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Torna al Teatro Biondo la Palermo di Salvo Licata

di Redazione

Debutta mercoledì 13 gennaio, alle ore 21.00, al Teatro Biondo di Palermo, La Fame/La Peste, un dittico di Salvo Licata con la regia di Luca D’Angelo.

Prodotto dal Teatro Biondo, lo spettacolo, che replicherà fino al 17 gennaio, apre la programmazione della Sala Strehler, inaugurando una nuova stagione del Teatro palermitano ricca di produzioni proprie e aperta alla sperimentazione.

In scena, alternandosi in ruoli diversi: Stefania Blandeburgo, Gino Carista, Costanza Licata, Salvo Piparo, Mario Pupella. Le scene sono di Rudy Laurinavicius, i costumi di Luca D’Angelo e le luci di Davide Riili.

Le musiche di Costanza Licata saranno eseguite al pianoforte da Irene Maria Salerno.

La Fame e La Peste costituiscono un dittico di opere teatrali nate dall’estro poetico e critico di Salvo Licata, giornalista, autore e animatore di teatro palermitano, che negli anni ’60 fu tra i fondatori del gruppo di cabaret politico “I Travaglini”.

«Anche se apparentemente diversi nella loro scrittura lessicale e drammaturgica – spiega il regista Luca D’Angelo – i due testi si rivelano complementari, passando dalla farsa de La Fame alla tragedia de La Peste. Sullo sfondo una ambientazione sospesa in un tempo indecifrato, che assomiglia però alla cruda contemporaneità».

La Fame è una farsa esilarante che ha per protagonisti i due ambigui Ciociò e Prurè, artisti improvvisati che escogitano vari espedienti per assicurarsi la sopravvivenza quotidiana. «Il confronto tra i due – spiega il regista – si risolve in un naturale sposalizio, generato dai loro stessi parossismi, raggiungendo vertici comico-drammatici». 

La Peste, scritta in forma di oratorio che fonde il vernacolo all’italiano e al latino, è per Luca D’Angelo: «la materializzazione di un mondo onirico, nel quale i personaggi, gli stessi de La Fame, si trovano persi in un vuoto indecifrabile, dove per attestare la propria identità intrattengono aridi rapporti di puro formalismo, che sfociano alle volte in una tirannia dialettica nella quale, abbandonati al gusto della reiterazione e dell’inganno lessicale, lo sfruttato rinsalda, forse con inconsapevole masochismo, l’identità dello sfruttatore, in un cupio dissolvi che trova quiete solo in quei buchi spazio-temporali che Salvo Licata sapeva creare con intensa sagacia».

 

La Fame / La Peste

di Salvo Licata

regia Luca D’Angelo

scene Rudy Laurinavicius

costumi Luca D’Angelo

luci Davide Riili

musiche di Costanza Licata eseguite al pianoforte da Irene Maria Salerno

personaggi e interpreti:

La venditrice di libri / Il maestro di musica / Una donna Stefania Blandeburgo

Prurè / Un uomo / Banditore  Gino Carista

La bambina / Una donna / Cantante Costanza Licata

Ciociò / Un uomo Salvo Piparo

Zia Clotilde / Banditore / Boia /Un uomo Mario Pupella

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