Cambiare la normativa sulle pensioni per favorire l´ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Tutelare le pensioni in essere – rafforzare la previdenza complementare – garantire pensioni dignitose ai giovani, ai lavoratori precari e discontinui – accesso flessibile al pensionamento – riconoscere il lavoro di cura e la diversità dei lavori. Sono i temi di lotta sindacale unitaria condotta su tutta la Penisola contro la legge Fornero
di Luca Licata
L’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro è imprescindibile dall’uscita dei lavoratori maturi. Uscita, che si tradurrebbe in un accesso più flessibile al pensionamento. Per garantire un futuro migliore ai giovani occorre, quindi, un turnover generazionale nel mondo del lavoro.
Dall’ultimo trentennio, in Italia, il sistema previdenziale pubblico è stato oggetto di numerosi interventi di riforma che hanno riguardato prevalentemente l’innalzamento dell’età pensionabile e la modifica, da retributiva a contributiva, della regola di calcolo delle prestazioni.
Riformare pensioni per dare lavoro ai giovani
Adesso, è arrivato il momento di cambiare lo stato delle cose. Ed è proprio dalla riforma pensionistica che bisogna partire. Lo sostengono i sindacati che da tempo lottano proprio per la riforma delle pensioni.
Cosa occorre fare, quindi? Secondo i tre sindacati, basta ‘cambiare le pensioni per dare lavoro ai giovani’. Questo principio è diventato lo slogan dei lavoratori italiani che, attraverso manifestazioni e sit-in condotti, nei giorni scorsi, in tutte le principali città d’Italia, hanno manifestato, appunto, contro l’attuale normativa sulle pensioni, che manifesta alla base un cronico ritardo dall’uscita dal mondo del lavoro, sbarrando le vie di accesso ai giovani.
Le pensioni, grazie alla legge Monti-Fornero, rappresentano la risorsa sulla quale si è battuta cassa in tutti i momenti di necessità impellente. Dal 2013 al 2020 è previsto un prelievo di 80 miliardi di euro direttamente dalle tasche dei lavoratori e dei pensionati.
Le manovre di politica finanziaria condotte negli ultimi decenni hanno irrigidito il sistema di accesso alla pensione, generando profonde iniquità e gravi alterazioni. Per riaffermare solidarietà, flessibilità ed equità nel mondo del lavoro è indispensabile procedere a una radicale e sostanziale riforma della legge, che dia certezze ai lavoratori giovani e meno giovani, restituendo una parte delle risorse risparmiate sulla loro pelle. Secondo i sindacati, tale riforma contribuirebbe pure a sbloccare il mercato del lavoro e offrire occupazione ai giovani, pesantemente penalizzati dall’attuale normativa.
Le iniziative sindacali sulle pensioni guardano, quindi, sia ai lavoratori maturi, cioè agli anziani, sia ai giovani.
I sindacati ritengono che bisogna lottare, dunque, sia per favorire l’occupazione sia per garantire assegni pensionistici dignitosi a tutti.
Ridare dignità al lavoro e alle pensioni e dire basta a politiche inique è un esigenza che corre su tutto lo Stivale, ma che in regioni con un tessuto socio-economico particolarmente fragile come la Sicilia, si avvertono in maniera più pressante. In Sicilia, si aggiunge l’immobilismo del Governo regionale, inerme di fronte allo sfacelo totale cui va incontro l’Isola. I giovani, oggi, sono condannati alla disoccupazione, domani all’assenza di pensione.
Sempre più allarmanti i dati relativi alla disoccupazione. In Sicilia siamo oltre il 50 per cento. Nelle liste dei disoccupati, però, molti non sono nemmeno iscritti. Si tratta, quindi, di dati falsati, anche a causa degli ammortizzatori sociali.
Legge di stabilità
Il braccio di ferro tra lavoratori e Governo nasce dal fatto che, con la Legge di stabilità 2016, il Governo non offre risposte adeguate alle rilevanti ingiustizie ed iniquità presenti nel sistema previdenziale.
Le tre confederazioni ritengono che sia un grave errore non introdurre la flessibilità di accesso alla pensione. La proroga del blocco della perequazione fino al 2018 delle pensioni è sconcertante e non ripristina il diritto alla rivalutazione già previsto dalla recente sentenza della Corte Costituzionale.
Il 64,3 per cento degli assegni pensionistici è inferiore a 750 euro.
Riepilogo delle mobilitazione contro la legge Fornero
I temi della mobilitazione unitaria che si sta svolgendo in tutta Italia possono sintetizzarsi, quindi, in primo luogo nell’accesso flessibile al pensionamento, al quale segue il riconoscimento del lavoro di cura e del carattere usurante di alcuni lavori, sui quali possiamo aggiungere che è grave sottrarre risorse al Fondo dei lavori usuranti che, invece, andrebbero utilizzati per dare una risposta ai lavoratori che svolgono mansioni particolarmente faticose. L’altro punto della mobilitazione riguarda un aspetto spinoso: pensioni dignitose per i precari e la perequazione annua per la rivalutazione delle pensioni, nonché una serie di soluzioni per i cosiddetti lavoartori esodati, cioè quei lavoratori che avevano stabilito di allontanarsi dal proprio lavoro in anticipo, dopo un accordo con i datori di lavoro e con contratti individuali o collettivi. Proprio a quest’ultimo proposito, è opportuno fare un passo indietro e portarci al 2011, anno in cui, in seguito alla riforma pensionistica varata dal governo Monti, c’è stato un improvviso innalzamento dell’età consentita per andare in pensione. In seguito a questa riforma, un gran numero di lavoratori si è trovata all’improvviso senza stipendio, senza assegno di pensione e anche senza ammortizzatori sociali.
Sistema tassativo
In Italia vige il sistema tassativo più alto in Europa e gli 80 miliardi di euro che costituiscono il fondo di risparmio del sistema pensionistico italiano, tra il 2013/2020, si possono destinare alla flessibilità e chiudere la questione degli esodati e quelle connesse alle contribuzioni figurative dei giovani e dei precari e delle donne in particolare. Una tassazione doppia rispetto alla media europea La riforma della legge Fornero è necessaria per rilanciare il Paese con nuove opportunità lavorative. In Sicilia, sindacati saranno di nuovo in piazza il 7 maggio contro l’immobilismo del governo regionale.
Pensione anticipata, è boom di domande
Intanto, secondo l’Osservatorio di monitoraggio dei flussi di pensionamento dell’Inps, crescono le domande di pensione anticipata nel 2015. La percentuale sul totale delle decorrenti passa dal 22 per cento del 2014 al 34 per cento del 2015, mentre, nelle gestioni dei lavoratori autonomi, tale percentuale passa dal 17 per cento al 25 per cento Complessivamente, rispetto al 2014, l’aumento è stato del 74 per cento.
“L’incremento rilevato – spiega l’Inps – dipende essenzialmente dalla nuova normativa introdotta con la legge 214 del 2011 che ha causato un blocco dei pensionamenti di anzianità, incrementando notevolmente i requisiti contributivi per il diritto alla pensione anticipata, e in seguito alla quale, pertanto, solo ora un numero consistente di soggetti ha potuto raggiungere la maggiore anzianità richiesta per questo tipo di trattamento. Si tratta di un effetto previsto dalla Legge Fornero che costringe, coloro che hanno un lavoro, a continuare a versare i contributi per agguantare i nuovi requisiti contributivi pari a 42 anni e 6 mesi di contributi (41 anni e 6 mesi le donne).