Immaginatevi una società progettata per essere perfetta. Dove donne e uomini vengono
strappati dal grembo materno in tenera età per venire istruiti da sapienti maestri che
impartiscono un’educazione rigida, priva di contaminazioni culturali. Una società utopica
dove non esistono soldi, libri, religioni, media e politica. Dove vige il rispetto per la natura e
per il prossimo. E tutti sono vegani.
In libreria dal 30 gennaio, L’educazione sbagliata è il terzo romanzo di Duilio Scalici.
Dopo Come una formica rossa in una goccia d’acqua (2021) e Ore cutanee (2022), il regista
palermitano torna sugli scaffali con un romanzo distopico. Domenica 16 febbraio alle ore
17.30 a Palazzo del Poeta l’autore presenterà il libro al pubblico palermitano, insieme alla
giornalista Rosa Di Stefano.
L’educazione sbagliata
L’educazione sbagliata racconta la storia di Calendula e Anemone, due fratelli non di
sangue, perché strappati dal grembo di madri diverse, ma cresciuti ed educati dalla stessa
coppia di maestri. In un mondo perfetto e isolato, dove gli uomini e le donne vengono
educati con l’obiettivo di creare una società pura, priva di contaminazioni dal passato.
Nelle isole Colonne d’Ercole i bambini, chiamati allievi, vengono cresciuti da maestri, che
vengono selezionati e istruiti dai potenti del mondo antico per insegnare loro un nuovo modo
di vivere, basato sul rispetto per la natura e il prossimo. Lontane dal caos e dalla corruzione
del vecchio mondo, nelle due isole ogni regola è studiata per prevenire il male e scongiurare
gli errori che avevano portato alla rovina del pianeta.
Duilio Scalici
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«Volevo raccontare – spiega l’autore – un futuro non troppo lontano dal nostro, in cui il mondo
diventa invivibile a causa di catastrofi naturali, siccità e guerre. L’uomo si rende conto che la
causa di questo malessere è l’essere umano stesso e decide di sacrificare la specie creando
una nuova società. Ricominciando tutto da capo». Nasce quindi una società green dove non
esistono prodotti industriali e ognuno mangia ciò che coltiva. Gli allievi hanno nomi di fiori e i
maestri nomi di alberi.
Tuttavia, nonostante l’educazione rigida, gli istinti primordiali non possono essere
completamente soppressi. Gli artefici delle Colonne d’Ercole, nella loro ricerca di purezza
assoluta, hanno ignorato la complessità dell’animo umano, esponendo i giovani a un
conflitto interiore che minaccia di far riemergere le stesse colpe dei loro antenati.
Anche in una società apparentemente perfetta e incontaminata, aleggia il rischio che l’indole
umana possa emergere portando alla distruzione.
La Sicilia sempre presente
La Sicilia è presente nonostante non venga mai nominata esplicitamente. A partire da una
delle ambientazioni del libro che ricorda il borgo fantasma di Poggioreale, in provincia di
Trapani. Distrutto dal terremoto del Belice del 1968.
A ispirare il racconto di Duilio Scalici un gigante della letteratura siciliana, Andrea Camilleri.
«L’idea dei due protagonisti – racconta l’autore – mi è venuta dopo aver letto un piccolo
saggio di Camilleri, Autodifesa di Caino. Calendula e Anemone sono i Caino e Abele 2.0».
L’Isola, con cui l’autore ha un rapporto viscerale, arriva prepotente con il suo mare, nei
ricordi d’infanzia di uno dei Maestri. In un lungo flusso di coscienza, una figura misteriosa
restituisce la prospettiva di chi è chiamato, con grande responsabilità, a educare. Un essere
umano che lasciato il vecchio mondo, ne descrive vecchi ricordi e nostalgie.