Marionette e burattini: arte, tradizione e cultura negli “scatti” di Anna Maria Lucia, nella mostra ospitata presso la Real Fonderia
di Andrea di Napoli
Le bambole, le sagome e i manichini sono semplici figure, oggetti vestiti e colorati, ma privi di vita propria. La stessa cosa non si può dire delle marionette e burattini che, animati da mani capaci, prendono vita. In quasi tutte le culture, rappresentano farse, avventure ed imprese cavalleresche per divertire sia i grandi che i bambini.
Gli studi etno-antropologici partono dall’esigenza di ricercare gli elementi della tradizione popolare presenti in una creazione artistica ed il significato che essi assumono nelle tipiche manifestazioni locali.
Nel linguaggio comune non ci curiamo generalmente di distinguere la marionetta che viene mossa dall’alto tramite i fili dal burattino animato dal basso direttamente agitando le mani.
La mostra, ospitata presso la Real Fonderia, si rivela soprattutto una occasione preziosa per dare visibilità alla tradizionale marionettistica prodotta con meticolosa precisione in tutti i paesi del mondo e destinata non solo al gioco e agli spettacoli, ma anche ai riti religiosi; in certe popolazioni, infatti, le figure di legno, di stoffa o di altro materiale, assumono una valenza “apotropaica” e vengono impiegati durante le cerimonie per cacciare i fantasmi e le malattie.
Tra gli esemplari più conosciuti ricordiamo sempre i protagonisti della cosiddetta Opera dei Pupi, che, sebbene di ambientazione medioevale, “risalgono” solo al tardo ‘800, sono, dunque, relativamente recenti, ma restano gli esempi più caratteristici di una forma di pregevole artigianato.
Prima dei famosi paladini, infatti, c’erano altri pupi, come ‘Nofrio e Virticchio che rappresentavano maschere popolari, “vastasi” e recitavano appunto le “vastasate”, durante le quali, su un canovaccio popolare, il puparo improvvisava “a braccio” dialoghi legati a fatti di cronaca ed ad episodi grotteschi di attualità.
In questa occasione è molto importante ricordare anche ciò che avviene all’interno delle botteghe e dei laboratori dove, ormai, sono rimasti pochi, ma abili ed esperti, gli artigiani che procedono regolarmente alla costruzione degli originali protagonisti animati del popolarissimo Teatro di Figura.
Le rappresentazioni che avvenivano nei teatrini delle marionette hanno suscitato un interesse particolare in un narratore come Collodi, che ha creato il personaggio della letteratura italiana più conosciuto nel mondo; non si tratta di Renzo o di Mastro don Gesualdo, bensì di un burattino di nome Pinocchio. Tra i tanti studiosi che hanno affrontato questa materia, anche il medico palermitano Giuseppe Pitrè, il quale ha dedicato agli spettacoli popolari diverse pagine della sua voluminosa “Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane” del 1871.
Dopotutto, siamo compaesani di Pirandello e sappiamo bene che il palcoscenico sul quale la commedia viene messa in scena è la vita e che noi non siamo altro che attori, anzi siamo proprio dei pupi. “Ognuno poi si fa pupo per conto suo: quel pupo che può essere o che si crede di essere.” (“Il berretto a sonagli”).
Grazie all’apprezzabile formato cm. 30Xcm. 45 delle 40 stampe a colori esposte e correttamente incorniciate, senza vetri per evitare i fenomeni di condensa e i riflessi, l’osservatore può agevolmente cogliere anche i dettagli più nascosti. Spinta dalla sua istintiva curiosità, Anna Maria Lucia ha realizzato le fotografie delle vivaci marionette dimostrando una elevata padronanza del mezzo espressivo e col medesimo approccio e le medesime intenzioni che spingono un artista a scattare il ritratto di un soggetto “in carne ed ossa”, ovvero cercando di cogliere una personalità e dei sentimenti anche in quelli che (si stenta a crederlo!) sono solamente oggetti inanimati dipinti con delle fattezze umane.
L’affascinante reportage è stato realizzato all’interno del Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo che custodisce gli originali manufatti ed ha cortesemente consentito e incoraggiato il compimento del progetto espositivo.
Da oltre 40 anni l’attività del museo non si limita all’esposizione e alla salvaguardia di circa 4000 pezzi, ma si occupa anche della promozione degli spettacoli tradizionali e della didattica di una materia appassionante.
Nel corso dell’inaugurazione, avvenuta il 20 ottobre 2017, una breve presentazione di Andrea di Napoli e l’amichevole intervento del segretario regionale U.I.F., Nino Giordano, hanno fornito al pubblico alcune utili informazioni e qualche curiosità sulle immagini e sulla loro autrice.
La mostra fotografica di Anna Maria Lucia, “Una vita appesi a un filo (Marionette da tutto il mondo)”, è stata curata da Paolo Terruso, patrocinata dalla Unione Italiana Fotoamatori ed allestita all’interno della Real Fonderia di Palermo, nei pressi della Cala, che sarà aperta al pubblico, fino al 27 ottobre 2017, dalle ore 09.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle 19.00 di tutti i giorni. L’ingresso è libero.