Settore caseario in Sicilia. Il settore lattiero-caseario è in ginocchio. Decine di allevamenti siciliani rischiano di chiudere.
Una delle cause predominanti alla base della crisi è la mancanza di un equilibrio fra costi e ricavi nella filiera lattiero-casearia.
Infatti, al costo crescente delle materie prime e delle spese di produzione, non corrisponde un aumento adeguato del costo di vendita del latte e di tutti i suoi derivati.
Per scongiurare la crisi, basterebbe applicare le direttive europee in vigore, decisamente ignorate, nonché una normativa nazionale che nella realtà, non è stata mai stata messa in atto.
Un quadro normativo, dunque, sino ad ora disatteso. Un insieme di norme che, sulla carta, tengono conto di semplici strategie tecnico-finanziarie.
Tra queste, per esempio, il meccanismo di indicizzazione del costo del latte. Oppure, il protocollo d’intesa sottoscritto dal Mipaaf. O, ancora, creare un patto di filiera tra le parti.
Ne parliamo con Legacoop
Per capire meglio le ragioni che stanno alla base della crisi e relative soluzioni, ma anche per conoscere meglio l’intero settore caseario in Sicilia, abbiamo affrontato l’argomento con Filippo Parrino, presidente di Legacoop Sicilia.
L’Inchiesta Sicilia – Quanto latte e derivati si producono in Sicilia? Filippo Parrino – La produzione del latte in Sicilia si attesta sulle 190.000 Tonnellate (Produzione totale Italia 12.000.000 Tonnellate) pari all’1,60%. Le stalle sono circa 1.200 con oltre 70.000 capi allevati
La produzione del latte sull’economia
L’Inchiesta Sicilia – Quanto influisce la produzione di latte, sotto il profilo economico, nell’economia dell’intera Regione?
Filippo Parrino – Il valore della produzione del latte bovino è stimata in circa 100.000.000 di €, mentre i derivati immessi sul mercato al consumo sono pari ad € 3 mld circa quelli prodotti in Sicilia e circa € 18 mld quelli provenienti da fuori Sicilia.
L’Inchiesta Sicilia – Qual è la provincia in cui si registra la maggiore produzione?
Filippo Parrino – La provincia di Ragusa, che produce circa il 65% del latte
Un lavoro per i giovani?
L’Inchiesta Sicilia – Pensa che il settore caseario in Siciliapossa rappresentare una risorsa per le nuove generazioni?
Filippo Parrino – La Sicilia vive di eccellenze agroalimentari ed i derivati del latte possono ancora fare la differenza in termini di valore aggiunto. Formaggi (Ragusano Dop, Vastedda del Belice, Provola dei Nebrodi, Cacio Cavallo, provole), mozzarella con latte Siciliano, Ricotta, panna.
L’Inchiesta Sicilia – E’ un lavoro che i giovani amano fare?
Filippo Parrino – Le famiglie che hanno fatto questo lavoro da secoli, hanno tramandato ai figli la passione e questo è un lavoro che si fa per passione essendo molto impegnativo. Possiamo affermare che in molte zone della Sicilia, questa passione è ancora ben salda e radicata, soprattutto tra i giovani.
La situazione attuale potrà dare il colpo di grazie a molte aziende familiari che chiuderanno le aziende o le perderanno per pagare i loro fornitori e questo non sarà sicuramente una cosa bella, ma una tragedia.
Il comparto caseario e l’occupazione
L’Inchiesta Sicilia – Che riflessi ha sotto il profilo occupazionale nell’Isola?Filippo Parrino – Le aziende censite nel settore bovino sono circa 1.200 con una occupazione stabile di circa 5.000 unità distinte tra Italiani ed Extracomunitari.
Rapporto tra costi e ricavi
L’Inchiesta Sicilia – La mancanza di equilibrio fra costi e ricavi nella filiera lattiera – casearia, in Sicilia rischia di mettere in ginocchio le imprese dell’intero settore caseario in Sicilia.
Ci spiega meglio in cosa consiste questo squilibrio?
Filippo Parrino – Oggi una vacca in lattazione, produce mediamente 30/35 litri di latte al giorno, che moltiplicato per la quotazione di mercato attuale del latte ( €0,44 lt) da un ricavo di € 15,40 a fronte di un costo di produzione per alimentazione, energia elettrica, gasolio, personale, costi ammortamento eccetera, pari ad € 19,25.
Pertanto, un’azienda spende mediamente 3,85 € in più per ogni singolo capo, che moltiplicato per 100 capi medi significa una perdita giornaliera di € 385, che in un mese diventa una perdita certa di € 11.550. E’ chiaro che in queste condizioni, nessuna azienda potrà andare avanti se non per qualche settimana.
L’aspetto legislativo
L’Inchiesta Sicilia – Aumenta il costo delle materie prime. Aumentano i costi di produzione. A questi aumenti tangibili non corrisponde un aumento del costo di vendita del latte. C’è una ragione di tipo legislativo?
Filippo Parrino – Da un lato bisogna mantenere nei limiti i tassi di inflazione, a tutela dell’equilibri dei conti dello stato e del consumatore finale, ma dall’altro lato le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime provenienti dall’estero (Mais, Soia, Grano, Orzo ecc), fondamentali per il piatto alimentare degli animali.
La crisi delle materie prime
Il meccanismo di domanda e offerta dei costi delle materie prime nel settore caseario in Sicilia è andato in crisi, già con la pandemia da Covid 19, con grandi paesi che hanno immagazzinato scorte sulle quali hanno avviato una speculazione commerciale, appesantito ancora di più dalla guerra e dalla difficoltà di paesi come l’Ucraina quarto produttore al mondo di Mais, Soia e Grano, che non potrà raccogliere quello in produzione (se ce n’è) e non potrà seminare in estate per il prossimo futuro.
Insomma, la situazione non è bella. Il governo, con il decreto Ucraina del 22/3/2022 ha cercato di arginare con degli interventi legislativi a sostegno delle imprese e dei produttori la crisi, ma sappiamo tutti che è insufficiente, se non si trovano equilibri di mercato.
L’indicizzazione del costo del latte
L’Inchiesta Sicilia – Il Governatore della Regione Siciliana ha dichiarato che per scongiurare la crisi strutturale del Settore caseario in Sicilia è necessario applicare il meccanismo di indicizzazione del costo del latte, come prevedono le direttive europee. In cosa consiste il meccanismo di indicizzazione?
Filippo Parrino – Se ne parla da anni, addirittura pare che ci sia un provvedimento legislativo, ma di fatto non è mai stato applicato, essendo regolato il prezzo dall’incontro della domanda e dell’offerta, seguendo quindi regole di mercato, in cui entra a gamba tesa anche il prodotto estero come il latte in polvere e le cagliate straniere.
Il provvedimento consiste nell’adeguare proporzionalmente il prezzo di cessione all’aumento medio dei costi di produzione così da mantenere il giusto equilibrio costi/ricavi.
Il protocollo d’intesa sottoscritto dal Mipaaf
L’Inchiesta Sicilia – Il protocollo d’intesa sottoscritto dal Mipaaf, prevede che gli allevatori possano ottenere fino al 31 marzo 2022 il prezzo di 41 centesimi al litro, con un premio di “emergenza stalle” fino a 3 centesimi al litro, considerato insufficiente rispetto ai costi sostenuti, che superano i 50 centesimi al litro. Cosa può dirci in merito?
Filippo Parrino – Era una sciocchezza e tale si è dimostrata. Prima di tutto, perché superata dalle condizioni di mercato. In secondo luogo, perché, per come era congegnato appena un player della grande distribuzione non aderiva, si verificava una situazione di concorrenza sleale, che anche l’antitrust ha impugnato e quindi non se ne è fatto nulla.