Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Il Coronavirus e gli anziani

Coronavirus. La popolazione anziana (over 70) rappresenta uno dei target più colpiti. Secondo l’ISS, l’età media dei pazienti deceduti è 81 anni, Il Coronavirus e gli anziani

di Patrizia Romano

Nel marasma del Coronavirus, gli anziani, sin dall’inizio, sono risultati i soggetti più vulnerabili all’attacco del nefasto virus. La popolazione anziana (over 70) rappresenta uno dei target più colpiti mortalmente, cioè la fascia di età in cui il virus non dà scampo.
Secondo l’ISS, l’età media dei pazienti deceduti è 81 anni. Ci sono 20 anni di differenza tra l’età media dei deceduti e quella dei pazienti positivi al virus. La maggior parte dei decessi, 42.2 per cento, si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89 anni; il 32.4 per cento dei decessi erano tra 70 e 79; l’8.4 per cento erano tra 60 e 69; il 2.8 per cento tra 50 e 59 e il 14.1 per cento sopra i 90 anni.
Le donne decedute dopo aver contratto il virus hanno un’età più alta degli uomini. L’età media per le donne è 83.4, l’età media per gli uomini è 79.9.

Nell’anziano, la malattia è resa ancor più disperata per l’indebolirsi delle forze che potrebbero permettergli autonomia e reattività, ma anche per il rarefarsi dei punti di appoggio, già in via di estinzione.
La maggior parte di queste persone è già affetta da malattie croniche all’apparato respiratorio o cardiaco. E, comunque, con un sistema immunitario fortemente deficitario. Infatti, gli anziani hanno un sistema immunitario tendenzialmente più debilitatoa causa della senescenza, e spesso sono colpite da patologie croniche.
Per salvaguardare l’incolumità delle persone anziane si è cercato di mantenere una certa accortezza nei loro confronti. Questa cautela, dettata dalla condizione di vulnerabilità, li ha costretti a una maggiore reclusione e un isolamento più forte rispetto al resto della popolazione.

All’inizio della diffusione


Inizialmente, si è evitato il più possibile di andare a trovarli. Si è limitato il numero di persone e la durata delle visite. Si sono intensificate le misure di protezione personale.
Anche i soggetti positivi e asintomatici sono contagiosi. Quindi, una possibile fonte di rischio in più per gli anziani.
Adesso, le disposizioni sono più drastiche, Infatti, è fatto il divieto più assoluto di visite nei centri di accoglienza di anziani.
I pazienti anziani che presentano importanti patologie respiratorie, come ad esempio asma bronchiale cronica, sono più a rischio di complicanze, perché le infezioni respiratorie peggiorano la risposta immunitaria ed esacerbano eventuali episodi.
Su queste persone si fa la massima attenzione.

Reclusi per proteggerli


Purtroppo, nei luoghi dove l’anziano dovrebbe percepire una certa protezione, strutture residenziali, case di riposo o la stessa famiglia, insomma, i luoghi in cui, comunque, la sua fragilità è maggiormente protetta e dove dovrebbe evitare percorsi di solitudine, sono invece diffuse condizioni che li espongono alla solitudine. L’anziano è molto solo di fronte alle difficoltà provocate dalla malattia, dall’invalidità e dai relativi trattamenti.
Queste persone si trovano ad affrontare la sofferenza provocata dalla malattia, senza il conforto di un ambiente caloroso, senza la vicinanza di operatori socio-assistenziali. Vengono esposti ai vari trattamenti in solitudine. E, molto spesso, vanno via da soli. Infatti, la maggior parte dei decessi è avvenuta in solitudine. Molti anziani hanno finito i propri giorni, senza alcun conforto al capezzale e, in alcuni casi, senza esequie funebri.

Vecchio e solo


L’anziano rappresenta già lo stereotipo di un’esistenza priva di prospettive e fatta di solitudine.
Il 38 per cento della popolazione vive da solo. Quattro over settantacinquenni su dieci non hanno nessuno che gli stia vicino e su cui poter contare. Così, alla malattia fisica si aggiunge quella somatica. La somatizzazione è provocata, prevalentemente, dai fattori sociali che caratterizzano la società odierna.  
In situazioni di attacco, l’anziano è, quindi, il maggiore bersaglio e in situazioni di emergenza, è il soggetto che ne paga le maggiori conseguenze.

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