Il governo regionale uscente ha mostrato nei confronti della cultura il peggio possibile attraverso la mancanza di un progetto vero, attraverso la scarsa sensibilità mostrata nei confronti dell’arte e delle categorie professionali che la rappresentano.
Oggi più di ieri viene posta la questione con forza e viene indetto un tavolo d’emergenza, come sta accadendo per le diverse categorie produttive in crisi: un tavolo per poter discutere concretamente di legge regionale a tutela della cultura, di proposte sulla legge esistente, un tavolo che possa discutere e porre l’accento su un tema fondamentale come i tempi di liquidazione dei crediti attesi. Con l’Istituzione bisogna siglare un patto di reciproca coerenza e responsabilità, suggerire la dotazione di figure d’intermediazione che si interfaccino tra il mondo della categoria e le istituzioni competenti, che interpretino i bisogni della categoria, capaci di indirizzare e proporre le linee guida dell’attività istituzionale.
E’ venuto il momento di prendere una posizione chiara, precisa, politica, rispetto alla grave crisi che da troppo tempo attanaglia la cultura in Sicilia, provando ad individuare le principali cause, gli eventuali colpevoli, ma anche proponendo soluzioni ed ipotesi di reazione costruttiva e collettiva. Per far questo pensiamo oggi si possa partire da un’analisi dell’operato dell’Assessorato al Turismo della nostra Regione Siciliana, ente preposto istituzionalmente al sostegno della cultura nel territorio, attraverso i diversi capitoli di finanziamento nei confronti della Musica, del Teatro e del Cinema, oltre che alla gestione dei numerosi Fondi Europei in materia (PO/FESR 2007-2013).
Non si può più credere che l’immobilismo generato e perpetrato dalla Regione in proposito, sia casuale e semplicemente dettato dalla crisi economica generale. Non si può ancora pensare che non vi sia dietro una grave, consapevole intenzione di non considerare la “cultura” come una categoria produttiva, al pari della altre in Sicilia, e che il lavoro che c’è dietro l’arte, lo spettacolo, il cinema, sia dignitosamente rispettabile e degno di tutela al pari delle altre professioni. In questi mesi abbiamo riscontrato da parte della Regione, una politica di soppressione lenta e asfissiante nei confronti della cultura in Sicilia. Di un’intera categoria, che purtroppo nelle sue diversità poetiche non riesce a fare “gruppo”, coesione sociale, che non scende in piazza, ma che è esasperata e svilita da questo evidente susseguirsi di cancellazioni, di ritardi, di inspiegabili cambi di rotta: unico filo conduttore la totale mancanza di trasparenza, chiarezza, coerenza, coraggio.
I mali dell’ultimo governo regionale, hanno radici lontane e sono solo l’ultimo esempio dell’assenza di uno straccio di politica culturale della nostra classe politica, della scandalosa discrezionalità con cui opera da decenni, dell’impunito clientelismo, aggravati spesso dall’incompetenza della burocrazia regionale.
Un’Isola in un mare di guai: Clamorosi sono stati (e sono) i ritardi nella gestione (dissennata) dei finanziamenti Europei (POR) destinati alle iniziative culturali nell’isola, tanto nei pagamenti (fermi al 2010), quanto nelle modalità di gestione, la mancanza di regole chiare, paletti-guida precisi, tempi certi, si sono trasformate così per le aziende culturali in un boomerang economicamente drammatico, che sta mettendo a rischio un intero settore. La cabina di regia regionale per la gestione dei fondi Europei si è rivelata un disastro. Le manifestazioni chiudono. Gli organizzatori scappano dall’Isola. Gli artisti emigrano. Altre regioni virtuose in Italia, come la Puglia hanno messo a frutto il sistema di finanziamento Europeo ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
L’isola in un mare di luce: I fondi per il cinema e l’audiovisivo, sono fermi ancora alle proposte 2009, mentre i film siciliani fuggono dalla Sicilia stessa. Agrodolce chiude, nonostante i milioni di euro investiti. Ficarra e Picone vengono accolti a Torino (da una Film Commission degna di questo nome) e Daniele Ciprì gira una storia tutta siciliana in Puglia (e ci sono anche altri film ambientati in Sicilia, ma girati nella regione Puglia) questo solo per citare alcuni esempi eclatanti.
In Sicilia non c’è più la bella stagione: questa estate abbiamo assistito inermi, alla cancellazione di tutte le manifestazioni culturali regionali, al fianco dei tanti teatri che chiudono, come se dietro tali programmazioni culturali, non vi fosse il lavoro e la sussistenza di un’intera categoria, come se cancellare un Festival non contribuisse inesorabilmente a cancellare lentamente la cultura dell’Isola. Manifestazioni radicate nel territorio e nuove, cancellate con la stessa leggerezza.
Con la Cultura non si mangia: In Sicilia, quest’anno, è saltata l’estate e nessuno se ne è accorto. Sono state cancellate il Womad, Taoarte, Castelbuono jazz Festival, il Circuito del Mito e quello di Epicarmo, salterà il Palermo Teatro Festival e chissà ancora quante altre manifestazioni invernali. Lo stop dato alle manifestazioni culturali ha dell’eclatante ed il silenzio politico che vi si sente intorno è davvero assordante. In un momento di grande crisi come questo, la mancanza d’investimento nel settore e gli incredibili ritardi perpetrati nei pagamenti, stanno definitivamente uccidendo la categoria.
La cancellazione d’importanti manifestazioni e di spettacoli diffusi sul territorio, non rappresenta un risparmio (apparente) per una Regione in crisi. Bisogna pensare quanto le manifestazioni (ben organizzate e promosse con i giusti tempi), possano effettivamente condizionare i flussi turistici dell’isola, quanta economia reale muovano. Non uno spettacolo quest’estate ha arricchito la nostra proposta turistica, non una manifestazione, non un festival. Mentre nel resto dell’Europa e del mondo, il settore in crescita è proprio quello del Turismo culturale….cosa ha potuto offrire la Sicilia quest’estate ai turisti, oltre che ai siciliani?
Il 2013 è vicino…addio Europa: Dove finiranno le risorse che l’Europa ha destinato alla Sicilia, allo sviluppo del settore, dove finiremo noi se continuerà questa indecente gestione?
E oggi, per finire in bellezza, ci si nasconde dietro il patto di stabilità, per bloccare con la solita leggerezza, tutti i pagamenti del settore, quelli del 2010, 2011 e ovviamente il 2012, quelli europei, quelli ministeriali, quelli regionali, i capitoli sul Teatro e la Musica, le compagnie, i teatri privati, le rassegne….
AI CANDIDATI PRESIDENTI… DUE DOMANDE SEMPLICI:
Vogliamo che l’Isola sprofondi tra mala politica e burocrazia?
Riteniamo ancora la cultura un asse portante di questa terra, del suo sviluppo, del suo turismo?
UN’INFORMAZIONE:
Secondo l’indagine L’Italia che verrà: Rapporto 2012 sull’Industria culturale in Italia, elaborata da Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell’Assessorato alla cultura della Regione Marche, la cultura nel nostro Paese frutta un bel po’: quasi il 5,4% della ricchezza prodotta, equivalente a circa 76 miliardi di euro. In termini occupazionali il dato si riflette su un milione e quattrocentomila persone impiegate nel settore, ovvero al 5,6% del totale degli occupati. E allargando lo sguardo dalle imprese che producono cultura in senso stretto (vale a dire industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico-artistico e architettonico, performing arts e arti visive) a tutta la “filiera della cultura”, il valore aggiunto prodotto dalla cultura schizza dal 5,6 al 15% del totale dell’economia nazionale e impiega ben quattro milioni e mezzo di persone, equivalenti al 18,1% degli occupati a livello nazionale. Nel quadriennio 2007-2011 la crescita nominale del valore aggiunto delle imprese del settore della cultura è stata dello 0,9% annuo, cioè più del doppio rispetto all’economia italiana nel suo complesso (+0,4%). E nello stesso periodo, dunque, gli occupati sono cresciuti dello 0,8% a fronte della diminuzione dello 0,4% a livello sempre complessivo su base annua. Infine l’export di cultura vale oltre 38 miliardi di euro e rappresenta il 10% dell’export complessivo nazionale. L’import “pesa” per 17,8 miliardi di euro, pari al 4,4% del totale.
I PRIMI FIRMATARI:
Roberta Torre, regista – Rosetta Film
Alfio Scuderi, produttore e regista – Palermo Teatro Festival
Claudio Collovà, regista – Officine Ouragan
Franco Scaldati, autore e regista – Compagna di Franco Scaldati
Vincenzo Pirrotta, autore e regista – Compagnia Esperidio
Giorgio Pace, sovrintendente Teatro Garibaldi di Modica
LATITUDINI, rete siciliana di drammaturgia contemporanea
Giuseppe Cutino, regista – Compagnia M’arte
Claudio Gioè, attore
Marco Betta, compositore
Chiara Agnello, casting e regista – I 100 Autori
Melino Imparato, attore – Compagnia di Franco Scaldati
Paolo Briguglia, attore
Filippo Luna, attore
Noemi Troja, organizzatrice – Teatri Alchemici
Luigi di Ganci, attore e regista – Teatri Alchemici
Dario Ferrari e Nina Lombardino, attori e organizzatori – Teatro delle Balate
Gigi Borruso, attore e regista – Transit Teatro
Mauro Lo Monaco, organizzatore – Teatro dei Due mari
Paride Benassai, attore – Compagnia dei Doppi Semplici
Giovanna Velardi, coreografa – IBI Cultura
Vincenzo Ferrera, attore – Compagnia Scena Dinamica
Paolo Cinquemani, organizzatore – Bogota’ Teatro
Antonio Silvia, attore
Claudia Scuderi, Ufficio stampa Cultura
Clara Gebbia, regista e produttrice – Teatro IAIA
Beatrice Monroy, scrittrice
Mario Incudine, autore e musicista
Dario Sulis, musicista
Maurizio Puglisi, produttore – Nutrimenti Terrestri
Corrado Russo, organizzatore
Stefania Blandeburgo, attrice
Gianfranco Perriera, regista – Teatro Teates
Elena Pistillo, attrice – Teatro Teates
Giuditta Perriera, attrice – Teatro Teates