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Silenzio, va in scena: Ci vuole vita per amare la vita

Ci vuole vita per amare la vita, pièce teatrale per gli studenti del laboratorio teatrale dell'Associazione Grado Zero, da Giada Baiamonte e Rinaldo Clementi...

di Redazione

Un saggio di fine corso, un omaggio alla poetessa Emily Dickinson e al grande autore Edgar Lee Masters, arte preziosa e raffinata che va in scena con il suo miglior vestito: tutto questo è Ci vuole vita per amare la vita, pièce teatrale cucita ad hoc, sulle potenzialità artistiche degli studenti del laboratorio teatrale dell’Associazione Grado Zero, Dal regista attore Rinaldo Clementi, e coordinato dall’attrice Giada Baiamonte.

 

di  Liliana Serio

Due affermati artisti, Rinaldo e Giada, che hanno deciso di condividere l’Arte dalla A maiuscola, la recitazione, con giovani e meno giovani che amano il Teatro: autentico, faticoso, coinvolgente e viscerale. Perché per recitare non basta un bel viso, per andare in scena ci vogliono dedizione, cuore, tantissimo studio, ore ed ore di prove che trasformino il gesto più semplice, come uno sfiorar di spalle, in qualcosa di naturale e significativo, e infine un’ottima tecnica.  Sì, la tecnica. Perché è soprattutto grazie a questa che si può andare in scena a fare il proprio lavoro. «Applicate la tecnica, rendete carne la tecnica se siete capaci», così risuonano e danno posto ad una nuova consapevolezza le parole del maestro Clementi, sottolineando ancora una volta che per diventare grandi Artisti bisogna prima imparare ad essere umili e bravi Artigiani.

Spoon River e le sue anime

Ci vuole vita per amare la vita non è soltanto il titolo dello spettacolo, ma al contempo una profonda verità. L’opera trae spunto dalla conosciuta e dibattuta Antologia di Spoon River, la celebre raccolta di poesie del poeta statunitense Edgar Lee Masters che, sottoforma di epitaffio, dà voce ancora una volta alla vita di numerose persone sepolte nel cimitero di un paesino del Midwest americano. Perché se è vero che questi individui forse sono stati dimenticati da tutti, non lo sono dalle memorie. Così sull’epitaffio di Edith Conant leggiamo, o per meglio dire ascoltiamo: «Noi aleggiamo in questo luogo – noi, le memorie, e ci copriamo gli occhi per timore di leggere: 17 giugno 1884, all’età di 21 anni e 3 giorni. […] Tutto è dimenticato, tranne che da noi, le memorie, che siamo dimenticate dal mondo».

baiamonteclementi
Baiamonte-Clementi

Numerosi personaggi, altrettante storie che si intrecciano in un susseguirsi di emozioni, azioni e contrasti che ricoprono interamente la gamma dei sentimenti reali che, chi ha vissuto, ha provato almeno una volta: rabbia, gioia, frustrazione, desiderio, sconfitta e risentimento. Ci vuole vita per amare la vita riporta in auge Edgar Lee Masters, poeta che racconta sapientemente la vita, e per farlo si serve degli abitanti di un piccolo paesino, Spoon River. I personaggi che incontriamo rispecchiano tutte le tipologie umane, dal mestiere, dallo status sociale e dal vissuto diverso, tutte accomunate da una grande e ineluttabile verità: sono morte. E come tutte le anime che non ci sono più, non hanno nessun debito con la vita, nessun motivo di tacere oltre, di nascondere ciò che spesso le convenzioni sociali vietano semplicemente di sussurrare. Finalmente parlano, ora possono, e soprattutto possono raccontare, con assoluta sincerità e senza alcun filtro, la loro verità, per quanto scomoda e ingombrante.

10 allievi e un’opera

Amarezza, ironia e riscatto, espiazione, castigo e rabbia. Sentimenti diversi, personaggi opposti che si incontrano e scontrano, interpretati da 10 allievi-attori che hanno età diversa ma identica passione per la recitazione. Elèna, Aurora, Adelina, Salvatore, Valerio, Alessia, Gabriele, Nicolò, Valeria e Patrizia prestano la loro voce a uomini e donne che mentre erano in vita non hanno capito e non sono stati capiti, uomini e donne che nonostante tutto affascinano inevitabilmente lo spettatore.

Ascoltate le litanie di morte, ormai inevitabile; aprite le orecchie alla cruda schiettezza di chi ha davanti a sé l’eterno e il dispettoso gioco dei fantasmi del passato. Scoprite le ipocrite convenzioni sociali, il vuoto lasciato dall’effimero potere, le bugie degli amanti, il freddo e rigido abbraccio del decoro, la perdita e il riscatto. Ascoltate e giudicate voi stessi se questi personaggi hanno amato la loro vita.

Il saggio teatrale Ci vuole vita per amare la vita andrà in scena il 29 giugno al Convento Cabaret alle ore 21,00

 

 

 

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