Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Santa Rosalia: la forza di una Vergine

di Patrizia Romano

Da 389 anni, il carro della ‘Santuzza’ attraversa la città tra due ali di devoti in festa. Ma non è solo la fede che si rinnova e si perpetua nei palermitani. E’ qualcosa in più…

Di Patrizia Romano

Un vecchio e solitario viaggiatore inglese del 700, in uno dei suoi tour attorno all’Isola, scrisse che la forza interiore della Sicilia è rappresentata dall’energia del vulcano e da quella espressa dai santi, patroni della stessa. In realtà, nella loro contrapposizione, entrambi esprimono il bene e il male. Il vulcano, che incombe sul popolo è, assieme alla peste, alle calamità naturali e a quant’altro infierisce contro l’uomo, il male. Ma i santi sono sempre lì: sempre pronti a proteggere e custodire la gente e a rappresentare il bene che vince su tutto. E’ così che, dopo 389 anni, ancora oggi, la gloria di Santa Rosalia viene legata a quel tragico evento del 1624, quando il male nero, sotto forma di peste insidiosa, falciava l’intera popolazione palermitana.

In quell’occasione, venivano chiamati in aiuto alla città i maggiori intercessori presso Dio: da San Sebastiano a San Rocco, da Sant’Agata a Santa Ninfa. Ma nessuno riesce a fermare il male. Il male che viene dall’acqua del mare. Un grande vascello, carico di cristiani liberati, giunge proprio da lì, approdando in città. E’ gente mite, che ha voglia di riconciliarsi con il mondo intero. Tra questa gente, però, c’è una persona, un clandestino, colpito dalla peste. E’ così che il male sbuca fuori, abbraccia la gente, accarezza i bambini e gli anziani. Ed ecco una tranquilla giornata d’estate trasformarsi in uno degli incubi più infernali. La città va in pezzi.

La peste provoca l’inesorabile cammino verso la morte. Nessuno riesce a porre fine a quello sfacelo di vite umane. Finché… arriva lei: quella che per i palermitani diventerà, per oltre tre secoli, la santa dei santi, l’unica vera protettrice della città, colei a cui rivolgersi per sconfiggere tutti i mali.

Di Santa Rosalia, a quei tempi, non si sa ancora molto. Si sa soltanto che è una giovane vergine, e tale muore, figlia di Sinbaldo Di Quisquina. Vissuta nei primi anni della sua vita presso la corte di Ruggero Normanno, trascorre il resto della propria esistenza in una grotta dove, assieme alle sue più care amiche, medita e prega. Prima della peste, però, nessuno ricorda miracoli degli di nota. Fino a quel tempo, ne aveva fatti pochi. Finché un giorno, inaspettatamente, appare a un umile cacciatore perdutosi a causa del maltempo, sul monte Pellegrino. Il giovane è preso dallo smarrimento. La pioggia è tale da impedirgli il cammino. Ma la Santa, nell’apparirgli, lo incoraggia, lo rassicura, indicandogli un riparo a pochi metri. E’ la grotta in cui la Santa visse eremita per tanti anni. Dopo la pioggia, però, messa in salvo la propria vita, il giovane, secondo le indicazioni di Santa Rosalia, dovrà recarsi in città e raccontare l’accaduto all’arcivescovo. Questo salverà Palermo.

Dopo ore di pioggia, vissute al riparo delle caverne, il cacciatore torna in città raccontando l’accaduto al cardinale di Doria. Sua eminenza non esita a recarsi sul monte, raccoglie le sacre reliquie e trascinarle in processione lungo le vie di Palermo, tra fiori, ceri, canti e luminarie.

Era una calda giornata del 1624 e dopo 389 anni, ancora oggi, il carro trionfale di Santa Rosalia attraversa le stesse strade.

La gloria della Santa, soprannominata dai suoi devoti la Santuzza per la sua giovane età, si rinnova. Le celebrazioni in suo onore rappresentano uno degli eventi culturali, storici e sociali più importanti d’Europa. Da evento squisitamente religioso, il Festino diventa evento culturale. Un fatto culturale che coinvolge tutte le classi sociali cittadine. Intellettuali, menti colte e raffinate che trasferiscono l’essenza della memoria storica dell’evento e, persino, forze imprenditoriali. La forte e immutata matrice popolare che caratterizza da sempre i festeggiamenti in onore della Santa, non ha allontanato, però, la partecipazione delle classi più abbienti e dei nobili. Ma, rispetto ai tempi andati, qualcosa è, comunque, cambiata. Probabilmente è stata accentuata la componente culturale, in aggiunta a un elemento spettacolare che accomuna fedeli, devoti, curiosi e studiosi di eventi religiosi, spesso di stampo folkloristico.

Anche quest’anno, la devozione della città di Palermo alla propria Patrona ha il suo momento culminante nel Festino. Il rapporto di immutato affetto che esiste tra i palermitani e la fanciulla che, nel 1624, salvò la città dalla peste, viene annualmente riconfermato dai festeggiamenti che il 15 luglio Palermo dedica all’anniversario del ritrovamento delle sue ossa. Il Festino diventa protagonista assieme alla gente. La celebrazione è una straordinaria mescolanza di elementi religiosi e di tradizioni popolari che trova, nel rapporto costante tra la Chiesa e le Istituzioni Amministrative, uno dei principali caposaldi.

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