Un’irruenza di ottimismo per sradicare la crisi dall’animo del piccolo imprenditore. Sembra proprio che il cash mob, l’iniziativa volta ad aiutare i piccoli negozi in crisi attraverso l’acquisto di una folla che irrompe nel negozio dopo previo raccordo virtuale, il suo obiettivo principale lo abbia raggiunto. Vediamo come. Abbiamo seguito l’iniziativa con le telecamere e vi raccontiamo com’è andata, svelandovi il vero spirito dell’iniziativa
di Elisabetta Cinà
Certo non risolverà la più grave recessione economica degli ultimi anni, ma di segnali positivi ne sta lasciando. Segnali tracciati dalla sensibilità e dalla solidarietà della gente comune, ma anche, perché no, da un pizzico di sana follia di qualcuno che, di fronte alla recessione, irrompe con iniziative di forte impatto e di grosso coinvolgimento.
E’ così che, dopo l’esperienza di Milano, nasce a Palermo il cash mob, arrivando al suo secondo appuntamento con successo e soddisfazione dei suoi organizzatori e dei partecipanti.
Una folla che genera contante: la traduzione letterale di questo, per noi, insolito termine, ha risposto perfettamente alle aspettative di chi lo ha posto in essere. L’obiettivo dell’iniziativa, infatti, è proprio quello di generare un flusso di cassa improvviso, inaspettato e, diremmo pure, provvidenziale per un piccolo imprenditore, designato da una folla interattiva che si raccorda attraverso i social network più diffusi. Il predestinato deve avere come requisiti un’oggettiva difficoltà economica, vissuta, però, con onestà e trasparenza riconosciute e, quindi, segnalate, dal gruppo del social net work. Le segnalazioni, però, sono rigorosamente private e il nome dell’imprenditore segnalato, ignaro di tutto, rimane anonimo sino all’irruzione nella propria azienda. Irruzione che avviene attraverso previo raccordo virtuale del gruppo, che fissa un punto di incontro nei pressi dell’azienda scelta e irrompe all’improvviso nel negozio, facendo acquisti per un valore minimo di 10 Euro.
Ma dire tutto questo sul cash mob è riduttivo. Dietro a questa iniziativa apparentemente soltanto simbolica, infatti, stanno tante altre cose. “Il nostro principale obiettivo – spiega Eugenio Flaccovio, promotore dell’iniziativa – è ridare un momento di luce e, quindi, di ripresa, a una piccola azienda commerciale del centro storico che svolge un’attività originale, esclusiva, meritevole che, però, vive le difficoltà oggettive legate al territorio in cui è allocata. Territorio – sottolinea Flaccovio – fortemente represso. La gente – continua – è consapevole che la piccola imprenditoria è in crisi e che questa crisi crea una smagliatura nel tessuto sociale. La gente sa che il piccolo imprenditore ha un valore importante non solo per i prodotti e i servizi che vende, ma per il ruolo sociale che la sua attività riveste nell’ambito del territorio in cui risiede. Un negozio, con la propria illuminazione, le proprie esposizioni, la propria presenza, dà sicurezza, crea frequentazione. Insomma, valorizza la zona. Ecco perché la sua sopravvivenza ha un ruolo sociale”.
L’irruzione, così come viene organizzata, è di forte impatto per chi la riceve. L’effetto sorpresa è veramente straordinario. Siamo entrati nei negozi designati con il pretesto di un’intervista sulla crisi. Massimo Buscetta, proprietario di Madera, il negozio scelto per il primo cash mob, ha un’aria veramente sconfortante quando parla di crisi del mercato. “La crisi – sostiene – la dobbiamo prevalentemente ai grossi centri commerciali, che sono nati 30 anni fa per sollevare la periferia e hanno distrutto il centro”. Dopo 14 anni di attività positiva, gli ultimi due anni per il negozio sono stati deleteri. “La gente entra, guarda, ma non compra. E non compra perché non ha soldi da spendere” – ribadisce Buscetta -.
Altrettanto scorate sono le parole di Francesca Ragusa, proprietaria di Macondo, il negozio prescelto per il secondo casch mob. “Sì, il 2012 è stato un anno veramente pesante – dice la negoziante -. Non c’è liquidità e non c’è neppure la voglia di entrare nelle botteghe. Ci siamo dati tutti delle piccole scadenze e aspettiamo che la crisi finisca”.
Ed è proprio nel momento di massimo scoramento dei due commercianti che irrompe la folla che comincia, sotto lo sguardo incredulo e sorpreso dei due, a comprare tutto quello che può. Ed è proprio quello che ci voleva per sollevare l’animo di questi piccoli imprenditori che, dopo un’esperienza così irruenta e dirompente come quella del cash mob e constatata la sensibilità e la solidarietà collettiva, stanno, se non altro, cominciando a guardare al futuro con un’ottica un po’ più positivista.
Cosa dire, allora, di cash mob? Una dose di ottimismo e di fiducia per sradicare la crisi, in primo luogo, dall’animo dell’imprenditore.