E’ irresponsabile il comportamento del socio che parla di prospettive di sviluppo della regione e poi annienta uno dei pochi strumenti dotati di risorse finanziarie proprie
La Redazione
L’obiettivo di rilanciare e sostenere le imprese attraverso Sviluppo Italia Sicilia non è stato raggiunto. Ma la cosa ancora più grave è il forte ridimensionamento della società.
I sindacati hanno presentato alla Commissione Bilancio una nota decisamente pesante in cui è stata ricostruita la storia recente della società, dall’anno della sua acquisizione da parte della Regione Siciliana (2008) ad oggi, richiamando l’attenzione sui dati più significativi dell’ultimo bilancio approvato dal socio nel 2013, in cui si è registrata una perdita di 1.8 ME. Tutto, a fronte di una riduzione del costo del personale e della capacità produttiva dell’organico aziendale, che viene costretto a operare sottocosto.
Dopo l’audizione dei sindacati rappresentanti delle Segreterie Provinciali con le Rsa aziendali di Ugl Credito, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil e Fabi in ordine alle problematiche economiche e finanziarie in cui versa la società, sono intervenuti i rappresentanti dell’Ugl Credito, Filippo Virzì, Segretario Provinciale di Palermo e Franco Marino, rappresentante sindacale aziendale.
“La Regione Siciliana – dice Franco Marino – ha acquistato la società il 1 aprile 2008, in un momento in cui presentava utili per 6 milioni di euro derivanti dalle attività di creazione d’impresa. Al momento dell’acquisizione – continua il sindacalista – ha richiesto l’assunzione di 38 addetti che, a vario titolo, avevano prestato servizio in qualità di precari ( parenti e amici di politici regionali di vari partiti ) alcuni dei quali sprovvisti di laurea. Tutto ciò ha contribuito, in larga parte, alla perdita di esercizio, determinando l’attuale situazione finanziaria”.
E’ irresponsabile il comportamento del socio che parla di prospettive di sviluppo della regione e poi annienta uno dei pochi strumenti dotati di risorse finanziarie proprie in grado di dare risposte ai giovani ed ai disoccupati siciliani con le agevolazioni del prestito d’onore che gestisce a livello territoriale.
“La società è stata utilizzata come un bancomat dal socio regione – riprende Marino – che ha affidato commesse in perdita. Commesse che, altrimenti, non sarebbe stata in grado di portare avanti restituendo ulteriori milioni di euro alla Unione europea”. La società non grava sul bilancio regionale per un euro, ma vive di risorse proprie in quanto non è titolare di nessun contratto di servizio ma anzi apporta risorse finanziarie nazionali che altrimenti sarebbero destinate ad altre aree geografiche e invece contribuisce a creare occupazione significativa e risorse finanziarie alle esauste casse regionali in termini di incremento dell’ Irpef , Irap, Iva regionale incassata.
“Il fallimento della politica – conclude Filippo Virzì – contribuisce anche a questo dal momento che non riesce a perseguire il bene comune ma cerca di trincerarsi dietro uno steccato. Attaccare i dipendenti che sono l’unica risorsa della società invece di identificare le proprie responsabilità appare un diversivo per nascondere i propri fallimenti”.
Come se non bastasse, la società ha azzerato tutte le consulenze e al momento non ha neppure un consulente fiscale per la presentazione della dichiarazione dei redditi. Pertanto, non può generare ricavi senza produrre anche costi e, in particolare, i costi per viaggi e rimborsi ai dipendenti sono legati alle visite ispettive per i monitoraggi del Titolo II che è una commessa che chiude ampiamente in attivo, l’unica peraltro tra quelle in portafoglio.