Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Vincenzo Balli e una storia ai limiti del paradosso

Quella che stiamo per raccontarvi è una storia che ha dell’inverosimile. E’ la storia di un imprenditore siciliano, per anni sotto protezione antimafia assieme alla famiglia...

di Redazione

Quella che stiamo per raccontarvi è una storia che ha dell’inverosimile. E’ la storia di un imprenditore siciliano, per anni sotto protezione antimafia assieme alla famiglia. E’ la storia di una vita blindata. E’ la storia di un incubo durato tre lunghi anni. E poi? E poi…, si scopre che è tutto un bluff. Ma chi sta alla regia? Chi manovra i fili della sua esistenza? Ce lo racconta direttamente Lui, Vincenzo Balli, il protagonista di questa allucinante esperienza ai limiti del paradosso

 

di  Joey Borruso

Quella che vogliamo raccontarvi attraverso la nostra intervista è la storia di Vincenzo Balli, un imprenditore siciliano, la cui esistenza e quella della sua famiglia sono precipitate per tre anni nell’incubo di una vita blindata, sotto protezione dell’antimafia.
Perché? Cosa è successo a quello che, fino a qualche anno prima della tragica esperienza, era un piccolo imprenditore dalla vita semplice e tranquilla?
Succede che, all’improvviso, qualcuno convince l’imprenditore siciliano di essere nel mirino della mafia. A convincerlo, nientemeno, è il suo socio e carissimo amico di famiglia, Mario Musotto. E così, la sua esistenza e quella dei suoi cari diventa quella di una vita blindata, sotto stretta protezione.
Molti i dubbi. E tanta, ancora, la voglia di andare fino in fondo.

Cosa è successo, signor Balli? Ci racconta la storia dall’inizio?
La mia famiglia, compresa mia figlia che all’epoca dei fatti aveva solo tre anni, ha vissuto per più di due anni nella convinzione di essere sotto scorta e, quindi, in un sistema di protezione antimafia con tanto di agenti di protezione e repentini spostamenti.

vincenzo_balli
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Perché questa convinzione? Chi vi ha convinto?
A convincerci del pericolo che correvamo è stato il mio socio in affari, Mario Musotto, ex carabiniere, che aveva raccontato di avere contribuito all’arresto di esponenti mafiosi i quali, una volta usciti dal carcere, cercavano vendetta.
La decisione della mia famiglia di non voltare le spalle al socio e amico in difficoltà ci ha portati a vivere una condizione terribile.

La vicenda apre molti interrogativi e numerosi ragionevoli dubbi. Perché tutto ciò? Perché il suo amico le avrebbe fatto questo? Chi c’è dietro Mario Musotto?
C’è, senz’altro, un’organizzazione militare o paramilitare finanziata da poteri occulti che potrebbero avere altre finalità. L’unica cosa da fare è scavare in fondo, e io sono fermamente intenzionato a farlo. Al momento non mi è dato sapere la verità fino in fondo, ma sto lavorando per scoprire e capire.

Come trascorrono questi tre lunghi anni?
Sono tre anni trascorsi in un autentico inferno, per poi… scoprire la verità. Mi sono ritrovato, inconsapevolmente, a essere protagonista di un’assurda vicenda. Ho vissuto un periodo di grande paura, insieme alla mia famiglia, ignaro di essere incappato in un tragico inganno, dove la mafia, che per anni ho creduto l’unica, vera responsabile dei miei mali, non c’entrava nulla.
Dopo tre appelli di giudizio e la condanna di tre persone, in realtà mai scontata a causa della lentezza della giustizia, Lei, vittima di questa messinscena, ha raccontato quanto accaduto nel libro  “The Truman Boss”, scritto insieme al giornalista Giuseppe Lo Bianco ed edito da Castelvecchi.

Perché un libro per raccontare la sua vicenda?
Il libro racconta la mia storia e quella della famiglia Balli, convinta dal proprio socio di essere finita nel mirino della mafia.
Una vicenda che apre molti interrogativi e lascia un’infinità di dubbi. Il mio obiettivo è proprio quello di sciogliere ogni dubbio. Passerò il resto della mia vita, cercando la verità e lo faccio, pure, raccontando nel libro la tristemente vera, ma surreale, storia della mia vita con dovizia di particolari. Particolari che potrebbero aiutare a fare luce sulla stessa vicenda.

C’è qualcosa che si rimprovera? Qualche errore commesso in questa vicenda?
Avere creduto al senso dell’amicizia ed essere stato disposto a rischiare la mia vita e quella della mia famiglia per non abbandonare quello che credevo un amico.

E poi, come è finita questa assurda vicenda?
Alla fine, con la condanna, almeno di tre persone, anche se in realtà i responsabili della vicenda sono molti di più e non si è ancora riusciti a individuarli e punirli. La condanna dei tre imputati, inoltre, è rimasta solo sulla carta; nella realtà, sono più liberi di me. Alla fine gli hanno solo tolto l’impiccio di andare a votare, mentre Musotto è interdetto dai pubblici uffici.

Quali sono, adesso, i veri valori in cui crede?
Non credo più nei meccanismi della giustizia italiana. Troppo spesso, come in questo caso, sono vanificati dalla prescrizione.
E alla fine, beffa delle beffe, si scopre che a mettere in piedi il copione è stato un regista autore di un film antimafia. Musotto, infatti, durante il processo trova tempo e risorse per girare un film dichiaratamente contro la mafia.

Cosa ha provato di fronte a questa vicenda?
Ho provato rabbia e indignazione per le vittime della mafia. Oggi è molto facile fare antimafia perché non controllano neanche se chi perpetra reati mafiosi o chi, in qualche modo, ne è coinvolto, abbia un procedimento penale in corso.

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