Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

State certi che mi dimetto

di Redazione

Lombardo: “Dimissioni programmate, ma la sicilia non è in default

di Giulia Noera

“Martedì prossimo, nell’incontro con il premier Monti, gli dirò che mi dimetterò, ammesso che non mi sia già dimesso il 24 mattino”. Lo ha detto il Governatore siciliano Raffaele Lombardo, incontrando la stampa dopo la lettera ricevuta ieri da Monti.
Il Governatore siciliano ha aperto così l’attesa conferenza stampa di questo pomeriggio a Palazzo d’Orleans.

“Stamane, sulla stampa – prosegue Lombardo – sono state dette molte menzogne e una massa di equivoci sulla Sicilia. Ma io per questo motivo li denuncerò e chiederò i danni di immagine per tutti i siciliani. C’è qualche pseudo-industriale secondo cui io dovrei licenziare cinquantamila persone, ma non lo farò mai – ha continuato Lombardo -. Piuttosto questo pseudo-industriale vada a morire ammazzato”.

Il Presidente non fa mai il nome del vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, ma il riferimento è all’imprenditore che nei giorni scorsi, in un’intervista, aveva annunciato il rischio default per la Sicilia.

“Per prima cosa dirò al premier Monti che sono false le notizie secondo cui la Regione siciliana è a rischio default. La manovra in corso, che può essere considerata un colpo di Stato, mette sotto i piedi l’autonomia e la Costituzione – prosegue -. Lo Statuto ha norme precise sulle dimissioni del presidente. Prevede tempi precisi, cioè novanta giorni, entro cui si vota, nei quali il presidente ha poteri pieni che consentono di affrontare l’emergenza.

 

“Ma io non mi avvarrò di questi poteri – precisa Lombardo -. C’è un vicepresidente che, in quanto a rigore, non è secondo a nessuno. Tutto il resto è un grande polverone deliberatamente creato. È il sistema che reagisce a questo tentativo autonomista. Viviamo certamente una condizione di difficoltà, come del resto in tutto il Paese – sottolinea -. Ci si scandalizza per i cinque miliardi di debito della Regione, quando il debito dello Stato è di duemila miliardi. Abbiamo difficoltà di cassa? È vero. Ma perché lo Stato piuttosto non comincia a restituire il miliardo di euro che deve alla Sicilia, tra fondi della Sanità, Fas e fondi comunitari? In questi anni abbiamo bloccato le assunzioni e invece scrivono che abbiamo assunto 30 mila forestali. Abbiamo ridotto le partecipate, i dipartimenti, abbiamo smantellato l’affare mafioso dei termovalorizzatori, la Sanità ha rispettato il piano di rientro, abbiamo riformato la Formazione, con la nuova Irsap ci sono cinque commissari al posto di settecento. Abbiamo toccato i fili. E chi li tocca prende la scossa”. 

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