Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, vista l’ordinanza del TAR Calabria, con la quale si riaprono le scuole dell’infanzia, primarie e medie ritiene fondata le preoccupazioni del Governatore della Regione Calabria, Nino Spirlì, in relazione agli effetti devastanti che tale provvedimento potrebbe determinare in una regione caratterizzata da gravi insufficienze sanitarie e dalla crescita dei contagi verificatasi in seguito alle festività natalizie. È di poche ore fa la notizia di ben 16 casi di bambini ricoverati per sindrome multisistemica, talvolta confusa con la sindrome di Kawasaky, riconducibile al Coronavirus, riscontrata in soggetti in età pediatrica.
La tutela del personale docente, degli alunni e dei familiari fragili è in questo momento per il nostro movimento una priorità assoluta che sembra venire costantemente disattesa a ogni ricorso presentato da frange minoritarie della popolazione che non percepiscono l’allarme e la forte preoccupazione per l’eventualità di contrarre il virus fortemente manifestati invece dalla maggioranza dei cittadini calabresi. Già in occasione di un ricorso accolto provvisoriamente per la riapertura delle scuole nella città di Crotone veniva imposto il rientro a scuola prima delle vacanze e tranne qualche caso isolato e rarissimo, tutte le aule scolastiche erano vuote: i genitori comprendono la gravità della malattia e conoscono perfettamente le condizioni di depauperamento territoriale in cui versa la provincia ionica. Infatti, sono state lanciate petizioni per chiedere la sospensione della didattica in presenza, almeno finché non potrà essere monitorato l’effetto della mobilità natalizia.
Il CNDDU, analizzato il dossier Covid 19 scuola dell’ISS, e rilevate le incongruenze presenti nel rapporto di ricerca mediante molte analisi realizzate da centri di ricerca, pubblicate sulla stampa nazionale, ha inviato una nota all’Istituto in questione perché venissero pubblicati i dati inerenti alle province (mancanti) e alla dimensione dei focolai citati nel suddetto report. I dati riportati appaiono in contrasto con i fatti narrati da quotidiani nazionali come il Messaggero e sembrano non tener conto dei dati relativi alla già citata sindrome multisistemica i cui effetti a medio e lungo tempo non sono stati ancora chiariti.
Eppure, tutti questi dati non risultano presenti nell’appendice statistica e sono per noi necessari per una stima autentica del fenomeno.
Il CNDDU nemmeno comprende i movimenti tesi a promuovere l’occupazione di sedi scolastiche ed a rivendicare un ritorno in presenza chiedendo come unica garanzia la realizzazione periodica di tamponi. Sembra, innanzitutto, molto grave la condotta assunta dal docente che occupa la scuola lascia aperte le porte a gesti emulativi talvolta anche pericolosi. Inoltre, la pretesa di risolvere tutto con un sistema periodico di tamponi, non è adeguato a tutelare né gli insegnanti, né gli alunni, né i familiari. Infine, occorre ricordare che il periodo gennaio-aprile è il periodo in cui vi è maggior rischio di diffusione dei virus e, la diligenza del buon padre di famiglia, vorrebbe che -scoperto il vaccino- si attendesse il completamento dell’iter per garantire, come già detto in altre occasione, un ritorno nelle scuole sicuro e sereno e scongiurare non solo un rischio di danno erariale del tutto manifesto, ma anche un rischio serio e innegabile per la salute delle persone del tutto inutile se si considera l’attesa relativamente breve da rispettare in relazione al piano vaccino comunicato dal Governo qualche giorno fa.
Prof. Alessio Parente – segretario generale CNDDU
Prof. Romano Pesavento – presidente CNDDU