Questa settimana vi consigliamo…
di Massimo Arciresi
Un giorno devi andare (Italia/Francia, 2013) di Giorgio Diritti con Jasmine Trinca, Anne Alvaro, Pia Engleberth, Sonia Gessner
Partire e lasciarsi alle spalle i dolori e le comodità, alla scoperta del Brasile. Lo fa Augusta, trentenne segnata da una terribile esperienza che, da principio, segue la suora missionaria Franca, amica della madre (rimasta in Italia ad accudire la burbera nonna e in trepidante attesa di notizie); poi si distacca, vive la favela di Manaus e prova a risolvere qualche problema della comunità che la accoglie. Ma non è ancora abbastanza. Dopo le asperità de Il vento fa il suo giro e la ricostruzione storica de L’uomo che verrà, Diritti – riuscendo a dare il giusto risalto agli ambienti, che non fanno unicamente da sfondo alla vicenda, e contenendo le impennate drammatiche – prosegue la sua esplorazione fra i significati (e le eventuali degenerazioni) dell’ospitalità. Incontro particolarmente felice con Trinca.
Oppure…
Come pietra paziente (Syngué Sabour, Afghanistan/Francia/Germania/GB, 2012) di Atiq Rahimi con Golshifteh Farahani, Hamidreza Jadvan, Massi Mrowat, Hassina Burgan
Una donna si prende cura del marito, soldato afghano in coma dopo una banale lite con un commilitone (ottusità della guerra, che continua a imperversare fuori). La sua amorevolezza è offuscata da un senso di impotenza, da un sottile rancore, da ricordi non sempre grati. E l’arrivo di un altro combattente, più giovane, spinge oltre le sue confessioni all’infermo, ormai diventato come uno di quei sassi destinati, fino allo sgretolamento, a custodire i segreti. Il regista Rahimi racconta con sensibilità femminile e si avvale della bravura della stupenda Farahani. È anche un film contro certi tabù mediorientali.
La frase della settimana
«Nulla cambia un uomo quanto una guerra.» Salman Rushdie, voce narrante de I figli della mezzanotte (Midnight’s Children, Canada/GB, 2013) di Deepa Mehta.