Il titolo che hai appena letto non è mio, ma l’ho parzialmente rubato da un post che il mio socio, Nicola Guarino, ha scritto nel vecchio gruppo Facebook di studenti universitari che abbiamo creato, il gruppo “Bamboccioni a chi???”.
di Attilio Cordaro*
In poche parole, il post riprende la storia di una giornata sfortunata di Nicola in cui è stato costretto a fare “shopping frenetico” per trovare un abito più elegantuccio da mettere per una serata importante e, dopo essersi preparato, si era accorto di aver dimenticato a togliere l’etichetta dalla camicia che aveva comprato (a quanti non è capitato??? ahahah la vita da universitari prevede anche questo).
Da lì Nicola aveva associato l’uscire da casa con l’etichetta addosso ad una delle cose che forse capitano più di frequente agli studenti universitari ed al loro percorso: vedere etichettato il loro futuro dalle persone che li circondano, dall’ambiente che frequentano, dalla formazione degli studi che ricevono.
Il problema è che questa mentalità di oggi rischia di creare i disoccupati di domani. I perdenti di domani, gli insicuri di domani, i disadattati di domani, gli infelici di domani, i rassegnati di domani.
Ed è di questo aspetto che voglio parlarti oggi in questo articolo.
Vita da universitari: come liberarsi dall’etichetta che può rovinare per sempre il tuo futuro.
Da studente di Giurisprudenza, fin dal primo giorno ho vissuto il mio percorso universitario col peso di una scelta che mi hanno fatto credere necessaria. E la scelta era: vuoi fare l’avvocato, il notaio, il magistrato o concorsi pubblici? (all’inizio, “fare i concorsi pubblici” mi sembrava una professione!)
E l’ansia che mi saliva sempre quando man mano superavo esami era sempre quella di immaginare la mia vita diviso tra scartoffie, fogli volanti spillati, fascicoli, libri contabili e bilanci di aziende messe su una scrivania impolverata, etc. etc.
Non c’era niente di tutto questo che mi appassionava un minimo.
Ma non perché non mi piacesse studiare, tutto il contrario. Avevo scelto Giurisprudenza proprio perché a detta di molti era una fra le “facoltà più difficili”.
Qui non c’entravano i voti universitari, la media, etc. La questione era che non volevo ed odiavo che qualcuno avesse scelto per me cosa volevo fare della mia vita.
Qualcuno aveva uscito fuori sta storia degli “sbocchi lavorativi” che ad oggi se ci penso capisco pure perché li hanno chiamati sbocchi, perché ti danno il voltastomaco. (scusami per l’immagine forte, pardon! Fammi passare il concetto)
Ma perché queste etichette mettono a rischio il tuo futuro da studente?
Vita da universitari: cosa ti può provocare portare sulle spalle il peso delle etichette
Il concetto dell’etichetta è:
Se fai economia l’etichetta che ti attaccano è che puoi fare il commercialista, oppure puoi lavorare in banca.
Se fai giurisprudenza l’etichetta che ti attaccano è che puoi fare l’avvocato, o il magistrato oppure il notaio.
Se fai architettura invece puoi aprirti lo studio e fare l’architetto.
Se fai ingegneria puoi fare l’ingegnere in una grossa azienda.
Se fai lettere puoi fare l’insegnante o sarai disoccupato/a(ormai la prima non la dice più nessuno!)
Se fai psicologia sicuramente sei un tipo strano e puoi fare lo psicologo strizza cervelli con il paziente sul lettino e tu con gli occhiali al naso che ti fai i cazzi suoi leggendolo la sua mente e facendogli scoprire ogni giorno problemi che neanche sapeva di avere per spillargli più soldi possibili.
Se fai scienze della comunicazione puoi fare il giornalista.
Sei fai…
Insomma, hai capito cosa intendo.
L’etichetta che ti è stata affibbiata rischia, però, di annullare la tua volontà di decidere che spessore, importanza, valore dare al tuo futuro e farti decidere solo per tipi di lavoro.
L’etichetta, infatti, cosa fa?
- ti fa pensare che il tuo futuro, in fin dei conti, è già tutto prestabilito e che le tue scelte per forza di cose sono limitate al solo momento in cui decidi di prendere una certa strada, per poi seguirla fino alla fine ciecamente (anche se magari nel frattempo ti rendi conto che è sbagliata);
- per quanto ti affidi alla “strada spianata” che nel frattempo ha creato in Te al massimo l’illusione della certezza di cosa stai facendo attualmente nella tua vita, rischi di perdere nel frattempo completamente qualsiasi occhio al futuro e su ciò che davvero vuoi fare o la persona che vuoi diventare;
- non appena una di queste “strade spianate” si conclude e sei chiamata a scegliere, impazzisci perché non ti senti mai “pronto a prenderti la responsabilità di una scelta così importante”, oppure “ti senti ancora piccolo rispetto alla scelta che sei chiamato a fare” e alla fine deleghi una scelta così importante SOLAMENTE a quello che la maggior parte delle persone care che ti circondano (sì, dei tuoi genitori parlo) vorrebbero che tu faccia.
RISULTATO:
Preparati ad un futuro insoddisfatto, infelice e alle volte addirittura infernale, in cui ti senti intrappolato in cose che non vuoi fare e non hai tempo per dedicarti alle tue passioni, mettendoci davvero il cuore.
Ma allora come puoi decidere nel modo migliore cosa va bene per Te?
Vita da universitari: cosa devi fare per scegliere in modo giusto e sbarazzarti del problema “etichetta”
Devi ragionare sempre in termini di competenze, scegliere che tipo di competenze vuoi sviluppare e su cosa ti piacerebbe lavorare.
Ti faccio un esempio, così ti chiarisco tutto al volo.
Se fai Giurisprudenza e ti piace il diritto, tu non sei destinato necessariamente a fare l'”avvocato” (a meno che non ti piaccia quella cosa), ma hai delle competenze giuridiche che puoi utilizzare, ad esempio, per fare il consulente legale per siti Internet, per piccole aziende o Startup (se ti pare una cosa allucinante ed impossibile, guarda cosa hanno fatto a Giurisprudenza Manfredi Domina e Simone Albanese con Startupcourse.it), e sfruttare le tue competenze magari in un settore che ti piace.
Allo stesso modo, io ho voluto studiare Giurisprudenza perché mi piace, ma il mio sogno è creare qualcosa che risolva un problema specifico delle persone e diventare un imprenditore di successo, quindi sto sfruttando le competenze legali e fiscali che pian piano vado affinando per sostenere Appunti Condivisi, la mia azienda online.
Ti ripeto, l’imprenditore, non l’avvocato, anche se ho competenze giuridiche.
Conclusione
Ciò che ti spingo a fare è ragionare fuori dagli schemi.
Non c’è cosa più sbagliata che seguire una strada prestabilita che magari ti piace e hai scelto in piena autonomia, ma essere alla fine costretto a mettersi l’etichetta che altri hanno pensato per me.
Solo quando riuscirai a fare questo, pensando fuori dagli schemi, pensando in modo ampio e sopratutto libero da quello che è lo standard ed il pensiero comune di chi non sa neanche come si sono evolute e si stanno evolvendo le cose, riuscirai finalmente a farti spazio tra la folla e crearti la tua strada.
*Co-fondatore di Appunti Condivisi – Specifici per la Tua Università, Facoltà e Corso di Studi
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