Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Una bella carrellata di film

Delle pellicole molto interessanti quelle proposte da L'Inchiesta Sicilia questa settimana. Una carrellata di film da seguire per tutti i gusti e tutti gli interessi

di Massimo Arciresi

A proposito di questi due…

Segnalazioni cinematografiche

Leonora addio (Italia, 2022) di Paolo Taviani con Fabrizio Ferracane, Matteo Pittiruti, Claudio Bigagli, Ivan Giambirtone


Leonora addio

Paolo Taviani (già unico regista del precedente Una questione privata, concepito però con Vittorio: è il suo primo lavoro dalla scomparsa del fratello) torna a Pirandello (cui dà voce Herlitzka). Dopo le quattro novelle di Kaos e le due di Tu ridi, traspone il suo ultimo scritto, Il chiodo , storia ispirata al crimine insensato di un giovane emigrante a New York. Ma non è che la parte finale (a colori) del film, che per il resto, in splendido bianco e nero (con “inserti”), integrando immagini d’epoca (l’assegnazione del Nobel nel 1934, gli estratti di Paisà …), inscena l’avventuroso viaggio delle ceneri del drammaturgo siciliano da Roma ad Agrigento, per esaudirne, tardi, le volontà testamentarie. Una composizione che cita il suo ispiratore (vedi La carriola, nonché il titolo stesso) e ne applica l’ironia.

Ennio (Italia/Belgio/Olanda/Giappone, 2022) di Giuseppe Tornatore – Documentario

Ennio

Un documentario ordinario per struttura (e chiusura trionfale) eppure esaltante. Sarà perché per omaggiare l’amico e collaboratore Ennio Morricone (insolitamente disponibile, con tanto di stretching iniziale), autore di centinaia di melodie (tra canzoni e scores), Tornatore (che dice la sua) traccia un percorso sostanzialmente cronologico simile, per pathos sincero, a una delle sue opere di finzione. Oppure per il sentito apporto di cineasti, cantanti, colleghi musicisti, studiosi (ben accetti i tecnicismi). Poi, certo, ci sono le note immortali di Ennio: 150 minuti, ma potrebbe durare agevolmente il doppio.

L’ombra del giorno (Italia, 2022) di Giuseppe Piccioni con Riccardo Scamarcio, Benedetta Porcaroli, Lino Musella, Waël Sersoub


L’ombra del giorno

Piccioni, inattivo da sei anni (Questi giorni ), rispolvera il suo stile discreto e accorto. Inquadrando la sua Ascoli negli anni Trenta, osserva Luciano (Scamarcio), ristoratore/reduce simpatizzante (per sostanziale inconsapevolezza) del fascismo, che a sua volta guarda la città e le tronfie manifestazioni del regime dalla vetrina del suo locale prospiciente Piazza del Popolo. Lì si materializza Anna (Porcaroli), giovane di Roma in cerca di lavoro. E si passa dal “voi” al “lei”. Sulle note della moderna ma anticheggiante Vivo di Andrea Laszlo De Simone, un film perfettibile (il personaggio di Émile non esalta) impreziosito dagli attori, su tutti il gerarca Musella (memore de Il cattivo poeta ), nonché Nemolato (che cambia ancora credibilmente inflessione) e, per poco, la fida Ceccarelli e il compianto Salines.

Belfast (id., GB, 2021) di Kenneth Branagh con Jude Hill, Caitriona Balfe, Jamie Dornan, Judi Dench


Belfast

Un altro cineasta che torna a casa e nel passato. Nella capitale nordirlandese Branagh ci è nato, e il piccolo Buddy, di famiglia protestante estranea ai cruenti scontri con i cattolici iniziati nel 1969, rappresenta lui, il suo smarrimento, il suo sgomento. Tuttavia il tono permane leggero, perché è come se fosse il bambino a narrare. Un tono vagamente favolistico per quello che ha l’aria d’essere un compitino ben svolto (perlopiù in b/n, con sapidi sprazzi di colore) che si conclude al dunque, però piacevole. Lezioso ma simpatico Hill, partecipi Balfe e perfino Dornan, mentre Dench e Hinds sono garanzie.

Cyrano ( id. , GB/USA/Canada, 2021) di Joe Wright con Peter Dinklage, Haley Bennett, Kelvin Harrison Jr., Ben Mendelsohn


Cyrano

Di adattamenti della pregiata opera in versi di fine ’800 di Rostand ispirata (lo ricordiamo) a un vero poeta-spadaccino secentesco se ne son visti tanti, fedeli al testo d’origine o rielaborati. Wright, già avvezzo a estrose riduzioni letterarie, parte dal moderno rifacimento teatral-musicale di Erica Schmidt (moglie dell’intenso protagonista Dinklage) per allestire su splendidi set siciliani una versione in cui il prode cadetto del titolo non osa – malgrado la sua padronanza dell’eloquio amoroso – corteggiare la bella Rossana (Bennett, attrice sulla quale scommettere già da qualche anno) per vergogna non del proprio profilo bensì della bassa statura. Una variante che non parla di inclusività, la sottintende per immergerci nel testo, e che conquista piano (anche con le canzoni) fino allo struggimento.

Il ritratto del duca (The Duke, GB, 2020) di Roger Michell con Jim Broadbent, Helen Mirren, Fionn Whitehead, Matthew Goode


Il ritratto del duca

È purtroppo l’ultimo film dell’eclettico regista inglese (sudafricano di nascita) Michell, deceduto nel 2021. Tornando ai toni della commedia, il regista ricorda un assurdo fatto di cronaca d’inizio anni ’60, quando un polemico signore di Newcastle (già finito dentro per qualche giorno per le sue bislacche proteste) fu accusato d’aver trafugato dalla National Gallery – senza troppe difficoltà – uno sbandierato dipinto di Goya. Un uomo così fedele ai suoi ideali da suscitare empatia nell’opinione pubblica. Ironia equilibrata, con un incipit a base di split screen che cita gradevolmente Il caso Thomas Crown.

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