Alcuni la considerano una pesante irriverenza ai grandi capolavori dell’arte.
Altri una blasfemia esasperata.
Altri, ancora, uno dei tanti ricorsi all’ironia per esorcizzare la paura.
La maggior parte, infine, la accoglie con una fragorosa risata da condividere, attraverso i social, con parenti e amici dotati di senso dell’humor.
Le opere d’arte muse ispiratrici dell’ironia
Stiamo parlando di quelle opere pittoriche che, ai tempi della psicosi da Coronavirus, diventano la musa ispiratrice dell’ironia. Sono numerosi gli ‘artisti’, o pseudo tali, che, in questo difficile momento, si cimentano a ‘ridisegnare’, rielaborare, reinterpretare alcune tra le opere d’autore più famose, attribuendogli un titolo ispirato, appunto, alla psicosi da Coronavirus.
I capolavori in chiave ironica impazzano sul web
Ne è venuta fuori una carrellata di capolavori con un nuovo titolo in chiave ironica, che impazza ‘letteralmente’ sul web.
Siamo certi che l’intento non è quello di bistrattare le stesse opere che ci hanno emozionato, sorpreso, allietato, commosso. Qualunque sia l’intento, può questa tendenza creare un nuovo genere d’arte?
Andrea Villa e la Vucciria
Ne parliamo con Andrea Villa, un giovane artista torinese che, da tempo, si cimenta nella realizzazione di opere d’arte fuori dagli schemi. Con il suo estro bizzarro, ha rivisitato il quadro di Renato Guttuso ‘Vucciria’ in chiave Coronavirus, dove, l’elemento emergente è la psicosi collettiva che pervade l’intera popolazione.
Sul web rimbalza il video ironico che riproduce alcuni tra i quadri più famosi del mondo, reinterpretati alla luce del Coronavirus. Tra questi, il suo.
L’obiettivo è quello di alleviare questi momenti così difficili?
– Il mio, più che un modo per alleviare i momenti difficili, è una riflessione su come i media hanno affetto ed influito sul popolo italiano
Una carrellata di opere, reinterpretate, in chiave ironica, nel contesto del ‘Coronavirus’. Il video impazza sul web.
Perché questo successo?
– Penso perché vi sia una ricerca da parte del popolo di trovare nell’arte risposte o interpretazioni del contingente, e non trovarsi invece davanti ad un muro di incomunicabilità da parte di altri artisti che non hanno scelto di dialogare con il popolo.
Cosa ne pensano i veri estimatori d’arte?
– Non lo so, me ne preoccupo poco. Penso di più a trovare contatti per espandere la mia ricerca e creare nuovi lavori artistici
Non è un atteggiamento un po’ blasfemo nei confronti dell’arte e degli artisti?
– Sarebbe blasfemo non analizzare la realtà, non tentare di analizzarla.
C’è una certa genialità in molte di queste trovate. Pensa possa nascere una nuova forma di arte?
– Ci sto lavorando 😉
Un nuovo genere?
Come possiamo definire questa tendenza artistica, peraltro sempre esistita, di prendere a modello importanti opere d’arte per tramettere messaggi (vedi l’utilizzo in pubblicità) in chiave ironica?
– I situazionisti francesi lo chiamavano “détournement”, e penso che con il web sia rinato in maniera ancora più vigorosa.
Può essere l’occasione per mettere l’arte alla portata di tutti? La chiave ironica spinge, in ogni caso a guardare e, in ogni caso, a conoscere.
– Non posso fare anticipazioni, ma io ed un gruppo di miei amici artisti stiamo cercando risposte a riguardo 😉
La psicosi da Coronavirus nella ‘Vucciria’ di Guttuso
La sua opera ‘musa’ è stata ‘Vucciria’ di Guttuso. Cos’è che l’ha ispirata?
– La Vucciria è una rappresentazione del “popolo”, e Guttuso ne è stato il più fine interprete nella storia moderna dell’arte italiana. Seppur io non sia comunista, ne apprezzo la dialettica estetica e la ricerca personale.
Sembra che lei voglia evidenziare più che il ‘fenomeno’ Coronavirus, la psicosi del Coronavirus.
Cosa simboleggiano le mascherine?
– Sono la psicosi che ha silenziato il mondo mediatico e sociale preesistente al virus.
Quando le mascherine saranno levate, levato sarà il vecchio mondo.
Com’è la gente che si aggira tra le bancherelle della ‘Vucciria di Andrea Villa’?
– Sconsolati, ma principalmente intorpiditi dai tempi correnti.
Cosa penserebbe Guttuso della nuova versione e di questa libera interpretazione del suo capolavoro?
– Mi butto giù dal balcone e glie lo vado a chiedere *ride*
Il Banksy torinese
Lei è considerato il ‘Banksy torinese’. E’ un’etichetta che le si addice o le sembra eccessiva e inopportuna?
– Non mi piace, mi è stata affibbiata dai giornalisti. Io e Banksy facciamo percorsi diversi. Purtroppo tutti i giornalisti cercano titoli ad effetto, e io non sono da meno.
Quello che è certo, comunque, è che Lei, ormai, rappresenta un fenomeno mediatico. Cosa c’è dietro questo successo?
– Non ne ho idea, forse perché ho cercato di creare dei lavori che riuscissero ad avere empatia con la gente comune
Chi è, in realtà, Andrea Villa?
– Non lo so ancora, so solo quello che non sono (cit.)
Chi sono gli artisti che si cimentano in questa espressione artistica?
– Sono vari. Di miei conoscenti ci sono Rebor, Giulio Alvigini, Nicolò Tomaini, The Drama, Jacopo Belbo e Artoorin
La Street art 2.0
Come definirebbe, artisticamente, il suo stile?
– Street art 2.0, termine che mi affibbiò una giornalista. Non conta più apparire per strada ma sull’etere del web
Satira politica
Possiamo dire che nelle sue opere c’è della satira politica?
– Assolutamente sì. Ne è una buona parte della mia ricerca
Qual è il suo messaggio politico?
– Non creo messaggi. Analizzo solo il mondo in cui vivo. Non amo schierarmi
Molto spesso è stato contestato, attaccato e, addirittura, minacciato per il suo ‘utilizzo’ della politica nell’arte. Quali sono le frange politiche che più lo avversano e perché?
– Sicuramente l’estrema destra italiana, la Lega, ma anche buona parte della sinistra. Forse perché quando l’arte va a toccare certi nervi della società, è normale avere dei detrattori. Ma alla fine non è questo quello che dovrebbe fare l’arte?