Da stamattina tre giorni di protesta dei 6 operatori addetti alla ristorazione presso la casa di cura Villa Serena, che rischiano il licenziamento per il cambio di appalto da una ditta all’altra.
Filcams Cgil Palermo, Fisascat Cisl Palermo Trapani e Uiltucs hanno indetto per oggi,mercoledì, e giovedì e venerdì un sit-in, dalle 9 alle 13, davanti alla clinica, in viale Regione siciliana 1470 a Palermo.
L’apertura della procedura di licenziamento per i sei addetti è arrivata come un fulmine a ciel sereno, dopo la disdetta anticipata del contratto da parte della società di catering Elior Ristorazione, a causa di “inadempienze” della committenza, come spiega la stessa azienda in una nota. Avendo appreso che l’appalto è stato già affidato a una nuova ditta, la Cascina Global Service, i sindacati hanno subito chiesto un incontro ma la richiesta finora è rimasta disattesa.
La Cascina ha inoltre comunicato alle stesse organizzazioni sindacali di non essere nelle condizioni di assumere i sei operatori della precedente impresa perché “non sussistono le ragioni”, in quanto i pasti vengono trasportati da un centro di lavorazione esterna e non sono più, come prima, prodotti nelle cucine della struttura, rimaste inutilizzate.
Immediata la reazione dei sindacati, che hanno indetto le tre giornate di mobilitazione per chiedere il rispetto della legge e la tutela dei posti di lavoro. “La ditta non ha rispettato le norme del cambio appalto e per questo chiediamo all’amministrazione di Villa Serena di vigilare sulla corretta applicazione della normativa del codice degli appalti e sul rispetto della clausola di salvaguardia che tutela i lavoratori nel subentro tra le imprese”, dichiarano Alessia Gatto, Mimma Calabrò e Marianna Flauto, delle segreterie di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Ultucs.
“Abbiamo ribadito – aggiungono Gatto, Calabrò e Flauto – la necessità di un urgente incontro alla Cascina nella qualità di azienda subentrante perché non si possono lasciare a libera interpretazione le norme contrattuali, ancor più che eventuali unilaterali determinazioni ricadrebbero sui lavoratori e sulle loro famiglie, che si vedrebbero senza più alcun reddito”.