. E, poi, la responsabilità civile con i risarcimenti diretti per i magistrati e la separazione delle carriere. La legge Severino. E sullo sfondo, gli scandali a funestare le toghe, come il caso Pamalara e non solo. Nonché le innumerevoli beghe politiche, che mettono a soqquadro la compagine politica, accendendo ulteriormente i contrasti tra maggioranza e opposizione. Sono tanti gli elementi ostativi che ruotano attorno al referendum sulla giustizia, che ha come obiettivo la riforma dell’intero settore. Ne parliamo con il professore Giorgio Spangher, professore emerito di diritto processuale penale

di Patrizia Romano

Referendum sulla giustizia. Sullo sfondo dei referendum sulla giustizia, il cui obiettivo è la riforma dell’intero settore, passando dalla Magistratura, aleggiano e serpeggiano oscure vicende che funestano il mondo della giustizia. Pensiamo, per esempio, al ‘caso Palamara’, che tanto ha fatto e ancora tanto continua a fare discutere.

Discontinuità tra una proposta di riforma e l’altra

Torbida vicenda, alla quale si aggiunge l’apparente discontinuità restaurativa tra la riforma proposta dal ministro della Giustizia, Marta Cartabia (riformare il settore giudiziario, passando dalla riforma della Magistratura) e la riforma promossa dall’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede del M5S.

Altre contraddizioni

E, poi, cosa dire della prescrizione? Uno dei capitoli che più divide il concetto intero di riforma giudiziaria. Ma c’è ancora, la riforma del Csm. Oltre alla questione sulla responsabilità civile diretta delle toghe e la separazione delle carriere. Nonché, la legge Severino.​
Tutti temi spinosi che fungono da pannello divisorio tra il pensare e l’attuare la riforma. Insomma, un guazzabuglio di criticità. Il tutto e il contrario di tutto.

Una riforma che mette in fibrillazione le istituzioni


In gioco, c’è la riforma di un settore importante e delicatissimo, affidata a una serie di referendum contraddittori in side e trasformata in questione meramente politica che mette in fibrillazione l’intera compagine politico/istituzionale, e non solo…

Intervista al professore Giorgio Spangher


Leggere, quindi, tra le righe dei quesiti referendari che hanno a cuore la tanto agognata riforma della giustizia non è semplice. C’è da temere che si tratti di dialoghi di salotto per l’esercizio di un potere. Nel tentativo di districarci in questa complicata interpretazione, abbiamo chiesto una chiave di lettura più agevole al professore Giorgio Spangher, professore emerito, un maestro del diritto processuale penale italiano.

Il referendum sulla giustizia è una soluzione?

Professore Spangher, ritiene che la via referendaria sia la soluzione nel caso di fallimento della riforma?
Come tutti i quesiti referendari anche questi pongono alternative nette. Mentre, spesso, le questioni e le soluzioni che ne seguono sono molto più articolate.


Il CSM pecca di autodichia

Relativamente agli scandali che hanno minato di recente la credibilità della Magistratura, ritiene che il CSM abbia peccato di autodichia?
Direi di sì. E’ proprio nella natura dell’organo: caratterizzato da logiche interne e impermeabile dall’esterno.

La riforma per la commissioni Luciani

​Come vede la riforma del CSM proposta dalla commissione Luciani?
La riforma Luciani affronta molti aspetti della crisi della Magistratura ma non li risolve. Anche perché ritiene che sarebbero necessarie riforme costituzionali

Rappresentanza di genere

È favorevole alla rigida rappresentanza di genere ivi indicata?
No. Rigidità in un organo di rilievo costituzionale mi paiono inopportune

Risarcimento per danno all’immagine: giusto o scorretto

Cosa ne pensa della richiesta di un milione di euro in risarcimenti per danno all’immagine della Magistratura da parte dell’Avvocatura dello Stato per il libro di Sallusti e Palamara?
Mi sembrano iniziative che puntano alla visibilità come altre del Codacons destinate all’insuccesso.

Vicenda Amara

Con riferimento alla vicenda Amara il Codacons ha chiesto di costituirsi come parte offesa nell’inchiesta aperta dalla Procura di Brescia sull’ex Pm di “Mani Pulite”, Piercamillo Davigo e altri magistrati milanesi perché: “…… I fatti, se confermati, getterebbero grave discredito sull’istituzione in cui si incarna la magistratura italiana, con un danno all’immagine dell’istituzione e ripercussioni dirette per gli utenti della giustizia, rappresentati dall’associazione”.
Cosa ne pensa?
Questa presenza di enti nel processo penale va affrontata e superata. Guardi Viareggio e l’affollamento inutile che danneggia gli sviluppi processuali​.

L’efficienza della Procura

Dalle ricostruzioni giornalistiche, a proposito degli altri magistrati milanesi coinvolti nella vicenda, buona parte di loro sarà sentita dalla I Commissione del CSM. A suo parere cosa non ha funzionato nelle comunicazioni interne di quella Procura nota per la sua efficienza?
Le Procure anche quelle efficienti, ma molto numerose, non sono organismi monolitici, ma strutturati e conflittuali e con dinamiche che si conoscono solo dall’interno: carrierismo, personalismi e quanto altro. Bisogna considerare che il capo era in scadenza e si aspettava il nuovo pm. Inoltre, che era da poco arrivato la nuova pg.

A chi denunciare l’inerzia

Da un’intervista rilasciata dal Dott. Davigo a Piazza Pulita, emerge che gli estratti dei verbali siano stati consegnati all’ex magistrato nell’appartamento che condivide con la compagna, Procuratore Aggiunto della DDA di Milano. Secondo lei, ai sensi dell’art. 361 del c.p., a quale dei due magistrati, nel senso dell’esercizio delle proprie funzioni, sarebbe stato opportuno denunciare l’eventuale inerzia?
La soluzione intrapresa le sembra la più appropriata? Ritengo più corretta la soluzione allo stato scelta

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