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Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Rifiuti in Sicilia: la munnizza più cara d’Italia

Secondo un’analisi condotta dalla Cgil e dalla Federconsumatori, sui rifiuti in Sicilia, nell’Isola emergono tariffe alte, tra le più alte d’Italia, e servizi insoddisfacenti. Tutto questo ha un effetto pesantissimo sulle tasche dei siciliani e sull'economia regionale. I comuni dovrebbero adeguarsi alle nuove regole Arera e la Regione dovrebbe ridurre gli Ato, puntando sugli obiettivi del riuso e del riciclo

di Redazione

La gestione dei rifiuti per i siciliani ha un costo più caro. Sull’intera Isola, infatti, le tariffe sono decisamente più alte, rispetto al resto del Paese. E, come se non bastasse, a queste tariffe non corrisponde un servizio efficiente. Un servizio che, quanto meno, corrisponda alle aspettative e risponda alle esigenze.
La Cgil e la Federconsumatori regionali tracciano un’analisi sulla situazione in Sicilia. Quello che emerge dall’analisi è una situazione veramente sconfortante.

Forti discrepanze tra la Sicilia e il resto della Penisola


Intanto, emerge una forte discrepanza tra la Sicilia e il resto d’Italia.
La prima discrepanza emerge dalle tariffe.
In media, ogni siciliano paga 386 euro l’anno per un’abitazione di 100 mq, contro i 312 della media nazionale.

Le tariffe in ogni provincia

La tariffa più alta si paga a Catania, dove si pagano 504 euro annui. A questa segue Agrigento, con 428 euro. Mentre a Messina la tariffa ammonta a 422 euro. Tariffe più ridotte nel capoluogo siciliano, dove per i rifiuti, i cittadini sborsano 309 Euro. Anche Enna rimane la provincia con le tariffe più basse, 254, tra l’altro, con una riduzione delle tariffe del 9 per cento nell’ultimo anno.

Discrepanze tra tariffe esose e qualità dei servizi

L’altra discrepanza emerge tra le tariffe esose e i servizi. A fronte delle tariffe più alte, infatti, si registrano strade decisamente più sporche con cumuli di spazzatura accumulati in ogni angolo.
Non solo. In una regione che si distingue per le tariffe più alte e per la scarsa qualità dei servizi, non decolla la raccolta differenziata, che si attesta ancora al 42,3 per cento contro il 63 per cento emerso nel resto del Paese. Sempre secondo l’analisi di Federconsumatori e Cgil, in Sicilia va in discarica il 59 per cento dei rifiuti urbani prodotti, contro la media nazionale del 20 per cento. Non parliamo, poi, degli impianti per il riuso e per il riciclo che l’Ue indica come i principali obiettivi del futuro prossimo.

Adeguarsi alle nuove regole definite dall’Arera

“I comuni – dichiara Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia – dovranno adeguarsi alle nuove regole definite dall’Arera (l’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente). La Regione – continua Mannino – dovrebbe modificare la legge di riferimento, riducendo dagli attuali 18 a 9”.

Dall’analisi dei due Enti, le amministrazioni locali avrebbero dovuto definire il proprio regolamento entro marzo in modo da scattare gli standard qualitativi a partire da gennaio 2023.
Chiediamo ai Comuni e ai gestori – dice Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori Sicilia – di discutere e contrattare gli standard minimi di qualità del servizio da definire nelle carte dei servizi. Documenti, questi ultimi, che andranno aggiornate alla luce dei nuovi standard qualitativi imposti dall’Arera”.

Controllo democratico

Applicando questo nuovo sistema, in materia rifiuti in Sicilia, si otterrebbe un controllo democratico sulla qualità dei servizi. Gli obblighi relativi a operazioni di spazzamento e lavaggio strade, di raccolta, trattamento recupero, smaltimento e tariffe sarebbero verificabili.
Cgil e Federconsumatori chiedono di guardare, oltre la riduzione dei rifiuti, concentrando lo sguardo sugli obiettivi indicati dall’Europa per il riuso e il riciclo, utilizzando al meglio le risorse europee e del Pnrr.    
Inoltre, per evitare infiltrazioni mafiose, sarebbe importante l’utilizzo delle certificazioni antimafia, nonché una serie di norme che tutelino i lavoratori del settore.
L’intero sistema di gestione del ciclo dei rifiuti, ancora oggi, in Sicilia si regge sulle discariche. Un sistema obsoleto. L’esigenza, invece, è quella di avere impianti a servizio della raccolta differenziata per recuperare materia e avviarla al riciclo, come ci chiede l’Europa e il nuovo modello di economia circolare.

Riuso e riciclo

Con il riuso e il riciclo – per cui l’Europa indica gli obiettivi del 55 per cento dei rifiuti urbani entro il 2025, il 65 per cento entro il 2035 e il 65 per cento entro il 2025 per gli imballaggi. Mentre i rifiuti biodegradabili entro il 2023 dovranno essere oggetto di compostaggio – in discarica nel 2035 finirà un massimo del 10 per cento dei rifiuti.
Sempre meno, negli anni, con un sistema virtuoso, tanto che gli stessi termoutilizzatori previsti dalla Regione al di là di ogni altra considerazione potrebbero diventare antieconomici.

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