Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

William Davies: il tramonto della ragionevolezza

Acuta analisi del sociologo inglese William Davies, che nel suo ultimo libro “Stati Nervosi” (Einaudi) teorizza la dittatura delle sensazioni sulla razionalità

di Pippo La Barba

William Davies. L’epoca attuale si caratterizza – secondo Davies – per l’ipertrofica influenza delle sensazioni-emozioni sui processi decisionali. Venute meno le tradizionali antinomie (mente e corpo, guerra e pace, coscienza e colpa) che orientavano in un senso o nell’altro l’agire umano, il relativismo etico ha reso incerto il confine tra bene e male.

Lo sconvolgimento dello status quo

“Lo status quo – afferma – è stato sconvolto da sentimenti di nostalgia, risentimento, rabbia e paura. Ne sono un sintomo evidente i movimenti populisti, l’ondata di nazionalismi che sta attraversando l’Europa. Tuttavia questi sono i sintomi. I singoli leader e le campagne vanno e vengono, ma le condizioni che li hanno determinato durano nel tempo”.

Episodi come quello di Oxford Circus del 2017 come esempio

Partendo dall’analisi di episodi come quello di Oxford Circus del 2017, quando un falso allarme terroristico diffuso in rete attraverso centinaia di tweet provocò l’immotivata evacuazione dell’intera area, William Davies rimarca i danni indotti dall’uso incontrollato di internet, in cui le fake news proliferano senza controllo creando, coscientemente o non, pericolose fughe dalla realtà.

I comportamenti di oggi

Oggi i comportamenti individuali e collettivi sono in buona parte condizionati dalle emozioni. Tutto questo è causato dall’impatto devastante del mercato. Il mercato, a differenza dei soggetti sociali sempre più fragili, usa la propria razionalità per sterilizzare l’individuo rendendolo esecutore passivo di scelte predeterminate. Tali “scelte” non sono fondate su una conoscenza e una razionalità oggettive. Sono guidate da emozioni e impulso esterni, per cui è il mercato a decidere quali sono le decisioni “buone” o “cattive”, “giuste” o ingiuste”.

Da cosa sono condizionati i comportamenti sociali di oggi

In una società in cui l’unica antinomia rimasta è quella tra investitore e consumatore, è chiaro che le pubbliche relazioni (la pubblicità) e i calcoli matematici (algoritmi) diventano determinanti nel condizionare i comportamenti sociali. Nel vasto campo delle comunicazioni sociali la politica, intesa come esercizio democratico finalizzato al bene comune, è stata ingenuamente colpevole. Lo è stata perché i politici hanno ritenuto che la democrazia potesse sopravvivere inseguendo le esigenze collettive. Anziché tentare di influenzare l’opinione pubblica in modo che le persone fossero realmente soddisfatte della situazione presente.

Il ruolo del marketing

Di contro il marketing l’ha fatto da padrone moltiplicando la propria influenza sociale. A partire dagli anni settanta, le banche hanno iniziato a sviluppare modelli matematici. Modelli che servissero a sperimentare come rischi astratti (per esempio eventi climatici) potessero convertirsi in prodotti da vendere sul mercato. La conseguenza è stata che oggi la ricerca scientifica non è al servizio della collettività, ma del mercato. Paradossalmente, c’è più denaro da guadagnare in ciò che non si può conoscere, che in quello che si può conoscere.

Il ruolo distorsivo dei social

William Davies denuncia con forza le distorsioni prodotte dai social. Organismi come Facebook, nati per promuovere l’individuo e i suoi diritti attraverso il superamento dei media tradizionali, di fatto sono solo funzionali alla pubblicità. In un contesto simile – conclude William Davies – diventa difficile credere ancora in una visione illuminista fondata sui diritti individuali e collettivi. Perché i poteri prodotti dall’innovazione tecnologica sono in mano a elite che cercano (e in buona parte ci riescono) di acccumulare profitti. E lo fanno, facendo leva sul progresso scientifico.

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