Nuovo importante giro di boa della produzione televisiva italo-francese realizzata a Palermo. Ai Cantieri Culturali della Zisa una mostra di cento fotogrammi di altrettanti reportage realizzati dal magazine della Rai in oltre vent’anni. L’intervento del Presidente della Camera Laura Boldrini.
di Giusi Serravalle
Una bambina curda con il tradizionale copricapo piange fra le braccia della madre; il ponte di Mostar è bombardato; la petroliera Haven sta consumando il più tragico disastro ambientale del novecento; pannelli solari danno energia a una intera comunità; le donne marocchine in festa per il nuovo codice di famiglia; i paesi in crisi puntano tutto sul turismo per la loro rinascita.
Tanti momenti, tanti tasselli apparentemente diversi fra loro che invece fanno parte di un unico mosaico, quello realizzato in questi vent’anni da una delle più longeve rubriche della Rai, ‘Tgr Mediterraneo’, prodotta dal servizio pubblico italiano e da quello francese, diffuso per via di accordi internazionali in vari paesi e in quattro diverse lingue.
‘Mediterraneo’ domenica 5 maggio manda in onda la sua puntata 700, un giro di boa, un riconoscimento alla professionalità della redazione italiana del magazine che ha sede alla Rai di Palermo. Per far conoscere alla città questo nuovo traguardo, ‘Mediterraneo’ ha allestito una mostra, ‘Fermo immagine’ al Centro sperimentale di Cinematografia dei Cantieri Culturali alla Zisa.
Sono cento diversi fotogrammi che “indicano il percorso della trasmissione in questi vent’anni – ha spiegato il responsabile della redazione, Giancarlo Licata, nel corso della inaugurazione – che ovviamente non è il percorso fatto dai paesi del Mediterraneo, ma sono le nostre scelte che alle volte si sono intrecciate con la strada maestra del cammino dei popoli che si affacciano sul nostro mare, alle volte hanno preso una via diversa”. Insomma, come ha simbolicamente sottolineato Licata, è “una biografia non autorizzata sul Mediterraneo”.
La mostra (allestita negli splendidi locali del Centro di Cinematografia diretto da Ivan Scinardo con la direzione didattica di Nino Buttitta), comincia dal 1993 con l’appello di Jacques Mayol per la salvaguardia del mare e si conclude nel 2013 con le primavere arabe e le crisi internazionali. Lungo il cammino tanti piccoli e grandi momenti. Si parte dalla guerra nella ex Jugoslavia e dalla pulizia etnica. Poi i popoli senza stato come i Curdi, gli Armeni, i Rom, i Berberi, i Saharawi e la gente che vive ancora nella paura, come avviene nella ex Jugoslavia per Kosovo, Serbia e Bosnia.
Nel cammino non potevano mancare i nuovi e vecchi muri, barriere difensive per allontanare il popolo vicino: quelle in costruzione fra Palestina e Israele, quelle che datano 1974 fra Cipro nord in mano turca e Cipro sud in mano greca; quella di Gorizia fra Italia e Slovenia oramai cancellata; quella fra Ceuta e Melilla, enclave spagnole, e il Marocco. E ancora: le sfide ambientali legate alla energia pulita in un Mediterraneo che rischia di soffocare per la presenza di troppi scarti petroliferi; le riserve che stanno bloccando la speculazione; il sole e il vento che possono dare una mano ai problemi energetici di tante comunità rurali.
Non mancano le tradizioni, le memorie, le sfide, le scommesse vinte e quelle mancate. E non mancano neanche personaggi noti e poco noti: donne che cercano i figli dispersi; scrittori che danno voce a popoli inascoltati; documentaristi, graffitari, blogger, artisti di ogni tipo che rappresentano i nuovi media e la linfa vitale dei paesi arabi dopo le ‘primavere’.
La mostra per dare dunque risalto alla puntata 700 del magazine che non perderà la sua configurazione tradizionale, non sarà elogiativa, autoreferenziale, ma cercherà, anche domenica 5 maggio, di parlare di temi concreti.
La puntata si aprirà infatti con un reportage girato nei Territori palestinesi. Ad Anata, alle porte di Gerusalemme, c’è il campo palestinese di Shuafat. Il muro che da anni gli israeliani stanno costruendo come barriera difensiva sta cambiando la già difficile vita delle cinquantamila persone che vi risiedono. Quando la struttura in cemento armato sarà ultimata, la gente di Shuafat si ritroverà rinchiusa in una prigione a cielo aperto.
Quindi la storia di Piero Follesa, ex brigadiere dei Carabinieri, ferito dieci anni fa nell’attentato di Nassiriya, dove un camion bomba fece saltare la base dei carabinieri in missione di pace. In questi anni i reduci hanno dovuto lottare contro una diffusa indifferenza sulla loro difficile ricerca di equilibrio.
Infine in un Egitto dove la crisi del turismo colpisce mete anche tradizionalmente lontane dal Cairo, come Philae, l’isola in cui ogni civiltà ha lasciato il suo segno sovrapponendolo a quelli precedenti.
L’unica differenza con una tradizionale puntata di ‘Mediterraneo’ è una intervista realizzata dalla conduttrice del magazine, Lucilla Alcamisi, al Presidente della Camera Laura Boldrini. “In Italia sarebbe veramente auspicabile rivedere la legge sulla cittadinanza e da lì anche sviluppare una normativa che sia all’altezza delle nuove sfide. E quella della migrazione è una delle tematiche all’ordine del giorno a livello globale”.
Lo sollecita proprio la Boldrini che riferendosi alle ‘primavere arabe’ e alla lotta di tanti popoli per libertà, lavoro e democrazia, si dice certa che sostenere la democrazia può non solo portare stabilità nell’intero bacino del Mediterraneo, ma anche offrire diverse opportunità per la nascita e crescita di nuovi mercati. “Il Mediterraneo è una piattaforma importante, specialmente per l’Italia – spiega Laura Boldrini – e l’Italia nel Mediterraneo può giocare un ruolo primario nel sostenere i processi di democratizzazione che sono in corso in questi paesi. Bisogna vederlo come un luogo in cui si può crescere insieme”.