Il primo Sindaco donna, a Misilmeri, eletto dai cittadini. Rosalia Stadarelli, dottore commercialista, di numeri e di amministrazione se ne intende, vista la sua professione. Eletta a Dicembre 2014, subito dopo i 24 mesi del commissariamento (il Comune era stato sciolto per mafia nel 2012 nel corso dell’operazione Sisma, ndr), ha un entusiasmo coinvolgente e una risata schietta e aperta.
Quando noi de L’InchiestaSicilia la contattiamo per un’intervista, dice sì senza esitare e dice “così vi racconterò questa mia avventura da sindaco, meravigliosa ma difficile”.
Sindaco, perché un’esperienza meravigliosa ma difficile?
“Meravigliosa perché è un’esperienza che ti forma e ti completa.Io mi occupo di politica a Misilmeri da tanto tempo, è la mia passione. Ero consigliere comunale quando il comune è stato sciolto e questa cosa mi ha lasciato amaro in bocca, ho provato una vergogna indicibile. Un forte senso di impotenza a causa della stupidità della gente. perché poi la stupidità delle gente che provoca tutto ciò. In un comune come Misilmeri, ma che affari vuoi che ci siano? Il modo di fare politica nei territori è ancora un po’ stupido…usiamo questo termine. Quindi ti imbatti nel consigliere che si dà delle arie, ostentano un senso di potere che, poi, non c’è, in realtà”.
Una decisione familiare
“Finito il commissariamento – continua la Stadarelli -, amici e conoscenti cominciarono a dirmi “ma perché non ci provi tu?”. Misilmeri era sprofondata nelle tenebre perché la commissione prefettizia non aveva potuto creare un rapporto col territorio. Lo impone la stessa norma”.
“Ho trovato una situazione critica. I miei figli allora erano piccoli dice la Stadarelli -. Tuttavia…. li ho seduti attorno a un tavolo, del resto sono cresciuti con entrambi i genitori che fanno politica dato che mio marito è stato assessore in un periodo precedente, chiedendo a loro cosa ne potessero pensare di una mamma sindaco. La grande, che allora aveva 9 anni, mi rispose “mamma…ma se non vai tu, chi può? Una mamma può farlo!”. È stata una fortissima emozione, perché ho pensato che glielo dovevo, dato che io e mio marito abbiamo deciso di restare qua a Misilmeri e crescerli qua. Mia figlia doveva uscire a testa alta da questa situazione e dire “noi ci abbiamo provato a innescare il cambiamento, se non è stato possibile, almeno noi abbiamo provato”.
Esperienza difficile perché?
“Difficile perché…io ero già revisore dei conti nei Comuni quindi ho dimestichezza con la macchina amministrativa, la conoscevo bene, anche per ragioni di lavoro, conosco la finanza pubblica. Questo mi ha aiutato perché ho dimostrato all’esterno che oggi più che mai contano le competenze. Purtroppo spesso, quando si leggono i nomi dei candidati nelle varie liste al momento delle elezioni, ti rendi conto che in troppi si improvvisano e poi i risultati lasciano il tempo che trovano. Non voglio giudicare nessuno, ma parlano i fatti.
La vicinanza delle Forze dell’Ordine
Difficile perché i nostri territori sono un po’ complicati, fattori ambientali ti possono sovrastare …ma solo se vuoi. Se non vuoi, se non lo permetti, si resta in due mondi diversi. Devo riconoscere la vicinanza da parte delle forze dell’ordine. Io ho avuto sin da subito il loro aiuto. Si veniva dallo scioglimento del Comune che ho vissuto, ripeto, come una mortificazione , anche perché ero consigliere, provavo vergogna per il paese. Pensavo che forse avrei dovuto fare di più.
Quindi a dicembre 2014, al ballottaggio, con il 55,4% di preferenze, inizia l’avventura.
“ Sì. Inizia l’avventura e ci diamo degli obiettivi. Abbiamo dovuto mettere in moto la macchina amministrativa che era spenta, i funzionari non dialogavano tra loro, c’era una situazione arrugginita gli uffici sopiti, grigi. Decido di iniziare da un’atmosfera familiare. Del resto, il lavoro è famiglia, se ci pensiamo bene: vi trascorriamo buona parte della nostra giornata. Così, nel tavolo riunioni della stanza del Sindaco, spesso, il martedì, che qui al Comune c’è l’orario prolungato, organizzavo le riunioni a pranzo. Riunivo tutti i funzionari davanti a un trancio di pizza e l’atmosfera si rilassava anche se c’era il battibecco tipo “tu non mi hai mandato la pratica”… era comunque un momento di confronto e si dialogava”.
Lavorare con serenità
“Il primo obiettivo che ho raggiunto è stato quello di dare serenità agli apparati amministrativi e alla città – precisa il Sindaco-. E ho istituzionalizzato lo scambio di auguri, con un rinfresco, a Natale con tutti i dipendenti, inclusi gli operatori ecologici che per noi sono davvero fondamentali e svolgono un ottimo lavoro”.
Lei è la prima donna Sindaco di Misilmeri?
“No. Trenta anni fa, Anna Priola è stata sindaco, quando il sindaco era eletto dal consiglio comunale e lo è stata per tre mesi. Io sono la prima donna sindaco a Misilmeri eletta dai cittadini.
La cosa bella essere davvero un punto di riferimento. E quindi io il martedì ricevo tutti, ma proprio tutti quelli che vogliono dirmi qualcosa. Ma non ricevo solo in Comune. Essendo donna, vado a fare la spesa per la famiglia. E quindi dal fruttivendolo, al panificio, in lavanderia, in macelleria…. tutti mi chiedono qualcosa. Poi non parliamo di quando sono dal parrucchiere! Dovendo stare seduta tutto il tempo necessario a sistemare i capelli….”
La differenziata è un successo
Misilmeri era stato sciolto per mafia per la questione rifiuti?
“ Sì. Oggi abbiamo raggiunto l’80% di raccolta differenziata. Ma ci sono state ben 3 gare deserte prima di potere affidare l’appalto… non è stato un bel momento. Misilmeri era famosa per i cumuli di rifiuti, pure nel centro urbano. È stata una sfida, anche per la dignità dei cittadini. Noi abbiamo dimostrato che, anche se le tre gare erano andate deserte, si doveva andare avanti. Così abbiamo fatto l’affidamento diretto e dopo, alla gara successiva, si sono presentate le aziende, perché a quel punto la raccolta differenziata a Misilmeri era partita comunque. Abbiamo dimostrato che non temevamo nulla e andavamo avanti. Io non mi sono scoraggiata mai, non ho mai perso il controllo. E tutto ciò ha un significato simbolico”.
Il problema dell’abusivismo edilizio
Nei Comuni, spesso, c’è la piaga dell’abusivismo edilizio. Voi cosa avete fatto?
“Siamo andati avanti con le demolizioni, senza proclami né in maniera eclatante perché la reputo ordinaria amministrazione, non servono i titoloni in prima pagina. È un’attività giusta da un lato, ma che colpisce cittadini che sono stati spesso mal consigliati da chi ha voluto speculare sui loro sacrifici. La maggior parte di demolizioni non riguarda complessi residenziali o strutture su cui speculare. Sono le case di villeggiatura, ad esempio, e qui devi saper misurare le azioni: perché se da un lato la legge ti dice di andare avanti perché sei nel giusto, dall’altro lato ci sono famiglie a cui stai togliendo una parte dei loro sacrifici di anni”.
Tirando le somme, dunque, è soddisfatta?
“Contenta del lavoro fatto. Ci riteniamo fortunati anche perché non siamo in dissesto, paghiamo gli stipendi regolarmente, garantiamo una serie di servizi alla cittadinanza, paghiamo gli abbonamenti ai pullman per i nostri ragazzi pendolari che vanno a studiare a Palermo. Noi non abbiamo scuole superiori, vista la vicinanza con la città. Una volta si era pensato a un progetto di scuola superiore a Misilmeri, ma non si sono riuscite a formare le classi perché i ragazzi, per un quarto d’ora di strada, preferivano andare a Palermo. Certo, la viabilità è un po’ un problema perché le strade sono malmesse, in alcuni casi. Ma manca l’interlocutore prossimo, la provincia non esiste più e le politiche regionali non riescono ad essere vicine ai territori, non hanno idea delle esigenze dei cittadini. Nei comuni, soprattutto piccoli, il sindaco è considerato il punto di riferimento”.
Nessun attaccamento alla poltrona
Lascia la carica con dispiacere?
“C’è dispiacere, sì ma non ci deve essere attaccamento alla poltrona, ci deve essere una continuità amministrativa che migliori il territorio, indipendentemente dal colore politico. Non serve denigrare chi è venuto prima e quello che ha fatto. Semmai bisogna cercare di migliorare ciò che è stato fatto da chi ci ha preceduto. Io penso di aver lasciato un segno. Il motto della mia campagna elettorale era “non accusare mai la controparte ma parla sempre dei tuoi contenuti”.
Dipendiamo dalla città
In che stato è l’economia di Misilmeri?
“L’economia è fatta per lo più di pendolari che vanno a lavorare a Palermo, i negozi subiscono la presenza del entro commerciale Forum che è a due passi, molti negozi hanno chiuso. Chi rimane prova a resistere e tenta di sopravvivere. Il Governo nazionale, poi, complica la vita, con fatturazione elettronica, vari adempimenti, ecc…. Tengono supermercati, bar, pub, ma tutto il resto non sopravvive. Non voglio definirlo un paese dormitorio ma dipendiamo da Palermo, non siamo un centro autonomo. Qua in 10/15 minuti le persone sono in città e quindi non c’è la necessità di creare quelle condizioni che rendano il paese autonomo”.
Spazi comunali = spazi di tutti
Gli spazi comunali?
“È stato fatto anche un bel lavoro con gli spazi comunali. Li abbiamo dati in uso alle associazioni, e loro in cambio danno quelle che sono le loro attività in servizio alla cittadinanza. Piuttosto che lasciare spazi chiusi e inutilizzati, che poi vengono anche vandalizzati, abbiamo preferito fare così.
Ci siamo ripresi anche un locale che era in uso al giudice di pace della procura di Termini Imerese che non era più utilizzato ma era diventato un magazzino. Oggi – afferma Rosalia Stadarelli – è diventato il palazzetto della cultura intitolato a Giusto Sucato, e la stanza del giudice è la nostra sala conferenze. Altra cosa importante: dopo 30 anni abbiamo rimesso in moto l’allestimento del palazzetto dello sport con 400 posti a sedere e siamo in attesa di consegna del campo sportivo in erba sintetica”.
Perpetuare la memoria è un fatto culturale
E poi c’è il premio Rocco Chinnici.
“Sì. Il premio Rocco Chinnici era già istituzionalizzato dall’amministrazione Badami, noi ne abbiamo fatti 6. Abbiamo cercato di legare l’attività del giudice al territorio, lui era molto legato a Misilmeri dove era molto benvoluto. Per noi rappresenta tanto. Manifestazioni di questo genere non dovrebbero avere colore politico, ma talvolta non è stato interpretato così. Infatti è capitato che i consiglieri dell’opposizione, ritenendola una manifestazione della maggioranza, non siano intervenuti. Bisogna capire che, invece, è un fatto culturale”.