Spesso la coppia nell’immaginario collettivo è intesa come la semplice unione di due individui, di due corpi, di due anime che scelgono di condividere un percorso di vita e sovente sviluppano una progettualità nel tempo. Pensare questo tuttavia vi assicuro che è riduttivo. La coppia infatti, al di là del suo meraviglioso aspetto romantico, non è come si potrebbe credere la semplice somma delle caratteristiche dei singoli che la compongono, ma una vera e propria organizzazione in cui gli elementi che ne fanno parte, i due partner, agiscono al suo interno in modo “interdipendente”: ciascuno con i propri atteggiamenti, le proprie credenze, la propria emotività e la propria storia, produce effetti visibili e meno visibili, consci e inconsci, sull’altro partner e viceversa.
L’identità di coppia
In altre parole, dietro l’accordo tacito ed esplicito di due persone che scelgono di stare insieme vi è un affascinante e complesso intreccio di dinamiche psicologiche, che altro non è se non l’esito di un sistema circolare dentro il quale si incontrano e spesso si “scontrano” due diversi bagagli esistenziali, che uniti insieme danno vita all’identità stessa di quella coppia. Da qui capirete come questo tipo di relazione vada considerata sempre nella sua tridimensionalità: io, te e il nostro noi. Avete presente l’acrobata circense che procede in equilibrio su una corda, sospeso in aria, con un’asta tra le mani? Beh, le coppie possono simbolicamente incarnare questo personaggio.
Sempre in costante evoluzione, percorrono un cammino insieme ricco di eventi e sorprese, ma non per questo privo di ostacoli, dove restare in equilibrio senza cadere non è facile e richiede sempre l’impiego di importanti risorse che la loro unione dovrebbe mettere a disposizione. Più sono sostanziali e reciproche tali risorse, più la voglia e l’entusiasmo di andare avanti e crescere insieme supera la paura di cadere, rendendo il cammino condiviso della vita un viaggio entusiasmante. Al contrario, se al servizio della coppia vengono messe povere e scarse risorse, a volte anche in modo sbilanciato (ad esempio: io sono più attivo e recettivo rispetto a te, che mi stai accanto senza battere un ciglio, aspettando che sia sempre io a trovare le soluzioni), qualunque evento complesso o inaspettato della vita – un lutto, una nascita, la perdita del lavoro, ecc. – sarà fonte di forti sollecitazioni che potranno destabilizzare e indurre alla crisi (perdita dell’equilibrio della coppia).
La crisi come spinta evolutiva
Ma le crisi non sono solo semplici catastrofi come si è portati a credere, ma a volte vere e proprie benedizioni. Esse, di fatto, per quanto fonte estrema di sofferenza e caos emotivo, vanno rilette non necessariamente come vivere sull’orlo di un baratro, bensì come spinta evolutiva. Mi spiego meglio. Se una coppia vive da tempo in un limbo, dove nulla più accade, se non lo spiacevole e continuo scambio di feed back negativi che ciascun partner invia all’altro, dove dunque prevale una assenza di vitalità e di contro una dimensione di morte dell’unione stessa, quello sarà forse il momento di lasciarsi precipitare nel baratro, o, al contrario riprendersi per mano e capire insieme quali manovre sono ancora possibili per sottrarsi alla fatale caduta.
Alla scoperta di nuove risorse
In quest’ultimo caso la crisi avrà svolto una funzione evolutiva poiché i due membri della coppia, anziché giungere alla decisione di separarsi o ancor peggio al rassegnarsi vita natural durante ad un rapporto che ricorda sempre un “cadavere vivente”, provano a ri-organizzarsi attraverso nuove modalità e nuove risorse. O ancora riscoprendo risorse e modalità che un tempo, quando si era felici, si rivelaronofunzionali per la stessa loro esistenza. A volte ci si può riuscire da soli, altre volte la coppia riconosce il bisogno di un aiuto esterno che può essere ricercabile in una psicoterapia di coppia. Il contesto terapeutico allora diverrà il luogo fisico e psichico all’interno del quale verranno fatti emergere gli schemi affettivi ed emotivi che in maniera rigida hanno dominato nel funzionamento di quella coppia, impoverendola e danneggiandola, ma anche dove i due congiunti potranno riscoprirsi insieme sotto una nuova luce.
Consapevolezza delle responsabilità
Si avrà dunque, se abbastanza motivati, la possibilità di acquisire una consapevolezza di ciò che nel tempo si è rivelato disfunzionale e tossico. Di quei “non detti” frutto di una comunicazione difettosa e distorta e del singolo contributo che ciascuno ha portato all’interno della dimensione di coppia rendendola poco sana. Una falsa credenza che nella psicoterapia di coppia viene infatti puntualmente smantellata e sfatata è quella in base alla quale tutti i mali dipendano sempre dall’altro e mai anche da sé stessi. La verità è che in nessuna coppia esiste una vittima ed un carnefice, neanche persino in quelle insane unioni dove uno dei due subisce maltrattamenti fisici e/o psicologici dall’altro. Esiste sempre una scelta, più o meno inconscia, determinata dal proprio bagaglio esperienziale che si incastra con quello dell’altro e che ci induce a non sottrarci a certe perverse dinamiche.
Il mettersi dunque in discussione nel contesto psicoterapico, ma anche nella vita fuori dalla stanza di terapia, sviluppando un pensiero auto- critico, ci aiuterà a comprendere come e perché il rapporto di coppia abbia subìto una battuta d’arresto o sia andato in corto circuito e quale sia la personale responsabilità di tutto ciò. Ciascuno di noi spesso dimentica di essere l’autore della propria vita, delegando all’altro compiti che spettano solo in parte a quest’ultimo. Attendiamo salvataggi dagli altri che mai potranno aver luogo, perché forse solo ciascuno di noi ha questo potere su sé stesso. L’altro potrà solo supportarci in questa delicata operazione, ma mai fare al posto nostro tale arduo, e al tempo stesso affascinante, lavoro che è la vita.