Un breve sunto della sua attività: Sandra Zerilli inizia la carriera nel 1990 con “Miracolo”, regia di Angelo Butera e Lollo Franco. E’ una dolcissima Maria in Betlemme, un miracolo, una stella, testo e regia di Mario Pupella. Successivamente interpreta per parecchi anni un personaggio immaginario: la Sicilia negli abiti ottocenteschi di una dama che recita Pagine del Gattopardo, un testo scritto da Gabriella de Fina.
Poi è la volta di “Don Giovanni e Casanova”, testo e regia di Marco Pupella. Sotto la direzione dello stesso Pupella fa Amore a prima vista, testo di Angelo Vecchio e L’eresia Catàra di Pirandello, di cui Marco cura anche il riadattamento.
Nel cinema la sua interpretazione più significativa è quella del film Angela di Roberta Torre.
Sandra Zerilli è un’attrice che ama i ruoli forti, ma non disdegna la leggerezza. Infatti, ha fortemente voluto mettere in scena fiabe e filastrocche sonore per giocare con l’immagine e stimolare la fantasia dei più piccoli.
Chiedo a Sandra Zerilli cos’è per lei il teatro.
Secondo me è un modo di riflettere con ironia sul passato collegandolo al presente. I comportamenti umani non mutano, anche se vanno contestualizzati.
Come hai iniziato?
Fare teatro è stato sempre il mio sogno, sin da quando ragazzina frequentavo a Palermo la Scuola Media Pecoraro. Poi, ho fatto cinque anni di liceo scientifico, sempre con questo chiodo fisso del teatro.
Quindi cosa è successo?
E’ successo che ho chiesto a mio padre di iscrivermi a Roma all’Accademia di Arte Drammatica. Lui ha acconsentito. Purtroppo le cose sono andate diversamente: sono rimasta incinta e non mi sono più mossa da Palermo.
Ma hai fatto lo stesso teatro.
Sì, anni dopo. Era il 1989, mi sono iscritta al TEATES di Michele Perriera, dove mi sono diplomata nel ’92.
Cosa ti ha dato il TEATES?
Mi ha insegnato la tecnica teatrale. Perriera, con il suo rigore maniacale, ci faceva toccare con mano la fatica del fare teatro. E tirava fuori il meglio di noi. Mi diceva che avevo un talento nascosto, che avrei dovuto far venir fuori.
E i Pupella?
I Pupella, prima Mario, poi Marco, mi hanno fatto respirare la polvere del palcoscenico, facendomi fare le ossa in generi diversi, dove ho imparato tutte le sfumature espressive.
Da chi altro hai ricevuto input?
Da Anna Mauro, una grande autrice che mi ha chiamato più volte per ruoli impegnativi. Primo tra tutti, quello di protagonista in Il mare della vita. Le sono grata.
Qual è l’esperienza teatrale che ti ha più coinvolta emotivamente?
Il ruolo di madre in Delirio d’amore, testo tratto da Lame di buio dal passato di Giovanni Taibbi. Un ruolo forte, drammatico e molto sofferto. Non solo nella finzione, ma anche nella realtà, poiché in quel periodo mio figlio è rimasto intrappolato nelle sabbie mobili dell’immobilità emotiva, incapace di amare e di provare emozioni. Durante la rappresentazione io e il protagonista maschile, che era Nando Chifari, abbiamo raggiunto una grande intesa emotiva.
Se dovessi fare un consuntivo della tua attività artistica, cosa evidenzieresti?
Che tutto sommato sono abbastanza soddisfatta, anche se ho il rimpianto di non aver fatto l’attrice a tempo pieno, come mestiere. Esistono persone in grado di volare perché la vita ha fornito loro le ali, ma esistono anche gabbie e cacciatori che sfiniscono… Non so se ho realizzato le mie aspettative. Sicuramente mi ha appagato di più il ruolo di madre di due figli.