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Telecom, 13 lavoratori vincono la causa in Corte d’Appello

La soddisfazione della Slc Cgil: “I giudici confermano la sentenza di primo grado. Accolta la nostra tesi difensiva”

di Clara Di Palermo

Ancora una sentenza positiva per i lavoratori della Telecom Italia arriva dalla Corte di appello di Palermo.  Un gruppo di 13 lavoratori, iscritti alla Slc Cgil Palermo, patrocinati e difesi dall’avvocato Pietro Vizzini, ha vinto anche in secondo grado il ricorso contro l’assorbimento dei superminimi individuali operato da Tim.

La Corte d’Appello, ne suo dispositivo, conferma la sentenza emessa in primo grado e condanna la Telecom anche a rifondere le spese legali.

“Abbiamo condannato e combattuto fin da subito – dichiara il segretario generale Slc Cgil Palermo Fabio Maggio – questa azione arrogante e prepotente adottata dal management di Tim che, in occasione del rinnovo del contratto di lavoro del 2017, non ha riconosciuto l’aumento salariale conquistato con la contrattazione collettiva, assorbendolo dai premi che la stessa azienda aveva riconosciuto ai lavoratori molti anni fa, diventati parte integrante del salario mensile”.  

Una azione in un periodo di forti tensioni sindacali.

“Sono stati anni che   hanno visto il susseguirsi di piani industriali disastrosi – aggiunge Maggio – e di scelte governative, folli che hanno portato allo smembramento in due società: quella che era un tempo la Sip, poi sdoppiata in Telecom e Tim, gruppo che adesso ha venduto la sua rete a un fondo americano. Visti gli infruttuosi risultati negoziali, insieme a un gruppo di nostri iscritti abbiamo quindi intrapreso il percorso giudiziale, che ha visto l’azienda soccombere in primo grado prima e in appello oggi”.

Aggiunge l’avvocato Pietro Vizzini: “La Corte ha confermato la sentenza di primo grado che, accogliendo le nostre argomentazioni difensive, ha ritenuto illegittima la decisione aziendale di procedere per la prima volta dopo tanto tempo all’assorbimento dei super minimi individuali che i lavoratori percepivano da tanto tempo”.

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