Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Perché la festa della donna?

La festa della donna è stata istituita per ricordare le conquiste politiche, sociali ed economiche delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze subite nel corso dei secoli...

di Patrizia Romano

La festa della donna è stata istituita per ricordare da un lato le conquiste politiche, sociali ed economiche delle donne, dall’altro le discriminazioni e le violenze subite nel corso dei secoli. Ma di quali rivendicazioni stiamo parlando?

 

di  Patrizia Romano

Stoccarda, estate 1907. VII Congresso della II Internazionale socialista. Tre i punti cruciali affrontati nel corso del Congresso: atteggiamento in caso di una guerra europea, colonialismo, questione femminile e loro rivendicazione al voto.
Da sempre, il problema femminile è annoverato tra i problemi sociali oggetto di dibattimento politico, culturale, ideologico. La donna, quindi, ‘un fenomeno’.  L’8 marzo, poi, diventa un momento celebrativo o, forse, sarebbe più opportuno, commemorativo, vista la sfilza di vittime che si ricordano ogni anno in questa occasione.

Ma perché l’8 marzo la giornata della donna?

Dopo la Seconda Guerra Mondiale si è fatto risalire questa data a una tragedia accaduta nel 1908, in cui persero la vita alcuna operaie dell’industria tessile Cotton di New York, a causa di un incendio. In realtà questo fatto sembra non essere mai accaduto e, come si tende a pensare negli ultimi anni, è stato confuso con l’incendio di un’altra fabbrica tessile della città, avvenuto nel 1911, dove morirono 146 persone fra cui molte donne.
In realtà, questa data è stata istituita per ricordare da un lato le conquiste politiche, sociali ed economiche delle donne, dall’altro le discriminazioni e le violenze da loro subito nel corso dei secoli. Discriminazioni e violenze, comunque, sempre in auge.

Si è parlato tanto di  rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto o di riscatto femminile. Ma noi ci chiediamo di quali rivendicazioni stiamo parlando? Parliamo ancora di evoluzione della donna nel corso degli anni, ma perché la donna è nata forse un’involuta, che ha avuto bisogno di spargere il proprio sangue per evolversi e riscattarsi. E per riscattarsi di che? Di un diritto inalienabile che la natura le ha dato?
La discriminazione, la violenza, i maltrattamenti, i diritti negati non sono affatto problemi legati all’evoluzione storico-sociale di genere e del genere, ma soltanto alla dannata prepotenza e preponderanza della natura maschile, alla bastardaggine che ha sempre caratterizzato la sua essenza maschile, ai suoi complessi di superiorità, alle leggi garantiste che proteggono il carnefice e sacrificano ulteriormente la donna.
Un universo, quello governato dagli uomini, pieno  di contraddizioni, debolezze, inquietudini, supportati da un po’ di forza fisica in più che continua a fare sentire questi ultimi al centro del mondo, considerando le donne tanti microscopici satelliti che gli ruotano attorno per forza di inerzia.

Basta con le commemorazioni, basta con leggi fittizie e garantiste. L’unico modo per arginare la situazione è la legge del taglione. Ma questo, purtroppo, andrebbe contro la natura della donna: buona, dolce, remissiva, incline al perdono e, soprattutto, maledettamente rassegnata.

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