Valle delle pietre dipinte. Nato per raffigurare Inferno, Purgatorio e Paradiso, il Parco della Divina Commedia o Valle delle pietre dipinte, oggi, è soltanto un “inferno”.
Delle splendide opere pittoriche realizzate a Campobello di Licata, che immortalavano i canti della Divina Commedia su massi di travertino d’Alcamo rimane, infatti, molto poco. Il Parco della Divina commedia o Valle delle pietre dipinte, come era altresì chiamata, è ridotta in uno stato di grave degrado.
In origine
L’opera, realizzata alla fine degli anni ‘80 dall’artista argentino Silvio Benedetto, conferivano il titolo di città d’arte a Campobello di Licata. Le piazze della cittadina si trasformarono in luoghi di passeggio, rappresentando una bella vetrina per le attività commerciali.
Oggi, le pietre dantesche soffrono di incuria amministrativa e cittadina.
Nell’Inferno era stato realizzato un cammino in lavica macinata costeggiato da rovi. Nel Purgatorio una lenta salita calpestabile in terriccio e basole accompagnata da vegetazione ‘neutra’. Infine, nel Paradiso una viabilità serena con trionfo di fiori.
La Valle delle pietre dipinde, oggi
Tutto questo è scivolato, anno dopo anno, nel degrado più completo.
La luce distribuita in modo scenografico, con una luminotecnica che prevedeva cromatismi lievemente differenziati per settori, ha ceduto il posto un’illuminazione cimiteriale.
I massi sono stati rovinati, nel corso degli anni, da atti di vandalismo, da errati lavaggi con acque calcaree, da agenti atmosferici. Non si è mai pensato ad un intervento per riparare agli innumerevoli danni causati.
Oggi molte opere sono danneggiate.
Di fronte a questo immenso degrado e inesorabile distruzione, Silvio Benedetto, l’autore dell’opera, lancia un accorato appello alle istituzioni e ai cittadini. Benedetto esorta a salvare la Valle delle pietre dipinte. Invita tutti soggetti coinvolti a difendere un’opera rara nel mondo, che può ancora portare alta la voce del vostro/nostro paese.
Cgil Palermo aderisce all’appello dell’artista Silvio Benedetto per strappare dal degrado la “Valle delle pietre dipinte” di Campobello di Licata
All’accorato appello di Silvio Benedetto rispondono in tanti. Tra questi, anche la Cgil Palermo che sostiene l’appello del maestro Italo-argentino
“Salvare quest’opera grandiosa, unica nel suo genere, è un dovere per i siciliani e per le istituzioni regionali”, dicono Mario Ridulfo, segretario generale Cgil Palermo, e Dino Paternostro, responsabile del dipartimento legalità e memoria storica del sindacato, che hanno sottoscritto l’appello.
“Per rinascere – aggiungono – la nostra terra ha bisogno di lavoro e sviluppo puliti e di qualità, ma anche della valorizzazione delle sue bellezze artistiche e culturali, tra le quali va considerata senz’altro l’opera di Silvio Benedetto, frutto di un imponente lavoro artistico che va rispettato e difeso, anche perché l’opera, rivolta a tutti, è l’espressione di riscatto di una comunità”.
Scheda della Valle delle pietre dipinte
La Valle delle Pietre Dipinte, un’opera ‘in fieri’ dell’artista italo-argentino Silvio Benedetto sulla Divina Commedia a Campobello di Licata in provincia di Agrigento, è un insieme di 110 massi policromi (è prevista l’aggiunta di altri massi), di travertino d’Alcamo di circa cm. 150 x 250 x 120 circa (il cui peso è approssimativamente di 70 quintali cadauno). I massi presentano alcuni lati levigati, altri lasciati “come da cava”. L’artista è intervenuto, con acrilici bicomponenti pigmentati e trasparenti, su tutti i lati del “poliedro litico” lasciando volutamente alcune zone del supporto al naturale che entrano in dialogo col soggetto figurativo e con le policromie geometriche. Cosi facendo ha creato oltre duecento “quadri” danteschi, che comunque Silvio Benedetto non ama considere “quadri singoli” ma un “insieme dinamico: arte come entropia…”
Evae oggetto inquietante
Una di queste pietre policrome, “Evae oggetto inquietante”, è divenuta la “pietra che viaggia” ed è stata scelta sia per il soggetto, che consente una fruizione al di fuori del generale contesto tematico, sia per l’eccezionalità delle sue minori proporzioni, che consentono minori difficoltà di trasporto e di collocazione su pavimentazioni urbane.