I consigli di Massimo Arciresi
Mistress America (id., USA/Brasile, 2015) di Noah Baumbach con Greta Gerwig, Lola Kirke, Matthew Shear, Heather Lind
A differenza del sodale Wes Anderson, Baumbach non gode ancora da noi di giusta fama. Riaffidandosi all’estro interpretativo della compagna e co-sceneggiatrice Gerwig, con cui generò il sapido Frances Ha, nel consapevole rischio (soprattutto per l’attrice, già in simili panni in Damsels in Distress) di ripetere degli schemi, il regista illustra ancora una trentenne incompleta, Brooke, piena di progetti e abbastanza priva di amor proprio, contattata dalla più giovane Tracy (l’interessante Kirke, in effetti la vera protagonista), matricola insicura a New York. Il padre dell’una sta per sposare la madre dell’altra, e in nome dell’imminente parentela le due condividono una serata e una “caccia al finanziamento”, tra spalleggiamenti e rielaborazioni letterarie non autorizzate. Sottile e molto parlato, da gustare.
Oppure…
The Idol (Ya Tayr El Tayer, Palestina, 2015) di Hany Abu-Assad con Tawfeek Barhom, Eyad Hourani, Abdel Kareem Barakeh, Nadine Labaki
Storia vera di un ragazzo palestinese portato per il canto, che accantona i sogni di gloria infantili dopo un dolore personale e li rispolvera inaspettatamente anni dopo, tentando di partecipare al talent show egiziano Arab Idol. Le circostanze e dei saltuari colpi di fortuna lo favoriscono, ma qui Hany Abu-Assad (che già diresse l’importante Paradise Now) non intende solo narrare una parabola ascendente. In sordina si palesano gentilezze e piccoli ma fondamentali episodi di apertura mentale che, s’intuisce, aiuterebbero a risolvere ogni conflitto, se solo si propagassero attraverso il genere umano.
Voglia di cinema! La frase della settimana
«Hanno infilato Billy nella mia testa!» Il furfante incallito – eppur cerebralmente compatibile – Kevin Costner prova a spiegare all’a(r)mata Gal Gadot, vedova della defunta spia Ryan Reynolds, che la memoria di suo marito gli è stata impiantata “grazie” a un avventato esperimento, nel disperato tentativo di recuperare delle vitali informazioni nell’incalzante Criminal (id., GB/USA, 2016) di Ariel Vromen.