Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Semplicemente… jeans

di Redazione

Nascono nel 1860 come indumento da lavoro, ma nella loro evoluzione, hanno seguito sempre più i percorsi della moda sino a diventare, in alcuni casi, un capo elegante e ricercato

 

Di Patrizia Romano

Classici, a vita bassa, a zampa di elefante, a sigaretta, a sette ottavi, a tre quarti, a salopette, e, poi ancora…sfilacciati, sabbiati, con borchie. Ma dire che i jeans rappresentano il capo più trasversale, più diffuso e più utilizzato al mondo rimane, comunque, sempre molto riduttivo. In realtà, questo capo ha attraversato la storia dell’ultimo secolo, segnandone i momenti più salienti e lasciandone tracce indelebili.

La loro storia è relativamente recente. Nascono nel 1860 come indumento da lavoro per i minatori americani; lo testimonia il ritrovamento di un paio di pantaloni di tela denim in una miniera del Nevada, intorno al 1880. Infatti, rappresentano un capo d’abbigliamento che nasce proprio per la grande robustezza che li caratterizza e, quindi, un ottimo capo da lavoro. Sulle origini geografiche, però, ci sono opinioni diverse. In realtà, sembrerebbe che il tessuto del jeans sia stato inventato in Italia e indossato, molto probabilmente, dai marinai genovesi. Infatti, la parola Jean significa proprio ‘blu di Genova’. L’origine in fatto di fabbricazione viene, infatti, ricondotta storicamente alla città ligure, in virtù della grande tradizione tessile che, sin dall’antichità, ha costituito un’importante attività manifatturiera. Per diverso tempo questi pantaloni sono la divisa degli operai, dei minatori, dei ferrovieri, della gente che lavora e fatica; solo attorno al 1920 si trasformano in un indumento casual, adatto al “tempo libero”.

Negli anni Sessanta il jeans è l’indumento preferito dei mods, dei ribelli, dei contestatori. Il jeans diventa il simbolo della giovinezza.

Alla fine degli anni settanta, con la diffusione su scala planetaria del fenomeno del consumismo, e la conseguente possibilità per molti di concedersi il superfluo, si sono moltiplicate le varianti di questo indumento: dal taglio ‘a campana’ o a zampa di elefante, passato quasi in disuso per lustri e timidamente tornato negli anni 90, si sono aggiunti il taglio a tubo o sigaretta, il taglio attillato, versioni a cavallo alto e a cavallo basso, così come nei colori. A inizio anni Settanta la vita si abbassa, il dietro si alza e il fondo si allarga, dando forma a quelli che ora sono conosciuti come flare denim o jeans a zampa d’elefante; in questi anni nascono anche le prime customizzazioni.

Gli anni Ottanta vedono la vita del jeans alzarsi moltissimo, i volumi ampliarsi nella classica forma a sacchetto con gamba ampia stretta sul fondo e l’uso di pinces. Ed è proprio tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, anni in cui nascono le linee del prêt-à-porter femminile, che i jeans cominciano ad entrare nelle collezioni degli stilisti che ne intuiscono la forza commerciale.

Dall’inizio degli anni novanta sono di moda anche le versioni ‘vissute’ del tessuto: bucherellati, strappati, sfilacciati, eccetera. Ma nella sua evoluzione, comunque, ha seguito sempre più i percorsi della moda sino a diventare, in alcuni casi, elegante e ricercato.

Gli anni Ottanta (che per molti versi hanno segnato alcuni trend che ora guardiamo con un certo sconcerto) vedono la vita del jeans alzarsi moltissimo, i volumi ampliarsi nella classica forma a sacchetto (o carota) con gamba ampia stretta sul fondo e l’uso di pinces; il denim si fa più morbido al tatto rispetto al passato e cominciano le prime sperimentazioni con i lavaggi: in questi anni spopola lo stone washed (che crea quell’effetto chiarissimo molto di moda allora), il lavaggio con candeggina (effetto bleaching) e l’effetto marmorizzato. Moschino è avanti anni luce con il suo piglio ironico e anticonformista e usa “persone comuni” di qualsiasi età per promuovere i suoi jeans con la campagna “Real People”: al posto di modelli e modelle sceglie persone comuni di diverse età, anziani compresi.

A inizio millennio la moda vuole il jeans rigido, con uno scomodo effetto cartonato. Nel 2002 diventa famosissimo il jeans baggy con la scritta “rich” sul posteriore, che lasciano intravedere l’intimo. Una moda così permeante di cui non può non impossessarsene anche il mondo delle celebrità e della musica

I jeans tornano skinny dal 2005 e continuano le sperimentazioni sulla tela: applicazioni, disegni, ricami, effetti push up, lavaggi al thè, cerature, gommature, glitter.

Il jeans un tempo era considerato solamente un capo d’abbigliamento sportivo, mentre oggi abbinarlo ad una giacca nera (ad esempio), diventa un completo elegante. Sempre più spesso, si vedono invitati a cerimonie e feste, vestite coi jeans. Molto elegante se indossati con un paio di scarpe con il tacco; casual se si scelgono scarpe da tennis. Un capo quindi che si trasforma da solo, a seconda dei nostri gusti e delle nostre esigenze.

La diversità, infatti, è rappresentata dalle scarpe che si abbinano, ma anche il fatto di accoppiarlo con una camicia piuttosto che con un maglione, cambia decisamente il risultato finale. Il jeans va scelto anche in base alle “forme” di chi lo indossa.

 

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