Conosciuta da molti palermitani ma non da tutti, nella “Piana dei Colli”. poco dopo il Teatro di Verdura”, troviamo l’ingresso di Villa Niscemi.
La proprietà è stata acquistata dal Comune di Palermo per farne la sede di rappresentanza, intorno alla fine degli anni ’80, dalle principesse Valguarnera di Niscemi. La Villa fu edificata in stile tardo barocco all’inizio del XVIII secolo, trasformando un baglio agricolo preesistente in casa nobiliare di campagna per la villeggiatura.
Qui accompagneremo chi ci legge in una piacevole passeggiata all’interno della casa, ma non descriveremo Villa Niscemi, questa splendida residenza dal punto di vista architettonico/artistico/storico.
“Il Gattopardo” ne vantava lo splendore
Superato il cancello di ingresso, del quale si parla anche nel romanzo “il Gattopardo” per la imponente bouganville che vi si arrampicava, si percorre il grande viale alberato nel quale crescono piante e palme di varie specie anche rare.
Pochi passi ed ecco arrivare al piazzale, oggi “delle bandiere”, dove si notano due costruzioni terrazzate che escono dal perimetro della casa; poeticamente si dice che rappresentano l’abbraccio della proprietà al feudo, che anticamente comprendeva buona parte della Favorita.
Si entra attraversando il grande portone e, subito a destra, si trova la portineria dove sono collocate tre portantine. Una di queste, la più piccola, è decorata con scene della vita di Maria ed era desinata al sacerdote che curava la vita spirituale dei Principi.
Manca, a Villa Niscemi, il grande scalone esterno che è presente nella quasi totalità delle ville palermitane. Per accedere al piano nobile si percorre, quindi, una scala interna, bella ma non monumentale.
Si arriva così al primo piano, entrando in una grande sala d’ingresso che è chiamata “Sala delle Armi”, che descriveremo fra poco. Prendiamo la porta a sinistra ed entriamo in una stanza arredata con divani, consolle e preziosi tessuti sui muri; proseguiamo e entriamo nella camera dove la famiglia consumava i pranzi e da cui si accede alla prima terrazza con bella vista sulla Favorita.
Torniamo indietro, come dicevamo, nella “Sala delle Armi”. Attenzione, per “armi” non si intendevano strumenti per offendere, ma armi di famiglia ovvero gli stemmi nobiliari dipinti sul soffitto. Al centro vi è la “triscele” con cui la Sicilia viene identificata in tutto il mondo, accanto lo stemma dei Valguarnera di Niscemi (due bande rosse su fondo bianco) che ritroveremo un po’ dappertutto, lo stemma dei Principi di Lampedusa con Gattopardo rampante e tanti altri blasoni delle famiglie imparentate.
I reali di Sicilia ci guardano dalle eleganti pareti di Villa Niscemi
Tutto attorno si può ammirare la collezione dei ritratti dei Re di Sicilia, con a fianco lo stemma del casato. Anche di questa collezione si parla nel Gattopardo. La villa, infatti, è stata la vera casa anche dei personaggi del romanzo: Tancredi Falconeri e Angelica Sedara, che nella realtà si chiamavano Corrado Valguarnera e Maria Favara.
Appeso alla parete vicino alla finestra, troviamo un grande quadro che raffigura la Sicilia divisa nelle 3 “valli”: Val di Mazara, Val Demone e Val di Noto. È una divisione amministrativa araba, infatti in arabo “wilaya” vuol dire “grande provincia/governatorato” con a capo un Walì. In seguito, il termine si è italianizzato ed è divenuto “Valle”, pur non essendolo dal punto di vista geografico.
Dall’altra parte, l’albero genealogico dei Valguarnera
Superato il grande cassone in stile moresco, sormontato da ritratti degli antenati di famiglia, entriamo nella stanza di “Santa Rosalia” chiamata così perché sul soffitto è rappresentata in trionfo; nella stessa stanza, ricamato nella parete, di nuovo lo stemma Valguarnera di Nscemi. Santa Rosalia, proteggendo lo stemma, quindi è posta a protezione della famiglia. Le immagini sacre in ambienti non destinati al culto, sono una particolarità siciliana. Normalmente in altre parti d’Italia, molto raramente nelle case si ponevano soggetti sacri, ma ambientazioni mitologiche e paesaggistiche.
Totalmente affrescata la stanza che segue, la “Sala delle 4 Stagioni”. Un vero tripudio di eleganza che stupisce per rara bellezza. Ai quattro angoli la rappresentazione delle quattro stagioni: Autunno con la vendemmia, Inverno con un vecchio vicino al fuoco, Primavera con i fiori ed Estate con una fiaccola ad indicare la torrida calura siciliana. A fianco di ogni figura, un bambino a rappresentare le future stagioni e lo scorrere del tempo (un po’ alla Dickens …).
Sul soffitto, invece, il magnifico affresco che rappresenta, con alcune rappresentazioni iconiche (manto azzurro, le 12 stelle, la falce di luna) l’Immacolata. Alcuni ritengono, invece, che l’affresco si rifaccia al Protovangelo di Giacomo 3:15 che attribuisce a Dio, dopo la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, queste parole riferite al serpente: io porrò inimicizia fra te e la donna, tu le attenterai il calcagno e Lei ti schiaccerà la testa. È Maria ma non è ancora Maria, è quindi la donna in quanto tale, individuata come redentrice dell’umanità, futura madre del Salvatore.
Sulla parete in fondo troviamo un affresco che ritrae Carlo Magno in abbigliamento da antico romano che consegna lo stemma ai capostipiti della famiglia Valguarnera di Niscemi Guarnero e Raniero nell’anno 774. La leggenda vuole pertanto che il lignaggio della famiglia risalga al periodo carolingio, una delle dinastie più antiche d’Europa. La leggenda prosegue immaginando che Guarnero e Raniero abbiano salvato in battaglia Carlo Magno il quale aveva subito una ferita a doppio taglio; da qui le due bande rosse sullo stemma…
Un stanza molto curiosa, custode dei segreti di Villa Niscemi
Passiamo nella stanza attigua che ha molti nomi: Stanza degli specchi, per via degli specchi appesi alle pareti; Sala da ballo, troppo piccola per ospitare un ballo ma non era possibile che in una casa di tale livello non avesse una sala da ballo, che dunque c’è ma è solo simbolica; oppure ancora Sala Verde … perché non c’è niente di verde!
Sul soffitto altro soggetto sacro, la moltiplicazione dei pani e dei pesci; in fondo, un camino in billiemi, tipica pietra pregiata palermitana; un bell’orologio napoleonico; nell’altra parete, un importante dipinto che non apparteneva ai Niscemi, ma vi è stato posto dal Comune da pochi anni. Il quadro ritrae “Charlotte de France”, figlia di Luigi XVI, vestita a lutto, sopravvissuta alla rivoluzione francese, triste in volto con alle spalle le urne dei genitori ghigliottinati (Luigi e Maria Antonietta) con la lettera-testamento.
La passeggiata prosegue nelle ale riservate del palazzo
Da ora in poi si lasciano gli ambienti di rappresentanza e si passa nelle camere private, si abbassano i tetti e le stanze diventano più piccole. Troviamo la stanza di Tobia, per via dei tre dipinti (due sulle pareti ed uno sul soffitto) che riprendono e raccontano un testo contenuto nella Bibbia cattolica.
Nei tre quadri c’è il giovane Tobia in viaggio verso Media. A Tobia si affianca l’Arcangelo Raffaele (l’Arcangelo taumaturgo) che, quando sulle rive dell’Eufrate, il giovane viene ghermito da un grosso pesce, lo rassicura e lo invita a pescarlo. Raffaele dice a Tobia (o Tobiolo) di “estrarre fiele, cuore e fegato dal pesce che potranno guarire il padre dalla cecità e salvare la giovane Sara posseduta dal demonio”.
Questa stanza veniva utilizzata per ascoltare la musica, come fumoir, era in sostanza un soggiornino di casa. Si vede una porticina tappezzata come le pareti; nella residenza ve ne sono anche altre, non sono porte segrete ma accessi alle scale di servizio utilizzate dalla servitù.
Avanzando si trova un piccolo corridoio che immette nella camera da letto del Principe o meglio dei prìncipi (padrone di casa) che si sono susseguiti nei secoli. Camera non particolarmente fastosa o elegante, ma bisogna considerare che nasce come casa di villeggiatura. Villa Niscemi lo era pienamente.
Poi ancora lo studio dove il Principe riceveva i responsabili del feudo e dove venivano custoditi i libri per la contabilità dentro due armadi archivio posti agli angoli.
Un gradino e si passa nella stanza della Principessa, un vero e proprio “quartino” composto da un bagno (non visitabile), un armadio a muro, una vera e propria “cabina armadio” con porta decorata (non visitabile) e la camera da letto. Bella testata in ferro forgiato a forma di lilium di manifattura siciliana, due settimanili per la biancheria intima, specchi.
Davanti la testata venivano posti parecchi cuscini perché anticamente si dormiva quasi seduti per due ragioni: si riteneva che questa posizione favorisse la respirazione notturna, ma anche per scaramanzia poiché si pensava che si ponessero in orizzontale solo i morti.
Riguadagniamo l’uscita rifacendo al contrario il nostro percorso e, uscendo dalla portineria, questa volta giriamo a sinistra dirigendoci verso il baglio.
In senso orario vi troviamo la “Sala delle carrozze”, oggi adibita a sala convegni, le scuderie con adiacente la stanza del maniscalco (piccola sala per la convegnistica anche questa) e vari ambienti ex magazzini oggi utilizzati come uffici.
La nostra visita-passeggiata termina qui. Spero di avervi accompagnato con leggerezza ad apprezzare questa magnifica residenza patrimonio storico e artistico della nostra Città e fortunatamente bene pubblico protetto da quando il Comune, circa 40 anni fa, ha acquisito Villa Niscemi.