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Trattamento PIPAC: una frontiera contro la carcinosi peritoneale

Al gemelli Giglio di Cefalù, prima chemioterapia per aerosol intraddominale con trattamento PIPAC. In uso al gemelli di Roma, viene impiegata per il trattamento della carcinosi peritoneale (Nella foto: Andrea Di Giorgio e Calogero Ricotta

di Redazione

Primo trattamento PIPAC al Gemelli Giglio di Cefalù per la riduzione della carcinosi peritoneale tramite insufflazione, sotto forma di aerosol, di farmaci chemioterapici nella cavità addominale.
La procedura è stata eseguita dal dottor Andrea Di Giorgio, responsabile dei trattamenti integrati della carcinosi peritoneale del Policlinico Gemelli di Roma e dal dottor Calogero Ricotta, responsabile dei centri epatobiliopancreatici del Gemelli Giglio di Cefalù.

Tipologia di paziente

Il paziente, un uomo cinquantenne, in buone condizioni generali, è affetto da neoplasia pancreatica con metastasi peritoneali.
“Il tumore pancreatico – spiega Andrea Di Giorgio – è una neoplasia molto aggressiva. Nella gran parte dei casi, è già diffuso localmente o metastatizzato ad altri organi già al momento della diagnosi. Pertanto solo un 25 per cento dei pazienti, con tumore pancreatico, è candidabile ad intervento chirurgico con intento curativo. La presenza di metastasi peritoneali controindica – ha aggiunto Di Giorgio – l’intervento chirurgico radicale. Di conseguenza, indirizza il paziente alla chemioterapia sistemica palliativa con una sopravvivenza mediana documentata di circa 6-11 mesi ed effetti tossici collaterali indesiderati.


La PIPAC (pressurized Intraperitoneal Aerosol Chemotherapy)

La PIPAC (pressurized Intraperitoneal Aerosol Chemotherapy) si propone, invece – aggiunge lo specialista – di rallentare la progressione peritoneale di malattia. Inoltre, di indurre una regressione dei noduli peritoneali ed in combinazione con la chemioterapia sistemica di aumentare la sopravvivenza di questi pazienti”.

Metodo di esecuzione

La Pipac viene eseguita in anestesia generale, durante una laparoscopia. Il farmaco viene iniettato in addome tramite una pipetta nebulizzante sotto forma di goccioline micropsichie (aerosol). La somministrazione dura pochi minuti ed il farmaco viene lasciato agire in sospensione nell’addome disteso per trena minuti. Il regolare svolgimento è monitorato tramite la telecamera laparoscopica. La degenza ospedaliera post procedura è in media di 1-2 giorni

“La Pipac – afferma Di Giorgio – è una metodica di recente introduzione. Pertanto, è considerata un trattamento sperimentale se pur i dati preliminari disponibili sono incoraggianti in termini di aumento della sopravvivenza. L’efficacia antitumorale è invece ben documenta dal punto di vista istologico essendo state riscontrate significative regressioni tumorali”.

Obiettivi della PIPAC

L’obiettivo primario del trattamento PIPAC resta il controllo della carcinosi peritoneale. La metodica è ripetuta generalmente ogni 6-8 settimane sia in combinazione con la chemioterapia tradizionale o in modo esclusivo. L’indicazione della PIPAC è posta da un team multidisciplinare.

“Portiamo nel nostro Istituto – ha detto il presidente della Fondazione Giglio, Giovanni Albano – una procedura da tempo attiva al Gemelli di Roma. L’obiettivo è quello di dare una risposta a quei pazienti, già provati da una malattia grave, e spesso non in grado di sostenere lunghi viaggi. Il nostro Istituto, grazie alla collaborazione con il Gemelli di Roma, è impegnato ad attivare linee di cura molto precise. Linee, in cui si registra, tutt’oggi, una forte mobilità passiva”.

A cura di Vincenzo Lombardo

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