Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Simona Malato: dal teatro al cinema con passione

Ha appena ricevuto un prestigioso riconoscimento nell’ambito del Premio Globo d’Oro 2021 come coprotagonista del film “Le sorelle Macaluso”. Simona Malato, un'attrice poliedrica, che passa dal teatro al cinema con tutto l'amore e la passione di una grande artista (Foto Simona Malato di Rori Palazzo)

di Pippo La Barba

Simona Malato. Attrice poliedrica, interprete del teatro di Franco Scaldati, Emma Dante e Claudio Collovà, ha avuto dalla stampa estera un prestigioso riconoscimento nell’ambito del Premio Globo d’Oro 2021 come coprotagonista del film “Le sorelle Macaluso”, Simona Malato si forma nel teatro lavorando con Franco Scaldati, Emma Dante e Claudio Collovà.
Nella danza studia le tecniche contemporanee e le arti marziali con maestri internazionali.
Con Krystian Lupa, regista polacco, Simona Malato sta compiendo un percorso di formazione da cinque anni. Ha fondato il Collettivo Progetto Antigone, un gruppo di 19 attrici che con la regia e la direzione artistica di Letizia Quintavalla raccontano la tragedia di Antigone ai bambini dagli otto agli 11 anni. “Parole e Sassi” – la storia di Antigone – racconto laboratorio per le nuove generazioni – è un progetto che compie 10 anni ed è stato offerto a circa 30.000 bambini su tutto il territorio nazionale dal 2012.
Nel cinema, Simona Malato ha lavorato con Raul Ruiz, Tornatore, oltre che con Emma Dante ne Le sorelle Macaluso, per cui vince il globo d’oro come migliore attrice protagonista insieme a Donatella Finocchiaro.
Film in uscita: “Una femmina” di Francesco Costabile, su una storia di ndrangheta nella Calabria di oggi.
Ha appena finito di girare Stranizza d’amuri, opera prima di Beppe Fiorello ispirata ai fatti di Giarre del 1981.

Le rivolgiamo qualche domanda.


“Le sorelle Macaluso”? Rimpianti

Ricevere il Globo d’oro è un bel traguardo. Essendo una che il teatro ce l’ha nel sangue. Rimpiangi di non aver fatto anche la versione teatrale de “Le sorelle Macaluso”?
Non parlerei di un rimpianto, sono stata felice di interpretare Maria nella versione cinematografica, è un personaggio che ho amato fin dal primo momento, sicuramente portavo dentro il ricordo forte della piece teatrale, ma l’incontro con il cinema e la possibilità di un’avventura così forte insieme ad Emma e alle altre attrici ha lasciato in me una ricchezza e una soddisfazione che basta a se stessa. E’ stato un viaggio personale, nuovo e in ascolto delle immagini che Emma mi chiedeva di incarnare. Il teatro però è la mia casa e quando mi trovo coinvolta in bei progetti è il luogo dove torno con grande naturalezza e gioia .

Analogie tra Scaldati e Dante

Tu hai recitato testi antichi di Scaldati e lavorato con Emma Dante. Che analogie trovi tra questi due mostri sacri del teatro?

Penso che il teatro di Scaldati sia dentro la memoria di ognuno di noi artisti palermitani. Ogni autore, sia regista che attore, chè per me l’attore è anche autore, ognuno di noi che l’ha incontrato o studiato trova in lui e nel suo teatro un’origine del racconto su Palermo e su una certa Sicilia aspra, forte e dolcissima. Franco partiva dalla poesia per trovare la carne. Emma forse fa il contrario, ha strappato, come del resto fanno tutti i grandi artisti con il bagaglio che si eredita dai maestri, ed è diventata maestra perché ha tracciato la sua identità seguendo con coraggio le sue scelte fino in fondo. Non devo cercare analogie tra due artisti così differenti tra loro, ma posso dire allo stesso modo che con entrambi ho attraversato percorsi poetici difficili e mai scontati. Ho lavorato duramente e con gioia grande, ho toccato il nero e visto la luce, ho sudato e ho studiato. Ho fatto insomma del gran bel teatro.

Togliere un po’ di polvere al siciliano di Scaldati

Togliere oggi un po’ di polvere al siciliano arcaico di Franco Scaldati è una operazione scorretta?
La lingua di Scaldati per me è modernissima. Quando ho avuto l’onore di recitare i suoi testi mi trovavo sempre trasportata in un mondo onirico senza tempo. Un mondo poetico e lirico la cui vena concreta e terrena, e oserei dire sublimamente contemporanea, era sempre lì a irrorare di sangue e lacrime e risa i passi, le movenze, le voci degli attori. E’ stato un grande maestro di teatro e di vita.

Drammaturgia siciliana e palermitana

Esiste una vera drammaturgia siciliana o, più specificamente, una drammaturgia palermitana?
Si, credo che Palermo sia essa stessa una meravigliosa drammaturgia! Mi spiego. Ognuno degli autori con cui ho lavorato, da Scaldati ad Emma a Giuseppe Massa con il quale ho fatto un altro pezzo di strada con la compagnia Sutta Scupa, per parlare solo di Palermo, penso abbiano tratto e continuino a trarre ispirazione, immaginario e storie dentro il tessuto della città, nei suoi abitanti, nella sua luce, nella sua lingua, e anche nella sua storia antica. Il mondo cambia, continua ad evolversi, la città si allarga, accoglie nuovi abitanti, si creano comunità moderne. Per certi versi Palermo continua a essere un porto che accoglie. Una città che si lascia penetrare, che apre le braccia, ma cela i suoi bui, o li lascia intravedere nei vicoli, nelle macerie. Quanta roba per un artista, non credi?

L’opinione di Ciprì


Ritornando al cinema. Condividi l’opinione di Daniele Ciprì che in atto i film destinati alle sale sono puri prodotti commerciali di intrattenimento e solo raramente film d’autore?
Quella di Ciprì probabilmente è una provocazione. Per me c’è tanto sul mercato e le Serie non aiutano a districarsi nei dubbi su alcuni prodotti. Non sono contraria all’intrattenimento, purché sia sublime. Forse provoco anch’io? Ho un’esperienza piccolissima, ma credo di aver partecipato solo a film d’autore. Uscirà a breve per esempio il film di Francesco Costabile “Una Femmina”, un’ opera coraggiosa e difficile. Ecco: gli autori ci sono. Gli interpreti che vogliono lavorare con gli autori pure. Forse occorrerebbe un vero sostegno economico a certi progetti, coraggiosi, innovativi, e sicuramente stimolanti per un pubblico che può divenire più esigente, più abituato a un certo tipo di linguaggio.

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