Trend recenti del turismo in Sicilia: crescono le presenze soprattutto nell’area orientale e nelle strutture extra alberghiere. In calo i soggiorni dall’estero.
di Giacomo Giusti*
Una delle chiavi della riscossa economica del nostro paese ed in particolare del suo Mezzogiorno risiede nella valorizzazione delle bellezze paesaggistiche e culturali presenti in enorme quantità nel nostro paese. In Italia ad esempio l’Unesco censisce ben 51 patrimoni dell’umanità a fronte ad esempio dei 40 della Francia e dei 44 della Spagna tanto per rimanere nell’ambito di paesi dimensionalmente affini al nostro nell’ambito del bacino del Mediterraneo.
E da questo punto di vista la Sicilia rappresenta probabilmente un dei poli territoriali maggiormente significativi d’Europa e forse del Mondo, potendo vantare all’interno dei propri confini ben sette patrimoni (Villa romana del Casale presso Piazza Armerina, Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, Isole Eolie, Città tardo barocche del Val di Noto, Città di Siracusa e la necropoli di Pantalica, Monte Etna, Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale) a cui si possono aggiungere altri patrimoni che hanno avanzato la loro candidatura per entrare nell’elenco Unesco (La civiltà fenicio-punica in Italia: isola di Mozia e Lilibeo, Taormina e Isola Bella).
Appare pertanto chiaro come un volano dello sviluppo della regione anche nel lungo periodo non possa prescindere dalla valorizzazione turistica di queste risorse e di quelle naturali. E le ultime cifre sugli arrivi e presenze nelle strutture ricettive (a cui ovviamente andrebbero anche integrate delle valutazioni sul turismo che si sviluppa attraverso l’utilizzo di seconde case, ospitalità private e via dicendo) diffuse nei giorni scorsi dall’Istat e che si riferiscono al 2014 ci tracciano un quadro di breve periodo complessivamente positivo del turismo in regione, anche se dietro al quadro incoraggiante esistono comunque delle situazioni su cui appare opportuno riflettere in chiave di possibili ulteriori sviluppi.
La notizia certamente positiva è quella costituita dal fatto che l’Isola ha fatto registrare uno sviluppo del turismo superiore a quello medio nazionale sia in termini di arrivi che di presenze, intendendo con quest’ultimo termine il numero di notti trascorse presso gli esercizi ricettivi, facendo registrare performance particolarmente brillanti anche rispetto alle altre regioni. Il numero di arrivi nell’Isola è stato valutato a 4.621.370 unità con una variazione del 3,3% a fronte del 2,6% medio nazionale, quarta maggiore performance delle regioni meridionali dopo Sardegna, Basilicata e Campania. Leggermente inferiore è stato invece il trend relativo alle presenze fermatosi a quota +2,6%. Ma probabilmente, questo dato pur essendo inferiore a quello degli arrivi è quello maggiormente confortante, pur presentendo tutta una serie di connotazioni come vedremo oltre. Per due ordini di motivi. Il primo risiede nel fatto che il divario rispetto alla media nazionale è decisamente superiore visto che il paese nel suo complesso ha visto incrementare le sue presenze di solo lo 0,3%. Il secondo, e probabilmente più importante motivo, è che la Sicilia sembra riuscire a tenere un pochino più sotto controllo quello che è un fenomeno che ha caratterizzato il 2014 del turismo nazionale. Tale fenomeno è dato dalla attenuazione del numero medio di notti (quindi la capacità di mantenere i turisti sul territorio una volta arrivati) nelle strutture ricettive che nel complesso del paese è sceso del 2,3%, passando da 3.63 a 3,55 notti.
Come dicevamo la Sicilia è stata in grado di limitare i danni passando da 3,24 a 3,22 notti. Una sostanziale invarianza che però si innesta in un contesto in cui la Sicilia rimane ancora una delle regioni delle Mezzogiorno che ha la maggiore difficoltà nel trattenere a lungo i turisti. Il paragone con l’altra Isola maggiore del nostro paese che dovrebbe il punto di riferimento da prendere in considerazione per la Sicilia quanto meno per il fatto di essere entrambi territori isolani è piuttosto emblematico visto che la Sardegna ha chiuso il 2014 con un valore di permanenza media pari a 4,75 notti per ogni arrivo. I dati complessivamente positivi per l’intera regione, nascondono, però, come già accennato in precedenza, delle situazioni di peculiarità che interessano alcuni target.
Tenendo conto solo del concetto di presenza turistica che è quello che ha un maggiore significato di attivazione economica e tralasciando quello degli arrivi, si nota che l’Isola è caratterizzata da una domanda turistica concentrata essenzialmente su due poli: quello costituito dalle province di Messina, Catania e Siracusa (area orientale) e quello costituito dalle province di Palermo, Agrigento e Trapani (area occidentale) che nel 2014 hanno assorbito quasi il 92% di tutte le presenze turistiche. Ma queste due aree hanno avuto degli andamenti totalmente opposti. L’area orientale ha infatti messo a segno lusinghiere prestazioni con una crescita delle presenze valutabile in complesso nel 5,8%. L’area occidentale, invece, (fortemente penalizzata dalla forte perdita osservatasi nella provincia di Palermo che ha chiuso il 2014 con una flessione dell’8,3% a cui si è aggiunta una performance decisamente poco brillante da parte della provincia di Trapani) ha subito una diminuzione delle presenze del 2,7%. Ma i risultati più incoraggianti vengono dalle aree più “interne” che pur assorbendo solo l’8,2% di tutte le presenze dell’Isola hanno visto un incremento complessivo delle notti trascorse presso le strutture ricettive pari complessivamente al 15% con incrementi molto significativi nel ragusano con quasi il 20% di incrementi e nell’ennese con il 14,4%.
Oltre alla dicotomia di prestazioni fra territori orientali e occidentali, nell’Isola va segnalata anche una altra evidenziazione non certo di poco conto e che può, se superata, avere un impatto significativo sui destini turistici dell’Isola. La Sicilia nel 2014 non è riuscita ad esercitare un forte potere di attrazione nei confronti degli stranieri. Infatti rappresenta una delle sette regioni italiane in cui il numero di presenze straniere fra 2013 e 2014 è diminuito (-0,6% a fronte di un incremento medio nazionale dell’1,1%). E anche in questo caso la suddivisione fra parte orientale e occidentale dell’Isola è stata netta (forse ancora più netta rispetto al complesso delle presenze). Nell’area occidentale, tutte le tre province hanno evidenziato forti flessioni che sono state particolarmente accentuate nelle province di Trapani e Palermo che hanno visto perdite di questa componente di presenze che hanno sfiorato il 13% per una variazione complessiva di area pari a -11,2%. Molto bene sono andate, invece, le cose nel triangolo Messina-Catania-Siracusa, ambito territoriale nel quale le presenze straniere sono ammontate a circa 3,8 milioni di unità (+6,2% rispetto al 2013). E molto bene (anche su numeri assoluti decisamente più trascurabili) sono andate anche le aree interne che hanno visto una significativa crescita del 21% anche se di fatto quasi tutte gli stranieri che visitano l’area si soffermano essenzialmente sui territori del ragusano.
Quindi lo sviluppo delle presenze turistiche dell’Isola si è fortemente assestato sulla componente italiana cresciute ovunque tranne che a Palermo e a Caltanissetta. Questo passo falso della crescita della presenza straniera in una terra che comunque rimane una delle più richieste dalla componente proveniente da oltre confine ha probabilmente influito sul diverso sviluppo sperimentato dalle varie tipologie di struttura ricettiva. Una crescita delle presenze turistiche maggiormente improntata verso la componente italiana in un contesto di crisi come quello che nel 2014 il nostro paese ancora sperimentava non può sulla carta che premiare le strutture ricettive extra-alberghiere “low cost” rispetto a quelle alberghiere. Ed è in effetti quello che nel 2014 è accaduto nell’Isola Maggiore. Le crescite delle strutture cosiddette complementari sono state tutte a due cifre con una particolare accentuazione dello sviluppo per quanto concerne i bed and breakfast il cui livello di presenza si è accresciuto di quasi il 22%. Una tipologia di struttura ricettiva che non ha conosciuto crisi neanche in quei contesti territoriali in cui l’andamento delle presenze è stato decisamente più complesso, come dimostra ad esempio il +31% messo a segno da Palermo che come detto poco fa è stata la provincia che più di tutte nel 2014 ha subito una contrazione dell’interesse turistico. Tali strutture sembrano di fatto aver pescato in maniera consistente nella fetta di coloro che nel passato andavano negli alberghi di minore pregio. Se prendiamo infatti la quota percentuale di presenze turistiche negli alberghi con al massimo due stelle e quella dei bed and breakfast negli anni 2013 e 2014 nel complesso della regione si può vedere come la percentuale di presenze turistiche ascrivibile alla prima tipologia di struttura passa dal 3,3 al 2,7% mentre i bed and breakfast registrano una “quota di mercato” oggi valutabile intorno al 4,1% contro il 3,5% del 2013.
*Istituto Guglielmo Tagliacarne Area Studi e Ricerche – Ufficio di Statistica Sistan