Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Sul filo dei sondaggi

In Sicilia la campagna elettorale si svolge seguendo nuovi canoni. La parte del leone è adesso quella dei sondaggi, che raccolgono le morbose attenzioni di tutti...

di Redazione

In Sicilia  la campagna elettorale, ormai, si svolge seguendo nuovi canoni. La parte del leone è adesso quella  dei sondaggi, che raccolgono le morbose attenzioni di tutti

 

di  Mario Guglielmino* 

In Sicilia  la campagna elettorale per le prossime elezioni regionali sembra svolgersi  secondo alcuni nuovi canoni. Non ci sono  più i lunghi e affollati comizi di piazza di una volta, non le bandiere più o meno colorate e festose, non le feste di partito, le cene e le  adunate dei comitati.
Se la Sicilia è laboratorio politico, lo è adesso fin dalle fondamenta, e si alimenta delle nuove sottili forme della  ricerca del consenso.
Nuove forme, sì, ma anche molti nomi che si ripropongono, che ritornano sempre uguali, appartenendo a certa datata nomenclatura, volti  noti e navigati per l’esperienza di diverse stagioni trascorse nella frequentazione di  varie aule di democratica rappresentanza elettiva. In questo senso, il nostro  laboratorio regionale vede l’utilizzo di ingredienti della tradizione politica, di conseguenza non proprio freschi.
La lotta politica, anche per stanchezza e mancanza di giovanile smalto, quindi, si svolge in forme decisamente più sotterranee. Questa assenza, questa fuga della politica dalla strada, è segno di una maggiore prevalenza di alcuni apparati clientelari ormai consolidati, rispetto  alla  tradizionale ricerca  del favore nel puro rapporto di fronte all’opinione pubblica.
Molti di questi candidati  non sembrano interessati alla ricerca e alla creazione di nuovo valore e di nuovo consenso, quasi rassegnati all’idea che nessuna idea e nessuna proposta possano richiamare alla fiducia quella  gran fetta  di elettorato che, già così si esprime, non andrà alle urne per la sfiducia e il malessere maturato in anni di mala gestione, scandali, mala politica e vacche sempre più magre. Un patrimonio, quello di coloro  che si annunciano  astenuti, quasi maggiore del 50 per cento dell’elettorato.
Una politica sotterranea e per pochi, che  mira ad alcuni obiettivi  sensibili. Non ci si impegna più di tanto, i messaggi pubblici vengono affidati  soprattutto  ai media, a interviste televisive, meglio se brevi e con lancio di spot facilmente digeribili, nella speranza che qualcuno ancora ascolti.
Grandi cartelloni con l’illustrazione di vere o presunte glorie raggiunte e promesse, con accanto l’effigie del partito o del protagonista di turno.
La parte del leone è adesso quella  dei sondaggi.
Il sondaggismo raccoglie le morbose attenzioni di tutti, giornalisti, commentatori, uomini di partito e dell’establishment, e ancora di qualche cittadino interessato, come se dalla lampada magica dovesse venir fuori il genio dell’alleanza vincente, l’alchimia che mette tutti gli avversari dei fronti opposti in fuori gioco.
Il sondaggismo, in fondo, è comodo: delega ad anonime interviste l’intuizione, ma anche la  costruzione, delle intenzioni di voto, senza la fatica della politica in strada.
Tempi nuovi. Ma è obbligo approfondire e riflettere, appunto, non soltanto sull’uso dei sondaggi con funzione predittiva, ma di vera costruzione del consenso. Sotto il balletto  di molti numeri e percentuali  di consenso  c’è un chiaro intento manipolatorio ben congegnato. Infatti, è chiara la strategia: balletti di cifre, spesso del tutto discordanti e contraddittorie,  presentate  con opportune  salse  che confondono il lettore ad arte, e  lo indirizzano in modo  quasi inconsapevole e occulto. L’intento manipolatorio dell’opinione pubblica è  evidente grazie alla forza  dell’annuncio. La psicologia dell’individuo e quella delle masse trovano qui un punto di incontro, nella ricerca di una certa fonte di comune rassicurazione  nelle possibili scelte auspicate e  sostenute  dai vari schieramenti.
Nel percorso che va dalla democrazia del sondaggio  a  quella  delle urne il rischio  è  pesante: quello di una capacità deliberativa il cui metro è, in definitiva, non il consenso proprio bensì…altrui. Ci si sente più sicuri a scegliere, se a farlo sono anche altri, nello stesso nostro senso e verso. Siamo più confortati, ad azzeccarci insieme oppure, mal comune  mezzo gaudio, eventualmente a sbagliare insieme.
Salvo poi ritrovarsi  nella medesima  comune barchetta malandata in mezzo al mare.
Ecco quindi in gara le varie forze politiche a sfornar sondaggi, tramite i loro mentori istituti di rilevazione quotidiana, impegnati a governare le maree elettorali, cercando di lavorare per strappare, costruendolo anche virtualmente, quello spazio e quel distacco che farà la differenza alle urne.
Ne avremo ancora per qualche settimana. Per poi ricominciare a  livello nazionale.

*Presidente dell’Associazione politico culturale Voci Attive

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