Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

tutte le aberrazioni del nostro sonno incidono negativamente sul “sono”...

di Redazione

“Il risveglio apre un mondo comune, il sonno invece riporta ognuno ad un mondo suo proprio.”

 

Eraclito

 

Dott.ssa Marina Li Puma*

Tra le funzioni basiche del funzionamento dell’essere umano vi è anche il ritmo sonno-veglia, che, per sua intrinseca natura, implica una continua e ciclica oscillazione “acceso-spento” e che più degli altri bisogni fisiologici primari prevede uno stato di “assenza” a supporto della “presenza”. Così come la tesi e l’antitesi, l’uomo è una sintesi inestricabile di meccanismi vitali che esprimono loro stessi soltanto nella misura in cui passano attraverso la “morte”, una morte benefica, omeostatica e rigenerante.
Il sonno non serve soltanto ad un recupero e ad una reintegrazione energetica a livello biologico, ciò che accade riguarda anche la parte più profonda di noi, quella più prettamente psichica e legata al nostro Io. Mentre il Sé corporeo giace, il Sé psichico si riaggrega, ripristina quell’unità e compattezza narcisistica che si è andata frantumando nelle varie attività del quotidiano. Al pari del derma e del suo continuo e inconsapevole sbriciolarsi nel turbinio di movimenti che compiamo, la nostra “pelle psichica”perde piccole parti si sé nelle diverse attività che svolgiamo, nelle plurime relazioni che gestiamo. Siamo sottoposti ad una forma di stress costante, più o meno acuto, più o meno percepito. Il migrare verso una dimensione altra, quella offerta dall’addormentamento ci consente di ritrovarci, di recuperare una bolla psico-fisica privatissima che ci autorigenera e di colmare quelle perdite di integrità psicologica lontano dai, talvolta, soverchianti input del reale. E’ per questo che tutte le aberrazioni del nostro sonno incidono negativamente sul “sono”.
C’è chi fugge nel sonno(ipersonnia) e  questo aumento esponenziale del tempo trascorso a dormire di solito attesta la presenza di un nucleo depressivo agente, un eccessivo ripiegamento sul sé che serve a sottrarsi a situazioni di vita vissute come  frustranti e rispetto alle quali non ci si sente adeguati. In questo caso il sonno non corrisponde più a quella sana e necessaria stasi “dinamica” finalizzata ad una tonica riaccensione, il fine è e rimane lo spegnimento. Di fattezze opposte ma ugualmente disagevole è il caso dell’insonnia, un’incongruo sbilanciamento del ritmo circadiano a favore delle ore di veglia. In questo caso ciò che si verifica è ,invece,una fuga dal sonno, una fuga da se stessi e da quel naturale e solitario ritiro percettivo dalla realtà.
Un motore ansioso innervosisce lo spirito, e increspa l’anima a tal punto da non riuscire a fermarsi mai, l’azione è l’ansiolitico, il vuoto il nemico.

Molte persone si accontentano e “piangono con un occhio”, ma forse quell occhio lì, in realtà, lo vorrebbero chiudere.

*Psicoterapeuta

 

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